Sui mercati la “situazione di agitazione assai palpabile”, ha commentato a We Wealth Gabriel Debach, analista di eToro.
Ad essersi offuscato, con nuove prese di posizione da parte di istituzioni ed osservatori di primo piano, è l’outlook per la crescita europea nel prossimo anno
“La prossima settimana sarà decisiva per l’evoluzione dei listini, con le parole di Powell attentamente scrutinate dagli investitori. La guerra dichiarata della Fed contro l’inflazione rischia di tramutarsi in un nuovo boomerang”
Sui mercati europei quella di venerdì 16 settembre è stata un’altra giornata difficile con una “situazione di agitazione assai palpabile”.
“I principali listini europei, fatta eccezione per Londra, scambiano in decisa correzione, tra le persistenti preoccupazioni per una recessione nonché per un’inflazione che non mostra segnali di rallentamento. In Europa, infatti, il dato è stato confermato al 9,1% annuo”, ha commentato a We Wealth Gabriel Debach, analista di eToro.
Ad essersi offuscato, con nuove prese di posizione da parte di istituzioni ed osservatori di primo piano, è l’outlook per la crescita europea nel prossimo anno. “Sia la Banca Mondiale sia l’agenzia di rating Fitch sia il Fondo Monetario Internazionale hanno presagito il rischio di recessione per il prossimo anno, mentre la scorsa settimana Lagarde aveva commentato l’andamento del Pil in contrazione escludendo la possibilità di recessione per lo scenario base”, ha dichiarato Debach. La Bce, infatti, ha messo in conto un 2023 a crescita negativa solo nello scenario negativo che prevede l’intero taglio delle forniture di gas proveniente dalla Russia – un’eventualità che resta ancora incerta.
Ad aver subito in Borsa questo deterioramento dell’outlook sono stati soprattutto “i settori ciclici, come i consumi discrezionali, tecnologico e industriale”, ha affermato l’analista di eToro, citando fra i rischi ulteriori che restano sullo sfondo anche “la crisi energetica europea, con la Germania che assume il controllo delle raffinerie tedesche della russa Rosneft”. La stessa Germania, inoltre, “valuta sempre di più la nazionalizzazione di Uniper SE, su cui rimangono da monitorare eventuali risposte da parte della finlandese Fortum”.
Mercati Usa alle prese con le “quattro streghe”
Il timore di una particolare volatilità per l’appuntamento trimestrale con le cosiddette “quattro streghe” si è materializzato in apertura di seduta, con un calo arrivato a superare nei primi minuti oltre il punto percentuale. Nel gergo della finanza, le quattro streghe indicano scadenza trimestrale di future e opzioni su indici e titoli. A questo giro, ha ricordato Debach, “il valore si aggira intorno a 1.900 milioni di dollari, il secondo più grande della storia recente”. Storicamente, la settimana in cui cadono le quattro streghe coincide con una volatilità superiore alla media.
Guardando alla nuova settimana
“La prossima settimana sarà decisiva per l’evoluzione dei listini, con le parole di Powell attentamente scrutinate dagli investitori. La guerra dichiarata della Fed contro l’inflazione rischia di tramutarsi in un nuovo boomerang”, ha commentato l’analista di eToro, per il quale rimane “difficile aspettarsi un rialzo di un punto percentuale”.
La sostanza di lungo periodo, però, rimane che la Fed probabilmente sarà nettamente più restrittiva “con i Fed Watch che indicano attualmente il picco al 4,75% nel 2023, quando solamente un mese fa erano al 4%”.
La prossima settimana vedrà molte altre banche centrali impegnate a ritoccare i rispettivi tassi d’interesse. “Prevediamo rialzi di 50 punti base da parte della Bank of England e della Norges Bank (Norvegia), e di 75 punti base da parte della Riksbank (Svezia) e della Banca Nazionale Svizzera”, hanno affermato gli analisti di Bank of America, “per tutte e quattro, questo sarà solo il prossimo di una serie di ulteriori rialzi. Le nostre aspettative sui tassi sono aumentate: BoE al 4,00%, Riksbank al 3,0% e SNB all’1,50%”.
Anche la riunione della Bank of Japan non sarà di poco conto secondo Debach: “Le pressioni politiche per un intervento si scontrano con quelle della BoJ: con il cambio dollaro/yen in salita di oltre il 24%, le preoccupazioni per un cambio di retorica”, in direzione falco, “sono sempre presenti ad ogni incontro dell’istituto”.