Una crescita del valore medio dei ricavi dichiarati dagli italiani. Questo quanto è emerso dall’indagine condotta dal Dipartimento delle finanze sulle ultime dichiarazioni fiscali presentate (modelli 2020 per l’anno 2019). La causa è dovuta allo spostamento delle posizioni fiscali verso il regime “forfetario” che prevede una imposta sostitutiva in luogo delle aliquote per scaglioni generalmente applicate. La categoria che registra il maggiore aumento dei ricavi è quella dei professionisti.
Il reddito medio d’impresa o di lavoro autonomo nel 2019 è pari a 38.340 euro (+7%). In termini numerici il reddito medio è pari a 37.500 euro per le persone fisiche (+13%), 45.650 euro per le società di persone (+1,4%) e 34.670 euro per le società di capitali ed enti, unica voce con una lieve flessione (-1,6%). Rispetto, invece, all’attività economica esercitata, individuata per macrosettori, il reddito medio dichiarato più elevato si registra nel settore dei professionisti (65.620 euro) con un significativo aumento rispetto all’anno precedente (+24%).
Nel 2019 le persone fisiche titolari di partita Iva che hanno presentato la dichiarazione fiscale sono circa 3,7 milioni, in aumento rispetto all’anno precedente (+1,2%). Si tratta di imprenditori (33,7%), lavoratori autonomi (12,9%), agricoltori (6,4%), mentre i contribuenti in “regime fiscale di vantaggio” e “regime forfetario” rappresentano ormai quasi la metà dei titolari di partita Iva (47,0%).
I soggetti aderenti al regime forfetario risultano circa 1,6 milioni (1,8 volte il numero del 2018), di cui oltre 800mila hanno iniziato l’attività nel 2019. Il reddito imponibile medio è di 13.895 euro. L’imposta sostitutiva prevista dal regime forfetario (15% o 5% per i primi cinque anni di attività) assorbe l’Irpef, le addizionali regionali e comunali, l’Irap e non prevede l’applicazione dell’Iva.
In calo le dichiarazioni delle società di persone relative all’anno d’imposta 2019 rispetto all’anno precedente (-3,1%). Il reddito medio dichiarato dalle società di persone, pari a 48.140 euro, è in aumento dell’1,4% rispetto all’anno precedente.
L’84,2% dei circa 41,5 milioni di contribuenti Irpef detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente (o pensione e solo il 6,4% del totale ha un reddito prevalente derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo, compreso anche quello in regime forfetario e di vantaggio. La percentuale di coloro che detengono in prevalenza reddito da fabbricati è pari al 3,9%.
Rispetto alla natura giuridica del datore di lavoro, il 58% dei lavoratori dipendenti è assunto presso società per azioni, società a responsabilità limitata e società cooperative, seguiti da coloro che sono occupati presso enti pubblici (15%), ditte individuali (8,5%), società di persone (7%) ed enti ospedalieri e istituti di previdenza e assistenza sociale (5%). Il reddito medio da lavoro dipendente presenta un’elevata variabilità rispetto alla diversa natura del datore di lavoro: il reddito medio più basso, pari a 9.979 euro, risulta quello dei lavoratori dipendenti il cui datore di lavoro è una persona fisica; il valore sale a 14.045 euro per i dipendenti di società di persone, a 22.790 euro per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, mentre si registra il reddito medio più elevato, pari a 23.638 euro, per i dipendenti delle società di capitali.
Le regioni con il più alto numero di contribuenti persone fisiche in Italia sono: Lombardia (con 7.311.325), Lazio (con 3.916.903), Veneto (con 3.652.421), Emilia-Romagna (con 3.411.578), Campania (con 3.225.112) e Piemonte (con 3.197.174). Le regioni con meno contribuenti nello stivale sono: la Valle d’Aosta (con 97.331), il Molise (con 211.121) e la Basilicata (con 378.490).
Una crescita del valore medio dei ricavi dichiarati dagli italiani. Questo quanto è emerso dall’indagine condotta dal Dipartimento delle finanze sulle ultime dichiarazioni fiscali presentate (modelli 2020 per l’anno 2019). La causa è dovuta allo spostamento delle posizioni fiscali verso il regime “f…