Rispetto a un anno fa il prezzo del carbone è arrivato a costare il 365% in più – anche perché i rincari del gas, ancor più ampi, lo hanno reso un’alternativa conveniente
Nel mondo, il carbone produce il 38% dell’energia ed è fondamentale in due Paesi di grande peso economico come Cina e India
Per Moody’s la crisi energetica in Cina potrebbe avere effetti a catena anche sul resto del mondo, a causa di possibili interruzioni nella catena di forniture
Il trend di rincaro del carbone, tuttavia, è in atto da mesi e non è dovuto solo a problemi sul lato dell’offerta: il gas e il petrolio sempre più onerosi, hanno facilitato una parziale rotazione al carbone – il combustibile fossile dal più elevato impatto ambientale. Il future GC Newcastle, scambiato sul New York Mercantile Exchange, è arrivato a un incremento annuo del 365% lo scorso 5 ottobre e continua a viaggiare su aumento del 265% (11 ottobre).
“Il movimento esponenziale dei prezzi del carbone che si è svolto nelle ultime settimane è legato a un rally storico del gas a livello globale, dato che le scorte di gas europee hanno faticato a riempirsi in vista dell’inverno”, hanno affermato gli analisti di Bank of America, “mentre i prezzi del carbone sono quadruplicati dai minimi dello scorso autunno, i prezzi del gas europei e asiatici sono balzati di oltre 20 volte. La costosa generazione di gas sta ora ruotando verso un mercato del carbone termico già ristretto”. In una prima fase la produzione europea di carbone era stata ostacolata dai prezzi record delle emissioni di carbonio, “ma l’impennata dei prezzi del gas ha ora sbloccato la leva del passaggio dal gas al carbone” anche nel Vecchio Continente, ha scritto BofA.
Il carbone in Europa e nel mondo
In Europa il carbone è particolarmente importante nella produzione energetica per due Paesi: Polonia, che da esso genera oltre il 70% della sua energia elettrica, e Germania (30%). In Italia questa materia prima fornisce meno del 10% dell’energia (i dati provengono dall’Agenzia internazionale dell’energia, e sono relativi al 2019). In un’economia fortemente interconnessa, tuttavia, il rincaro del carbone può contribuire comunque al surriscaldamento dell’inflazione anche nei Paesi che ne fanno un limitato utilizzo. Nel 2018 il carbone ha prodotto il 38,5% dell’energia su scala globale; in Cina ed India questa materia prima ha generato circa il 60% dell’energia elettrica nel 2019.
Energia, le previsioni per i prossimi mesi
In Cina, “le aziende assorbiranno parte dei costi, tagliando i margini di profitto, ma il rimanente verrà compensato dall’aumento dei prezzi al consumo e, dunque, dell’inflazione”, ha commentato a We Wealth, Ben Laidler global markets strategist di eToro, “l’attuale differenza tra l’aumento dei prezzi alla produzione cinesi e quanto potrebbe essere riflesso sui prezzi al consumo è a un record del 9%. La Cina potrebbe diventare la principale esportatrice di inflazione nel mondo, a mano a mano che i produttori procedono con la compensazione”.
Secondo Michael Taylor, chief credit officer per l’area Asia-pacifico presso Moody’s, la prolungata carenza di energia in Cina potrebbe ridurre la produzione delle fabbriche e “interrompere le catene di approvvigionamento in tutta l’area asiatico-pacifica, dati i collegamenti prevalenti, che aumenteranno anche i prezzi lungo la catena”.
Molto dipenderà dalla durata di questo rincaro straordinario sperimentato dal carbone. Per il momento Moody’s si aspetta un impatto temporaneo, così come BofA: “Continuiamo a prevedere che l’offerta, che è stata facilmente in grado di soddisfare i livelli di domanda del 2019, recupererà nella seconda metà del 2022”, hanno scritto gli analisti della banca americana, “detto questo, nel breve termine il rischio di rialzo rimane, a causa della stretta delle forniture energetiche globali”.
Dal punto di vista operativo Laidler suggerisce di posizionarsi “sui minatori di carbone nazionali, come China Coal e Yanzhou Coal che sono stati incentivati ad aumentare la produzione e stanno beneficiando sia dei volumi extra che dei prezzi più alti”. Inoltre, “la Cina è inoltre stata costretta a importare carbone dall’Australia, uno dei più grandi esportatori al mondo di questa commodity, a beneficio di società come Rio Tinto e BHP. Non sono infine esclusi dal tavolo dei vincitori”, ha concluso Laidler, anche altri grandi produttori a livello globale, come Glencore e Arch Coal”.