Perché i tassi alti favoriscono le large cap

L'aumento dei tassi non ha spinto solo le banche e le società finanziarie che, oggi, erogano credito a condizioni più onerose e remunerative: anche le grandi società non finanziarie in possesso di grandi riserve in cash, grazie all'aumento dei rendimenti a breve termine, hanno avuto un vantaggio competitivo rispetto a quelle più piccole e bisognose di finanziarsi con nuove (e oggi più onerose) emissioni obbligazionarie.
Alcune delle maggiori società per liquidità accantonata, in Usa e Europa, sono proprio società attive in settori diversi da quello finanziario: Alphabet, Microsoft o la Berkshire Hathaway di Warren Buffett. Sulle sorti di mercato di queste società, generalmente positive, avrebbe inciso positivamente il rialzo tassi, con pochi effetti sui costi pagati per finanziarsi sui mercati. Microsoft, ad esempio, nel secondo trimestre del 2022 aveva pagato 0,45 miliardi di dollari in interessi passivi e incassato dagli interessi della propria liquidità 0,55 miliardi: nel secondo trimestre del 2023 gli interessi passivi pagati sono saliti a 0,49 miliardi, mentre i redditi sono lievitati a ben 0,91 miliardi, con un aumento del 65%.
Questo fenomeno, nel 2023 avrebbe contribuito alla decisa sovraperformance dei titoli a grande capitalizzazione, rispetto alle small cap. Secondo il responsabile della ricerca quantitativa di Societe Generale, Adrew Lapthorne, l'effetto tassi positivo, però, c'è stato: il tasso d'interesse pagato dal decimo più grande dell'S&P 1500, un indice che comprende il 90% della capitalizzazione delle azioni Usa, è aumentato solo di poco rispetto ai minimi e si trova ancora al di sotto del picco pre-covid. Al contrario, la metà più piccola dell'indice sta pagando gli interessi sul debito più onerosi dell'ultimo decennio.
“Sicuramente i tassi alti soprattutto quelli a lungo termine impattano l’onerosità del debito. Quindi le società con una importante liquidità al netto del debito hanno un vantaggio nel momento del rifinanziamento avendo la possibilità eventualmente di aspettare una riduzione dei tassi per ottenere un tasso maggiormente vantaggioso”, ha dichiarato a We Wealth Simone Obrizzo, Junior portfolio manager azionario, AcomeA Sgr, “tra le società a maggiore capitalizzazione vediamo all’ultimo trimestre riportato solo Amazon ha un 'net debt' di circa 90 miliardi di dollari, mentre Apple, Microsoft, Google, Nvidia, Meta e Tesla sono tutte 'net cash', ossia con più liquidità (ed equivalenti) che debito emesso. Sicuramente queste ultime sono quindi avvantaggiate rispetto alle società molto indebitate e su cui il pagamento degli interessi pesa in modo significativo sugli utili”.
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Tecnologia: guardando ai prossimi mesi
Fra le società non finanziarie ricche di liquidità spiccano numerose società tecnologiche che quest'anno sono state favorite anche dal grande boom dell'intelligenza artificiale. Per questo segmento c'è ancora spazio per correre? Secondo Obrizzo lo spazio per ulteriori rialzi per il settore tecnologico, considerato l'attuale livello dei multipli, presuppone che si verifichi l'atteso aumento degli utili societari.
“Se si fa una breve analisi sul multiplo del Nasdaq escludendo i primi titoli per capitalizzazione (Apple, Microsoft, Google, Amazon, NVIDIA, Tesla e Meta) vediamo che il rapporto prezzi utili atteso per l'anno fiscale 2023 (ripesato a 100 per le rimanenti azioni) è di circa 23 volte”, contro una media storica del decennio di 21,9 volte. Sono valutazioni coerenti o eccessive? “E' un multiplo pressoché in linea con delle attese di crescita degli utili ben superiori alla media storica per i prossimi anni: la crescita degli utili delle azioni del Nasdaq senza quelle sopracitate è attesa al 15% dal 2023 al 2024, mentre la media degli ultimi 10 anni del Nasdaq equi pesato è del 9% circa”, ha affermato Obrizzo, “ritengo che quindi per l’effettiva materializzazione del mercato rialzista sia necessario osservare l’effettiva crescita degli utili avendo, il multiplo, limitato spazio di salita”.
Obrizzo, che nelle scorse settimane aveva espresso una view positiva sul comparto tecnologico Usa, sembra ottimista sul fatto che questa crescita degli utili possa verificarsi. “La crescita degli utili sembra possibile”, ha concluso il gestore di AcomeA, “vista l’importante spesa fiscale americana e gli investimenti nell’intelligenza artificiale che diventano un tema sempre più centrale per l'incremento della produttività”.