Ecco perché, dicevo, avanzano nuovi paradigmi. Malgrado il supporto delle politiche monetarie (vedi i bassi tassi reali, perfino negativi), la crescita rimane insufficiente a fugare il malcontento e le frustrazioni. Avanza allora l’ipotesi che governi e Banche centrali debbano collaborare più strettamente per stimolare un’economia che alcuni credono affetta da ‘stagnazione secolare’. E questa ‘collaborazione’ fra politica monetaria e politica di bilancio può voler dire anche finanziamento monetario dei deficit pubblici, o ‘soldi dall’elicottero’. Un’esigenza resa ancora più pressante dall’emergenza sanitaria che ha spinto l’economia globale in recessione.
La stessa cosa sta succedendo oggi. I pacchetti di aiuti che si stanno approntando in giro per il mondo sono massicci e open-ended. La gente, come ai tempi della Grande recessione, tira in barca i remi della spesa. E oggi la crisi non è solo di domanda, è anche di offerta, e la paura è peggiore, perché, oltre ai soldi, mette in gioco la vita. Questa crisi suona la fine delle politiche di un’austerità fine a se stessa. C’è solo da rimpiangere che ci sia voluto un sommovimento epocale, col suo corollario di morti e tragedie, per convincere i benpensanti che il bilancio pubblico è al servizio dell’economia e non viceversa.
Finito lo sfogo. Ma come giudicare le imponenti misure messe in opera, da una sponda all’altra dell’Atlantico e da una sponda all’altra del Pacifico, per contrastare l’impatto del virus sulle economie? Il giudizio non può essere che positivo, ma con una riserva. Le cifre sono imponenti, e anche coloro che rabbrividiscono al pensiero di quanto aumenterà il debito pubblico di seguito ai trilioni di dollari o di euro messi in campo, non si sono opposti. Hanno capito che, quando la casa brucia, bisogna dare via libera ai pompieri. Ma è proprio sulla questione del debito pubblico che bisognerà che le politiche si diano nuovi orizzonti.
Il finanziamento monetario del deficit pubblico, o – quel che nella sostanza è lo stesso – l’emissione di titoli irredimibili a tasso zero sottoscritta dalla Banca centrale – non fa aumentare il peso ‘reale’ del debito pubblico. Certo, questo tipo di finanziamento è vietato dallo statuto della Bce. Un divieto che fu pensato per finanze pubbliche aberranti, non per economie aberranti. Un divieto che non ha più ragione di essere, e che è stato fustigato da un economista (ed ex banchiere centrale della Bank of England) del calibro di Willem Buiter: “La proibizione a tappeto dei prestiti diretti ai governi è una completa idiozia. Questo è quello che devono fare le Banche centrali. Non si deve rinunciare a questo strumento solo perché può essere mal gestito. Si può annegare nell’acqua, ma questo non vuol dire che non potete averne un bicchiere quando avete sete”.