Gli investitori di età inferiore ai 39 anni preferiscono le società che si espongono, piuttosto che quelle che rimangono neutrali (54%)
Il 69% dei clienti private con un’età superiore ai 75 anni vorrebbero che le imprese non mostrassero la loro preferenza politica
Ma come lei ci sono state tante altre società che negli anni si sono apertamente schierate a favore di alcune “battaglie” sociali. Questa apertura e iniziativa può però non piacere a tutti gli investitori. Secondo una ricerca pubblicata da SpectremGroup, società che si occupa anche di analisi patrimoniale, il 64% degli intervistati preferirebbe che le aziende non prendessero posizioni in termini soprattutto politici. Ma attenzione perché c’è una discriminante. Gli investitori di età inferiore ai 39 anni preferiscono le società che si espongono, piuttosto che quelle che rimangono neutrali (54%). Mentre, il 69% dei clienti private con un’età superiore ai 75 anni preferiscono che un’impresa non mostri la sua preferenza politica. E dunque la strada, per questi, è la neutralità.
Il report mostra però anche come l’80% degli imprenditori intervistati ha indicato che le aziende dovrebbero rimanere politicamente e socialmente neutre. I dirigenti aziendali senior la pensano alla stessa maniera per il 75%, mentre gli “Educators” sono meno propensi a sostenere la neutralità aziendali (55%).
A questi dati però non seguono molto i fatti. O meglio le prese di posizione di diverse multinazionali, come la Nike per esempio, non hanno influenzato in maniera così negativa l’impatto economico aziendale. Oppure Goya ha avuto un aumento delle vendite grazie al suo sostegno politico a Trump. In futuro, visto la predisposizione degli investitori più giovani queste società non dovrebbero subire troppo la pressione economica, legate alle loro scelte politiche. C’è però il rischio che si superi quel limite invalicabile, per il quale una realtà rischia di farsi molto male.