Il 45% delle imprese definisce l’adattamento ai cambiamenti introdotti dall’accordo di commercio e cooperazione tra Unione europea e Regno Unito sull’acquisto e la vendita dei beni “molto” o “relativamente complicato”
Tra le principali problematiche lamentate si segnalano quelle relative alle procedure e ai controlli doganali, le nuove regole sull’origine delle merci, e il reclutamento del personale a causa del rientro dei lavoratori europei
Stando a un nuovo sondaggio del Financial Times su circa 100 economisti, la maggioranza ritiene che il tenore di vita dei britannici peggiorerà nel 2022, specie per le famiglie più povere (colpite dall’aumento dell’inflazione e da tasse più elevate)
Haviland: “Necessario un dialogo onesto”
“Sebbene i dati suggeriscano che il commercio stia diventando più difficile anziché più agevole, crediamo che ci siano delle soluzioni che possano migliorare le condizioni per le nostre attività di importazione ed esportazione”, osserva Shevaun Haviland, direttore generale delle British chambers of commerce. “I problemi con l’accordo di commercio e cooperazione tra Ue e Uk (Tca, dall’inglese Trade and cooperation agreement, ndr) non sono solo iniziali ma difetti strutturali che, sebbene risolvibili, se non curati scateneranno danni a lungo termine per la nostra economica”. Secondo Haviland, le aziende desiderano che i leader politici si allontanino dai dibattiti del passato e trovino nuovi modi per consentire loro di commerciare più liberamente. “Speriamo che queste evidenze forniscano un’opportunità di dialogo onesto su come possiamo migliorare le nostre relazioni commerciali con l’Ue”.
Ripresa post-covid a rischio anche nel 2022
Ma la Brexit non è l’unica variabile che potrebbe incidere negativamente sulla ripresa del Regno Unito nell’era post-covid. Stando a un nuovo sondaggio del Financial Times su circa 100 economisti, la maggioranza ritiene che il tenore di vita dei britannici peggiorerà nel 2022, specie per le famiglie più povere (colpite dall’aumento dell’inflazione e da tasse più elevate). Molte delle sfide che il Paese ha dovuto affrontare lo scorso anno erano di natura globale (dall’aumento dei prezzi dell’energia alla carenza di manodopera, dalle continue ondate del virus ai crescenti rischi legati al climate change) ma per gli intervistati il Regno Unito ha incontrato maggiori difficoltà perché la Brexit ne ha danneggiato il commercio e aggravato i colli di bottiglia e l’incertezza politica ha scoraggiato gli investimenti.
Via a nuove regole doganali dal 1° gennaio
Tale combinazione (Brexit e incertezza politica) “continuerà a ostacolare quella che altrimenti sarebbe stata una forte ripresa”, secondo Jagjit Chadha, direttore del National institute of economic and social research. “Le riprese sono guidate dall’ottimismo per il futuro”, ha dichiarato al quotidiano economico-finanziario Paul de Grauwe, docente della London school of economics, sottolineando come la Brexit “imporrà un pessimismo cronico sul futuro dell’economia britannica”. Certo, diversi intervistati hanno auspicato che il tasso di crescita del prodotto interno lordo del Regno Unito dovrebbe superare o quantomeno eguagliare quello della zona euro entro la fine dell’anno. Ma Paul Dales, capo economista della società di consulenza Capital Economics, ha definito una crescita robusta come “un miraggio statistico generato dalla pandemia”. Lui e molti altri hanno infatti evidenziato come l’economia del Regno Unito si stesse riprendendo più velocemente semplicemente perché era sprofondata in un buco ancor più profondo. Ma con l’entrata in vigore a pieno delle nuove regole doganali a partire dal 1° gennaio 2022, avvertono, la Brexit potrebbe aggravare gli attriti commerciali legati alla pandemia, con blocchi alle catene di approvvigionamento e carenze di manodopera più persistenti che in altri paesi. Oltre a pressioni inflazionistiche più pronunciate.