Bce, timori dai verbali: "La natura dell'inflazione sta cambiando"

Alberto Battaglia
6.10.2022
Tempo di lettura: 3'
I membri del board Bce hanno discusso la possibilità che nemmeno una recessione riuscirà a riportare l'inflazione all'obiettivo

Il board della Banca centrale europea ha discusso la possibilità che “la natura del processo inflazionistico stia cambiando” e che “l'inflazione ha iniziato ad auto-rinforzarsi, al punto che un previsto marcato indebolimento della crescita non sarebbe sufficiente a riportare l'inflazione verso l'obiettivo” del 2% a medio termine

E' quanto si apprende dai verbali della riunione Bce dello scorso settembre, riunione alla quale ha fatto seguitoun ulteriore dato record per l'inflazione dell'Eurozona, salita al 10% il mese scorso. L'idea che la decrescita non basti a raffreddare l'inflazione si vede anche “nello scenario negativo preparato dal personale della Bce, che simulava gli effetti di una recessione significativa con un'inflazione ancora più alta alla fine dell'orizzonte, ben al di sopra dell'obiettivo della Bce”. 

La natura dell'inflazione starebbe cambiando, secondo alcuni membri del board, perché alla componente che finora è stata decisiva, quella dei rincari energetici, si stanno affiancando aumenti dei prezzi più estesi e non più collegato al costo delle importazioni, ma a “fattori legati alla domanda... diventati un importante motore dell'inflazione sottostante, anch'essa ben al di sopra dell'obiettivo nella proiezione di base per il 2024”, nello scenario simulato dallo staff della Bce, “l'inflazione ha continuato ad estendersi a più settori e categorie di spesa”. 

Sarebbe l'inizio del processo più temuto: un generalizzato aumento delle aspettative sull'aumento dei prezzi che inizia ad autoalimentarsi con maggiori richieste salariali, che le aziende “scaricano” sui consumatori aumentando il prezzo di beni e servizi. Questi processi vengono definiti come effetti di secondo livello (second-round effects), dopo quelli iniziali dovuti allo choc inflattivo causato dai costi dell'energia. Effetti che ancora non si osservano nei dati, con aumenti salariali “contenuti” anche se con “differenze fra Paesi”. 


Il sentiero sempre più stretto della politica fiscale

In un contesto di prezzi crescenti è difficile per i governi non cercare di moderare l'impatto sul potere d'acquisto calmierando bollette e offrendo sussidi (in Italia, ad esempio il Bonus da 200 euro). Nel board Bce è stata “espressa la preoccupazione che i governi faticheranno a mantenere le misure mirate [non universali] e a rimuoverle in modo tempestivo”. Al tempo stesso, per smorzare l'impatto dell'inflazione sono i governi a disporre delle leve di efficacia più immediata, “in quanto la politica monetaria controlla l'inflazione... con ritardi lunghi e variabili”


L'inflazione spinge verso nuovi rialzi dei tassi

La traiettoria della politica monetaria, come annunciato in conferenza stampa a settembre, è prevista in accelerazione rispetto al percorso immaginato in precedenza. La Bce, dopo aver alzato i tassi di 75 punti base, si troverà il 27 ottobre a dover reagire un nuovo aumento dell'inflazione record. L'approccio dipendente dai dati in ingresso suggerisce una nuova stretta decisa. Il membro tedesco del board, Isabel Schnabel, ha messo in luce come le previsioni del mercato indicassero un'inflazione al 4% a lungo termine con una probabilità del 15%. 

Le aspettative sull'inflazione basate sui sondaggi, per quanto “ampiamente ancorate all'obiettivo” della Bce, hanno visto incrementi significativi. “La media delle aspettative di inflazione a più lungo termine riportate nell'Indagine della Bce sui previsori professionali è salita al 2,2%, un altro massimo storico”, si legge nel verbale, “è stato sottolineato che un periodo prolungato di inflazione molto elevata ha di per sé aumentato il rischio che le aspettative di inflazione si disancorino, in particolare se sono influenzate dall'esperienza recente, come suggerito dall'evidenza empirica. I dati sull'inflazione più alti del previsto hanno esacerbato il rischio di effetti di secondo livello attraverso i salari, creando rischi al rialzo per le prospettive di inflazione”.

Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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