Goldman Sachs ha pubblicato i report “2021 outlook: Year 3 of 30in the green revolution” e “European utilities: the rise of the green energy mayors”. La neutralità energetica è un obiettivo per il 45% dei paesi.
Le stime per l’European Green Deal sono state riviste a 10 mila miliardi di euro da qui al 2050. Gli investimenti sulle rinnovabili potrebbero arrivare a crescere del 325%
Gli utili per azioni delle GEMS, società i cui ricavi derivano dalla Green Energy, aumenteranno del 9% annuo nei prossimi dieci anni, dopo aver sovarperformato del 270% i titoli petroliferi nella decade appena passata
Il 2020 è stato green
Il bicchiere mezzo pieno dell’anno appena passato sono i passi avanti per quanto riguarda il discorso energetico. Innanzitutto l’Unione Europea ha assunto un impegno più forte verso la neutralità energetica. L’obiettivo è la riduzione di almeno il 55% dell’uso di carbone entro il 2030 con parallele strategie specifiche per idrogeno e eolico. Inoltre anche l’Asia ha varato dei piani di neutralità climatica e gli Stati Uniti, con la presidenza Biden, danno segnali di apertura. Dal punto di vista della domanda invece si è assistito a un calo del 15% del consumo energetico causa lockdown. Lato imprese, le utility europee hanno accantonato circa 40 miliardi di euro in vista di prossime opportunità nell’“energia verde” e hanno mostrato solidità. Gli utili per azioni si sono contratti del 15% contro il 40% degli altri settori. Risultato che si è riflesso anche in borsa, con una sovraperformance del 12%
Verso un mondo ad impatto zero
Sulla scia degli impegni sul clima presi da Europa e Asia, quasi la metà del globo ha già adottato politiche di neutralità energetica. Inoltre, le prime dichiarazioni della nuova amministrazione statunitense sembrano incoraggianti. Goldman Sachs stima che i paesi con questo obiettivo rappresentino circa il 45% delle emissioni globali con la sola Cina che conta per il 30%. La globalizzazione di tali politiche, secondo le stime, comporterebbe un’accelerazione degli investimenti di circa il 200% per le utility a livello globale (circa 40 mila miliardi di euro di investimenti in energie rinnovabili e reti elettriche al 2050; 1,3 mila miliardi di euro all’anno).
Il new green deal europeo
Tra le potenze più attive nel 2020 c’è stata senza dubbio l’Unione Europea che ha apportato tre importanti modifiche al “green deal”: decarbonizzazione del 55%, portare la capacità dell’idrogeno a 40 gigawatt e l’energia eolica a 60 gigawatt. Il tutto entro il 2030. Le stime di Goldman Sachs, alla luce di queste novità, sono state riviste a 10 mila miliardi di euro, in aumento del 50% rispetto alle precedenti. Il risultato potrebbe essere il quadruplicarsi dell’uso eolico e solare e il raddoppio degli investimenti in reti elettriche rispetto alla media dell’ultimo decennio, con una conseguente “elettrificazione” nella mobilità, nel settore immobiliare e nelle fabbriche. Alla luce di questa dinamica si potrebbe assistere a un’accelerazione del 140% negli investimenti green delle utility europee, che potrebbe arrivare fino al 325% nel campo delle energie rinnovabili.
Se si scommette sulle GEMS non si sbaglia
Nel contesto di utilities europee molto attrattive dal punto di vista degli investitori, con un dividendo distribuito mediamente del 4,5% superiore di 120 punti base rispetto a quello delle altre industrie e di 300 punti base rispetto alla media dei bond decennali europei, le Green Energy Majors (GEMS) sono le società su cui scommettere. Con tale dicitura si indicano quelle società i cui utili, almeno per i due terzi, sono riconducibili alla green energy. Queste sono Acciona, Endesa, Enel, EDP, EDPR, Iberdrola, Orsted, RWE, Solaria and SSE e contano per il 60% dell’intero mercato europeo delle utility. Secondo Goldman Sachs nel prossimo decennio gli utili per azioni di queste società aumenteranno del 9% annuo mentre l’aumento del prezzo delle azioni potrebbe attestarsi tra il 20% e il 50%. Già negli ultimi dieci anni comunque queste società hanno generato guadagni molto soddisfacenti. Le tre più grandi GEMS per capitalizzazione hanno sovraperformato le società petrolifere del 270%.