Lo scorso 12 agosto, il giorno successivo alle primarie presidenziali, lo S&P Merval Index ha perso circa il 48%: il secondo maggiore calo giornaliero a livello mondiale negli ultimi 70 anni
I mercati ora prezzano una probabilità del 78% che l’Argentina non adempia ai propri obblighi sul debito
Secondo Schroders “le prospettive per l’Argentina, sia a breve che a medio termine, si sono fortemente deteriorate dopo le primarie”
Intabilità politica e timore di un atteggiamento ‘sovranista’ da parte di Fernandez rappresentano i principali elementi di timore per i mercati, che ora prezzano una probabilità del 78% che l’Argentina non adempia ai propri obblighi sul debito. Il timore resta, anche se l’ancora presidente Mauricio Macri, in vista delle elezioni di ottobre, ha tentato di recuperare consensi attraverso nuove misure anti-crisi. I provvedimenti comprendono un aumento del salario minimo del 25% e il taglio delle tasse per le fasce meno abbienti, insieme a un aumento degli assegni sociali.
Misure che potrebbero andare in contrasto con la promessa di equilibrio di bilancio fatta al Fondo monetario internazionale, a garanzia del prestito da 57 miliardi di dollari. Macri ha anche annunciato le dimissioni dell’attuale ministro dell’Economia, Nicol s Dujovne e l’ingresso di Hern n Lacunza. Quali saranno le prossime conseguenze per i mercati finanziari del Paese? La risposta dei gestori azionari e obbligazionari di Schroders.
Azionario: l’instabilità rende gli investimenti poco appetibili
“Nell’economia argentina vi erano stati diversi segnali incoraggianti, tra cui il calo dell’inflazione da livelli molto elevati, un avanzo commerciale crescente, una certa stabilità valutaria e alcuni indicatori di crescita interna tornati positivi. Dai risultati delle primarie è evidente che ciò non sia stato sentito dalla popolazione, e che il voto sia stata una reazione alle recenti difficoltà economiche”, spiega Pablo Riveroll, head of Latin American equities di Schroders.
L’Argentina “ha imboccato la strada della normalizzazione economica perseguendo politiche monetarie e fiscali restrittive, insieme a un vasto programma del Fmi, che ha accettato di coprire il fabbisogno di finanziamento esterno del paese in cambio di ortodossia macroeconomica”, ricorda Riveroll, secondo il quale “l’economia ha bisogno di altri 12-18 mesi di continuità delle politiche perché si inizino a vederne i benefici”.
Tuttavia per il manager “se Alberto Fernandez venisse eletto, come ora ci aspettiamo, il proseguimento dell’ortodossia politica sarebbe notevolmente a rischio. Mentre i piani economici di Fernandez non sono ancora chiari, la sua popolarità deriva principalmente dalla sua ‘compagna di corsa’, l’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner.
Kirchner è stata molto critica nei confronti dell’accordo con il Fmi, della rimozione dei controlli sul capitale e degli aumenti delle tariffe energetiche. Fernandez stesso ha espresso alcune idee piuttosto radicali durante la campagna, come il ripristino dei controlli sui capitali e il rilancio della crescita attraverso l’allentamento della politica fiscale e monetaria”.
“La reazione della valuta, il crollo del mercato azionario e la reazione del mercato obbligazionario possono avere un impatto sulla fiducia e scatenare nuovamente l’inflazione, rendendo il momentum economico da qui a ottobre peggiore di quanto non sia oggi. È quindi probabile che Fernandez mantenga un ampio margine di vantaggio”, continua Riveroll.
“Considerato l’ingente stock di debito denominato in dollari statunitensi e il significativo fabbisogno di finanziamento nel 2020 e 2021, il deprezzamento della valuta farà aumentare il rapporto debito/Pil, esercitando ulteriori pressioni sui conti fiscali. Di conseguenza, è probabile che il rischio di solvibilità e di liquidità aumenterà significativamente se Fernandez vincerà le elezioni di ottobre”, prosegue il manager.
Per Riveroll “ci vorrà parecchio tempo per capire quali saranno realmente le politiche di Fernandez, quindi per i prossimi 12 mesi ci aspettiamo una maggiore incertezza, un deterioramento della crescita e un’inversione del recente calo dell’inflazione. Gli investitori si aspetteranno un premio di rischio più elevato e significative revisioni al ribasso degli utili. Le prospettive per l’Argentina, sia a breve che a medio termine, si sono fortemente deteriorate dopo le primarie”. Per questo, secondo Riveroll, “il mercato azionario è quindi poco appetibile come destinazione per gli investimenti”.
Obbligazionario: aspettare i segnali di Fernandez e della Banca centrale
Il risultato delle elezioni primarie “è stato completamente inaspettato; ogni sondaggio pre-elettorale prevedeva un distacco tra i candidati dal 2% al 5%. Inoltre, i fondamentali economici erano in miglioramento da diversi mesi, con la stabilità valutaria che ha portato effetti positivi in termini di crescita, inflazione più bassa e salari reali più elevati. Tutto ciò suggeriva che il momentum dovesse supportare il presidente Macri, favorevole al mercato”, commenta James Barrineau, head of emerging markets debt relative di Schroders.
“Il mercato obbligazionario – ricorda Barrineau – ha reagito alle primarie prezzando, almeno temporaneamente, un’altissima probabilità di default e una probabilità nulla di una vittoria di Macri alle elezioni generali di ottobre.
Gli investitori obbligazionari saranno alla ricerca di due segnali a breve termine:
- Innanzitutto, una risposta di Fernandez. Sebbene sia rimasto per lo più ‘tranquillo’ nel periodo precedente alle primarie, ha effettivamente espresso alcune idee poco prudenti in merito alla politica economica. Tuttavia, in qualità di primo classificato e potenziale vincitore, Fernandez ha ora un incentivo a cercare di placare i mercati, in modo da non doversi fare carico di una nuova atmosfera di crisi fin dal primo giorno di governo.
- In secondo luogo, una dimostrazione della capacità della Banca centrale di limitare la volatilità della valuta. Un deprezzamento sostanziale del 20% o più potrebbe innescare un’altra tornata di inflazione elevata e una spirale di ulteriore deprezzamento, rendendo il debito insostenibile a medio termine”.
La Banca centrale “ha avuto un notevole successo all’inizio di quest’anno adottando un approccio d’intervento flessibile e riteniamo che ciò continuerà. Una minore volatilità valutaria sarà sicuramente considerata positiva per obbligazioni in dollari, se sarà possibile ottenerla”, conclude Barrineau.