Mistero per l’Agenzia delle entrate Usa: un versamento da 7 miliardi di dollari

Nicola Dimitri
30.3.2023
Tempo di lettura: 3'
Uno degli uomini più ricchi del mondo ha versato nelle casse Usa 7 miliardi di dollari per pagare le imposte sulle successioni e donazioni

Negli Usa, ormai da tempo, le strategie di pianificazione fiscale sono sempre più raffinate

Si stima che il contribuente in questione potrebbe detenere una fortuna non inferiore a 35 miliardi di dollari

Lo strano caso da 7 miliardi di imposte

Ci sono miliardari che sono sempre al centro dell’attenzione mediatica, occupando ogni ambito e ogni schermo o mezzo di comunicazione, dalla tv, ai social, alla stampa.

Si pensi a Elon Musk. Ogni circostanza della sua vita, legata alle vicende familiari, a quelle legali (da ultimo quella relativa all’acquisizione di Twitter) o imprenditoriali, finisce sotto i riflettori. Lo stesso, per certi versi, vale per Bezos, Buffet, o ancora per Gates. Quest’ultimo, tuttavia, ha da tempo deciso di optare per un posizionamento sui rotocalchi e sui media più sobrio: si parla di lui per questioni che attengono alla filantropia, ad iniziative culturali o approfondimenti legati a temi di natura persino geopolitica.

Tuttavia, il mondo degli ultra wealthy è composto anche da individui più defilati, che prediligono l’anonimato. Al punto da risultare, in alcune circostanze, del tutto sconosciuti.

Traccia di questo approccio, per così dire, più frugale, si trova a partire da un caso che ha coinvolto di recente l’Agenzia delle entrate Usa.

Come comunicato dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, uno degli uomini più ricchi del mondo avrebbe effettuato un pagamento a favore del fisco pari a 7 miliardi di dollari, per assolvere le tasse sulle successioni e donazioni.

Facendo un breve calcolo, in considerazione dell’aliquota e della cifra che questo contribuente ha dovuto sostenere, si stima che la persona in questione potrebbe detenere una fortuna non inferiore a 35 miliardi di dollari.

In considerazione di ciò, come comunicato dal governo americano, il contribuente si posizionerebbe tra le 100 persone più ricche del mondo.

Ma come si giustifica questo pagamento? Il pagamento a favore del fisco americano – il più alto “incasso” proveniente da una sola persona, almeno dal 2005 – potrebbe discendere da un decesso, da una donazione a favore di un parente, da un accordo di divorzio.

La cifra è talmente alta che persino economisti di spessore (in questo caso, si tratterebbe, tra gli altri, di John Ricco, economista alla Wharton Business School) hanno ritenuto potesse trattarsi di un errore.

E invece, anche questa ipotesi è stata smentita. Un portavoce del Dipartimento del Tesoro ha confermato, infatti, che non si è trattato di un errore di rendicontazione e che pure è improbabile che questo pagamento sia il risultato di un arretrato.



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È molto strano che un miliardario negli Usa arrivi a pagare cifre così esorbitanti. Infatti, è più comune apprendere che gli ultra wealthy attraverso i propri consulenti riescono a ridurre al minimo gli importi da versare nelle casse dello stato.

Per un verso, infatti, negli Usa, ormai da tempo, le strategie di pianificazione fiscale sono sempre più raffinate e permettono ai contribuenti facoltosi, attraverso il supporto di professionisti esperti, di ottimizzare gli oneri fiscali e gestire la propria ricchezza ricorrendo a strumenti (fondazioni, trust, holding) capaci di ridurre in modo significativo il carico fiscale.

Per un altro, sono molte le normative vigenti che consentono di fruire di vantaggi e benefici fiscali: basti pensare che in Usa a certe condizioni le soglie di esenzione per le imposte di successione e donazione sono molto alte. Inoltre, vi sono regole molto flessibili e convenienti per coloro che agiscono per il tramite di società e aziende private.

Inoltre, come messo in evidenza dal think thank Tax Policy Center, la maggior parte degli americani più facoltosi apre conti off shore per gestire la propria ricchezza attraverso le regole di giurisdizioni meno inclini a colpire i patrimoni.

Redattore e coordinatore dell'area Fiscal & Legal di We Wealth. In precedenza ha lavorato nell'ambito del diritto tributario e della fiscalità internazionale presso primari studi legali

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