Negli ultimi mesi gli investitori internazionali in titoli russi hanno subito restrizioni nella gestione e nella valutazione delle loro posizioni
Secondo una ricerca di Msci, il valore delle aSecondo una ricerca di Msci, il valore delle azioni russe potrebbe essere molto inferiore a quello prezzato sulla borsa di Mosca
L’indice Moex Russia, che traccia l’andamento delle azioni russe, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina ha perso il 36% del suo valore
Investire in azioni russe può avere senso? A distanza di tre mesi dall’invasione dell’Ucraina, l’indice Moex Russia è andato in profondo rosso, perdendo da inizio anno, complice la chiusura della Borsa di Mosca per più di un mese – la più lunga chiusura della borsa dalla caduta dell’Unione Sovietica – il 36% del suo valore. Tuttavia, la situazione sarebbe peggio di quella che appare, con le azioni russe che potrebbero non avere alcun valore rispetto ai prezzi quotati alla Borsa di Mosca. E anche il rublo…
È quanto emerge da una ricerca di Msci, secondo cui, sulla base di un modello che collega i mercati azionari e obbligazionari, il mercato dei credit-default swap suggerisce che i titoli russi “potrebbero essere essenzialmente privi di valore” rispetto ai prezzi quotati in borsa. Il modello utilizzato da Msci si basa sull’ipotesi che se il prezzo delle azioni di un’azienda si azzera, questa ultima sceglie di non onorare il proprio debito. Una maggiore negoziazione di Cds – strumenti pensati per proteggere l’acquirente dal rischio che una società non adempi ai suoi obblighi di debito – sarebbe riflesso di una maggiore probabilità di default e dunque di prezzi azionari inferiori. Ed è proprio quanto accaduto negli ultimi mesi sui mercati Russi.
“Abbiamo scoperto che la negoziazione dei cds societari russi ha subito un’impennata dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. L’aumento dell’attività di trading potrebbe indicare che il mercato dei cds contiene informazioni non presenti nel mercato azionario” ha affermato Zoltan Sass, Senior Associate di MSCI che poi ha spiegato: “Una spiegazione dello scollamento tra cds e azioni è che gli investitori che operano su un mercato non operano sull’altro. La maggior parte degli stranieri non può negoziare le azioni russe e i cds sono accessibili solo agli investitori istituzionali”.
Mentre il valore delle azioni russe sarebbe dunque minore di quello prezzato sulla borsa di Mosca, il rublo, dopo avere essersi deprezzato drasticamente all’indomani dell’invasione dell’Ucraina, ha iniziato un rally che l’ha portato ben oltre i livelli di febbraio. Come è potuto succedere? “Il rublo si è apprezzato notevolmente sui mercati valutari grazie alle mosse difensive applicate dalla banca centrale russa: un aumento “monstre” dei tassi di interesse a inizio guerra dal 9,5% al 20% (poi diminuiti all’11%), la richiesta alle imprese esportatrici di vendere l’80% dei ricavi in valuta estera per comprare rubli e le limitazioni alla circolazione di capitali. Nelle ultime settimane l’apprezzamento era legato anche all’aumento delle attese degli investitori su una forte domanda di rubli nel nuovo schema di pagamento ideato dal Cremlino” spiega Filippo Diodovich, senior strategist di Ig, che circa al futuro commenta: “Crediamo che tutti questi forti movimenti di breve periodo siano da valutare con particolare attenzione. Al momento il cambio con il rublo non rispecchia i fondamentali. Riteniamo possibile che nel medio/lungo periodo il rublo tornerà a deprezzarsi sui mercati valutari tenendo conto della crisi economica che la Russia dovrà affrontare”.