Investimenti: 10 errori da evitare per salvare i rendimenti

Rita Annunziata
20.11.2023
Tempo di lettura: 3'
We Wealth, sulla base di un’analisi del Cfa Institute, ha individuato i 10 errori più comuni in cui rischia di inciampare chi investe

Secondo un recente studio di Schroders, gli italiani prevedono di ricavare il 9,2% annuo dai propri investimenti nel prossimo quinquennio. Un’aspettativa che si rivela essere difficilmente realistica

Quando azioni e bond marciano in tandem invece di essere correlate negativamente può tornare utile introdurre altri elementi di diversificazione (come le valute o le materie prime)

Robert Stammers, Cfa Institute: “Un buon consulente sarà in grado di aiutarvi a costruire un piano che funzioni indipendentemente dalle risposte a tutti i dubbi che cercheranno di ostacolarvi”

Sei sicuro che le tue aspettative di rendimento siano realistiche? Il livello di rischio del tuo portafoglio rientra nella tua zona di comfort? Ci sono una serie di errori in cui chi investe rischia di inciampare. We Wealth, sulla base di una recente analisi del Cfa Institute, ne ha individuati i 10 più comuni.


1. Avere aspettative poco realistiche

“Investire a lungo termine implica la creazione di un portafoglio ben diversificato, progettato per fornire livelli di rischio e rendimento appropriati in una varietà di scenari di mercato”, spiega Robert Stammers, cfa, director e investor education del Cfa Institute. “Tuttavia, anche dopo aver costruito il portafoglio giusto, nessuno può prevedere o controllare i rendimenti che il mercato effettivamente offrirà”. Di conseguenza, avverte, è importante avere aspettative di rendimento ragionevoli. Secondo l’ultimo Schroders global investor study 2022, per esempio, gli italiani prevedevano di ricavare il 9,2% annuo dai propri investimenti nel quinquennio successivo. I numeri di un portafoglio diversificato fra un 60% di azioni e un 40% di obbligazioni restituiscono un rendimento del 9,89% nella media annua fra il 1991 e il 2021, il che potrebbe indurre a credere che le attese degli italiani non siano così scollate dalla realtà. In verità però, se si considera che le famiglie del Belpaese tendono a scegliere una distribuzione di portafoglio molto più prudente, con una minore esposizione al mercato azionario, si comprende come sia più difficile che l’aspettativa di rendimenti medi annui del 9,2% sia realistica. 


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2. Non diversificare

Tra l’altro, spesso gli investitori credono di poter massimizzare i rendimenti attraverso un’ampia esposizione in un solo titolo o settore. Secondo Stammers, l’unico modo per creare un portafoglio “che abbia il potenziale per fornire livelli adeguati di rischio e rendimento in vari scenari di mercato è diversificare”. Ma anche un’eccessiva diversificazione rischia di influire negativamente sulla performance. “Bisogna trovare un equilibrio”, dichiara Stammers. Quando azioni e bond marciano in tandem invece di essere correlate negativamente, come accaduto quest’estate, abbiamo visto infatti come possa tornare utile introdurre elementi di diversificazione differenti. L’oro, per esempio, può giocare la sua parte come elemento decorrelante, essendo tendenzialmente sganciato dall’andamento dei principali mercati azionari e obbligazionari.


3. Concentrarsi sulle performance sbagliate

Un altro errore da evitare è concentrarsi su una tipologia di performance che non rispecchia i propri obiettivi, la propria propensione al rischio e l’orizzonte temporale di investimento. “Se siete investitori di lungo periodo, speculare sulla performance a breve termine può essere una ricetta per il disastro, perché può farvi ricredere sulla vostra strategia e motivare modifiche a breve termine del portafoglio”, osserva Stammers. “Ma guardare al di là delle chiacchiere di breve periodo per individuare i fattori che guidano la performance di lungo periodo è un’impresa degna di nota”, aggiunge. Tutto parte dalla definizione di obiettivi di investimento chiari, dice Stammers. Troppi investitori si concentrano infatti sull’ultima moda di investimento o sulla massimizzazione del rendimento a breve termine, invece di disegnare un portafoglio che consenta loro di raggiungere più facilmente obiettivi di investimento a lungo termine.


4. Assumere troppo rischio (o non abbastanza)

Inoltre, diversamente da quanto accade solitamente, tendono a non assicurarsi di conoscere la propria capacità di assumere un certo livello di rischio, sia dal punto di vista finanziario che emotivo. L’assunzione di un rischio eccessivo può infatti innescare grandi oscillazioni nel tempo che potrebbero andar oltre la zona di comfort di chi investe. Parallelamente, un rischio troppo basso più portare a rendimenti troppo contenuti per raggiungere i propri obiettivi finanziari.


5. Comprare al rialzo e vendere al ribasso

Spinti dalla paura, molti investitori comprano al rialzo nel tentativo di massimizzare i rendimenti a breve termine invece di cercare di raggiungere obiettivi di investimento a lungo termine. L’attenzione ai rendimenti a breve termine porta poi a investire nell’ultima moda o in asset class e strategie che sono state efficaci nel recente passato. In realtà, le performance passate non sono un indicatore attendibile di quelle future. La volatilità dei mercati fa sì infatti che, anche su lunghi periodi, si possano registrare rendimenti “insoliti”. Per fornire un ordine di grandezza, un investitore che all’inizio del 2000 guardava al 10,5% di rendimento reale annualizzato registrato dalle azioni globali nei 20 anni precedenti considerandolo come una “guida” per il futuro, ha visto le sue previsioni restare disattese. In che misura? Come riportato nell’ultimo Credit Suisse Global investment returns yearbook 2023, nel decennio successivo avrebbe ottenuto un rendimento reale negativo pari al -0,6% annuo. Il market timing (che consiste nel voler anticipare i movimenti dei mercati finanziari, vendendo subito prima di un ribasso o acquistando appena prima di un rialzo, ndr) è invece difficile da eseguire in modo coerente. Con conseguenze rilevanti per i portafogli, in caso di fallimento. Stando ai calcoli del Cfa Institute, se un investitore fosse uscito dal mercato durante i 10 giorni di trading più importanti per l’S&P 500 dal 1993 al 2013 avrebbe ottenuto un rendimento annualizzato del 5,4% a fronte di un potenziale 9,2% se fosse rimasto investito.


6. Fare troppo trading (e troppo spesso)

“Quando si investe, le pazienza è una virtù”, dichiara Stammers. Una continua modifica delle tattiche di investimento e della composizione del portafoglio non solo rischia di ridurre i rendimenti a causa dei maggiori costi di transazione, ma può anche comportare l’assunzione di rischi imprevisti e non compensati. “Dovete sempre essere sicuri di essere sulla buona strada”, dice l’esperto. “Utilizzate l’impulso a riconfigurare il vostro portafoglio come uno stimolo a saperne di più sugli asset in vostro possesso, anziché come una spinta a fare trading”, suggerisce.


7. Pagare troppe spese e commissioni

Un altro errore comune è sottovalutare i costi di investimento. Claudio Grossi, partner di Progetica, ha recentemente confrontato per We Wealth un ipotetico investimento di 10mila euro per 10 anni in una strategia che investe nel mercato azionario mondiale al netto di fisco (26% sul capital gain) e costi allo 0,5% annuo o 1,5% annuo. Supponendo che il risparmiatore sia in grado di sopportare un’oscillazione negativa pari al 35,6% del proprio investimento, nello scenario ottimistico la differenza nei costi di investimento pesa per oltre 1.300 euro (vedi tabella). “Cercate fondi con costi ragionevoli e assicuratevi di ricevere il giusto valore per le commissioni di consulenza che pagate”, dichiara al proposito Stammers. Parallelamente, aggiunge, è importante ottimizzare il portafoglio dal punto di vista fiscale, ma senza perdere di vista i propri obiettivi.

 


8. Non rivedere regolarmente gli investimenti

“Se investite in un portafoglio diversificato, c’è un’ottima probabilità che alcuni titoli salgano e altri scendano”, continua Stammers. “Alla fine di un trimestre o di un anno, il portafoglio che avete costruito con un’attenta pianificazione inizierà a sembrare molto diverso. Non allontanatevi troppo dal percorso. Controllatelo regolarmente (almeno una volta all’anno) per assicurarvi che i vostri investimenti abbiano ancora senso sulla base della vostra specifica situazione e che il vostro portafoglio non abbia bisogno di essere ribilanciato”.


9. Lasciare che l’emotività prenda il sopravvento

Gli investimenti sollevano questioni emotive importanti che possono ostacolare il processo decisionale, aggiunge l’esperto. Ma non bisogna lasciarsi travolgere. “Un buon consulente sarà in grado di aiutarvi a costruire un piano che funzioni indipendentemente dalle risposte a tutte le domande che cercheranno di ostacolarvi”, suggerisce Stammers.


10. Dimenticare l’inflazione

La maggior parte degli investitori si concentra sui rendimenti nominali anziché su quelli reali. Questo significa guardare e confrontare le performance al netto delle commissioni e dell’inflazione. Ma “anche se l’economia non si trova in un periodo di forte inflazione, alcuni costi aumenteranno comunque”, avverte infine l’esperto. “È importante ricordare che ciò che si può comprare con il patrimonio che si possiede è per molti versi molto più rilevante del suo valore in dollari. Impegnatevi a concentrarvi su ciò è davvero importante: i vostri rendimenti dopo aver aggiustato i costi in crescita”.



Note

Ipotesi delle elaborazioni di Progetica:

  • rendimenti stimati con metodologia Proxyntetica© (evoluzione probabilistica su base ex post di 20 anni a rolling di 5 anni al netto dell’inflazione);
  • il livello di probabilità delle stime di rendimento è definito in base a differenti scenari che vanno dal 97.73% al 50% di probabilità;
  • il livello di probabilità delle stime di perdita massima potenziale è fissato al 84% corrispondente ad uno scenario particolarmente prudente;
  • le elaborazioni considerano la tassazione al 26% sul capital gain e i costi medi rispettivamente al 0.5% annuo e 1.5% annuo;
  • tutti i valori sono espressi in termini reali, al netto dell'inflazione.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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