VisualCapitalist, sito di informazione economico finanziaria, ha analizzato quali sono state le asset class che sono andate meglio nel 2021
Le criptovalute sono state l’asset class che è andata meglio, con il prezzo del bitcoin che è cresciuto di quasi il 60% negli ultimi dodici mesi
Criptovalute prime della classe
Sono proprio le valute digitali ad essersi conquistate il titolo di migliore asset class del 2021. Nessuna attività ha reso come loro: Ethereum ha registrato il +398,3%, Solana il +11177%, Avalanche +33348%, Luna +12967%. Il bitcoin dal canto suo ha chiuso l’anno al +59,8%, più della performance media delle altre asset class. Segue il petrolio, che dopo essere sprofondato nel 2020 è stato protagonista di una rincorsa che ha portato le sue valutazioni al +56,4%. Tuttavia l’oro nero non è stata l’unica commodity ad essere cresciuta. Tutte le materie prime sono andate particolarmente bene: l’indice S&P GSCI che ne traccia le performance, spinto da alimenti agricoli e bestiame, ha restituito il +37,1%. Tuttavia la dispersione di rendimenti è stata ampia: a fronte delle performance monstre dei metalli industriali, come il litio (477,4%) e il cobalto (207,7%), i metalli preziosi sono andati decisamente male, con il prezzo dell’oro dell’3,6% inferiore a quello dell’anno scorso e quello dell’argento addirittura dell’11.7%. Infine bene l’immobiliare statunitense, con l’indice dedicato del Dow Jones che ha segnato a fine anno il +35,1%.
Lato valute, dopo un 2020 in sordina il dollaro si è preso la propria rivincita, chiudendo l’anno al +6,4%, più della maggior parte delle altre valute. Lo yuan cinese (2,7%) e il dollaro canadese (0,7%) sono state le uniche valute importanti che hanno ottenuto rendimenti positivi rispetto al dollaro statunitense, mentre il dollaro australiano (-5,7%), l’euro (-7,0%) e lo yen giapponese (-10,2%) sono state tra quelle che si sono deprezzate di più.
Migliori settori azionari
Lato azionario il 2021 è stato l’anno delle large cap, le cui performance sono state quasi doppie rispetto a quelle delle small cap. Mentre l’S&P 500 ha reso il 26,9%, il Russell 200 si è fermato al 13,7%. Relativamente male i mercati emergenti che non sono riusciti a tenere il passo e sono scesi del 5,5%. Guardando la composizione settoriale dell’S&P 500 il top performer del 2021 è stato l’energia al +47,7%, che ha beneficiato della rivalutazione del greggio e di altre materie prime energetiche. Altri due settori che hanno avuto una performance negativa l’anno scorso, il settore immobiliare (42,5%) e quello finanziario (32,6%), hanno anch’essi invertito la rotta e sono stati tra i settori più performanti quest’anno. Infine a livello di stile, se è vero che il value ha performato meglio, il growth ha mantenuto un buon ritmo di crescita. L’IT (33,4%) ha continuato a fornire forti rendimenti con Microsoft (51,2%) che ha superato molti degli altri giganti della tecnologia. Mentre Amazon (2,38%) e Netflix sono rimasti indietro (11,4%), Apple (33,8%) ha coronato la corsa del 2021 diventando la prima società statunitense a raggiungere una market-cap di 3 mila miliardi di dollari nei primi giorni del nuovo anno.
Vinti e vincitori in borsa
Il titolo azionario che ha registrato il rendimento più alto nel 2021 è Gamestop, la meme-stock al centro della rivolta dei trader online contro gli hedge fund e le loro posizioni corte. L’azienda operante nei settori dei videogame ha visto salire la propria quotazione di ben il 724,5% nel corso dell’anno. Lato veicoli elettrici, un tema d’investimento forte nell’anno, Tesla (a sorpresa) non è stata la migliore. Lucid (280%) e Ford (136%) hanno battuto in borsa la società di Elon Musk, che comunque ha chiuso l’anno al +49,8%.
A guidare le fila dei grandi perdenti del 2021 è Evergrande, il colosso immobiliare cinese che ha tenuto per alcuni mesi la Cina con il fiato sospeso, per poi annunciare il default. Il titolo in soli dodici mesi ha perso l’89,3%. Tra gli altri sconfitti compaiono Peloton, Just Eat, che ha sofferto della riapertura dei ristoranti e Robinhood, in contrazione dopo l’ipo a causa della ritirata degli investitori retail: -76,4%, -52,9%, -53,3% le rispettive performance.