Entro il 29 luglio, oltre il 70% dei componenti dello S&P 500 avrà comunicato i risultati del secondo trimestre
Secondo S&P Global Market Intelligence, le aspettative di crescita degli utili trimestrali per azione dell’indice S&P 500 SPX, sono salite al 5,5% lunedì, rispetto al 5,3% di un mese fa
È tempo di earning season. Giovedì Jp Morgan darà infatti ufficialmente al via la stagione statunitense degli utili, appuntamento a frequenza trimestrale tanto atteso degli investitori per capire se i prezzi di mercato sono in linea con i risultati raggiunti dalle imprese nei mesi precedenti. In generale, anche per il secondo trimestre, le aspettative del mercato, nonostante il clima di estrema incertezza, rimangono elevate. Marketwatch ha evidenziato quali sono le 4 incognite che plasmeranno l’andamento degli indici azionari nei prossimi mesi.
Considerata la difficile performance che i titoli statunitensi hanno registrato quest’anno, molti investitori sperano che risultati societari solidi (almeno rispetto alle aspettative) possano catalizzare un rimbalzo duraturo delle azioni statunitensi. Altri temono che una delusione possa eliminare uno degli ultimi sostegni per le azioni statunitensi, dato che gli utili societari hanno registrato un rimbalzo duraturo dopo il covid e hanno persino superato le aspettative nel primo trimestre del 2022.Secondo S&P Global Market Intelligence, le aspettative di crescita degli utili trimestrali per azione dell’indice S&P 500 SPX, sono salite al 5,5% lunedì, rispetto al 5,3% di un mese fa. In attesa di scoprire se il mercato sarà deluso o galvanizzato, MarketWatch ha messo insieme una carrellata di ciò che alcune delle grandi banche d’investimento stanno dicendo ai loro clienti in vista delle trimestrali.
Dollaro forte
Michael Wilson, Chief Equity Strategist di Morgan Stanley, che ha avuto il merito di prevedere anzitempo il crollo delle azioni, rimane ribassista. Il motivo? Il dollaro si è apprezzato troppo. In un contesto in cui le aziende statunitensi generano circa il 30% delle loro vendite all’estero, un dollaro forte significa essenzialmente che il tasso di cambio rema contro gli utili effettivi delle società. “Dal punto di vista dei titoli azionari, il rafforzamento del dollaro sarà un grosso freno agli utili di molte grandi multinazionali. Questo non potrebbe arrivare in un momento peggiore, dato che le aziende stanno già lottando con la pressione sui margini dovuta all’inflazione dei costi, all’aumento delle scorte non desiderate e al rallentamento della domanda” hanno scritto Wilson e il suo team in una nota. Secondo gli analisti della Banca ogni punto percentuale di aumento del dollaro su base annua si tradurrebbe in una botta da circa 0,5 punti percentuali sulla crescita degli utili per azioni. A parità di altre condizioni, con il dollaro che si è apprezzato del 16% questo implicherebbe un impatto del 8% sugli eps.
Recessione? Sì, ma nel 2023
Il team di equity strategy capitanato da Scott Chronert di Citigroup ha scritto venerdì in una nota che si aspetta che il quadro economico statunitense rimanda robusto nella seconda metà del 2022, con una buona probabilità di recessione solo nel 2023. Se gli utili del secondo trimestre si dimostreranno solidi come previsto da Citi, si potrebbe innescare un rally dei titoli nel breve termine, con un’inversione di tendenza verso la fine dell’anno. Inoltre, l’impennata dell’inflazione, iniziata circa un anno fa, ha probabilmente favorito gli utili societari, in quanto le aziende possono far pagare di più i loro prodotti e servizi. Esiste inoltre una forte correlazione tra la crescita degli utili societari e i rialzi dei tassi di interesse della Federal Reserve: gli utili societari rallentano quando la banca centrale inizia a ridurre i tassi e aumentano quando i tassi vengono aumentati.
Comparazioni difficili
Come ha ricordato Jonathan Golub di Credit Suisse, gli utili societari sono aumentati in maniera impressionante nel secondo trimestre del 2021, a seguito della riapertura economica globale. In quel frangente, stando ai dati FactSet, gli eps dell’S&P 500 sono aumentati di oltre il 90%. In altre parole, replicare quei risultati questo trimestre sarà molto difficile. Le performance di una società vengono infatti valutate rispetto alla performance dello stesso trimestre dell’anno precedente.
Compressione dei margini
Un’altra minaccia che incombe sugli utili societari è la compressione dei margini, ovvero ciò che avviene quando i margini di profitto si riducono, anche se le vendite complessive aumentano. In tempi di forte inflazione è qualcosa che è difficile da evitare. Ed è quanto un team di analisti di Goldman Sachs guidato da David Kostin prevede emerga dalle prossime trimestrali. Secondo i calcoli del team le vendite delle aziende dell’S&P 500 cresceranno del 15% nel secondo trimestre grazie alla spinta dell’inflazione. Tuttavia, l’aumento dei prezzi dei fattori produttivi, dei salari e dei costi di finanziamento fa sì che i margini di profitto si contraggano di 18 punti base al 12,2%.