L’erario in crisi di liquidità: oltre 3 milioni non versano le tasse

Nicola Dimitri
5.7.2022
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Oltre 3 milioni di contribuenti non hanno versato le imposte; generando un ammanco totale di entrate per l’erario pari a 12 miliardi di euro

In Italia, osserva la Corte dei Conti, si ha a che fare con un grave fenomeno evasivo

Nel 2021, le entrate tributarie (imposte dirette ed indirette) evidenziano, rispetto al 2020, un complessivo aumento, sia in termini di accertamenti che di riscossioni e di versamenti

La Corte dei Conti pubblica la Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2021, esponendo i risultati conseguiti con l’impiego delle risorse del bilancio dello Stato e, tra le altre cose, mette l’accento sulla gestione delle entrate nel 2021.

Su questo ultimo aspetto, dal report emerge che, se nel 2020 l’emergenza pandemica da Covid-19 aveva condizionato profondamente l’andamento delle entrate finali dello Stato, come conseguenza della forte contrazione dell’attività economica ed in ragione delle misure e dei provvedimenti normativi adottati per fronteggiare il virus, nel 2021, l’aggregato ha registrato un consistente aumento: le entrate finali accertate nel 2021 sono circa 635,6 miliardi, in aumento rispetto al 2020 (+12 per cento) ed al 2019 (+5 per cento).

 L’aumento, che si è registrato tanto in termini di accertamenti, quanto riscossioni e versamenti, riflette, almeno in parte, il generalizzato miglioramento del quadro economico del Paese e si pone come effetto riflesso delle misure emergenziali adottate nel 2020.

Tuttavia, cresce anche il comportamento “non corretto” tenuto dai contribuenti in sede di autoliquidazione (quantificazione e versamento) dei tributi dovuti sulla base delle dichiarazioni fiscali e degli atti presentati.

Oltre 3 milioni di contribuenti non hanno versato le imposte; generando un ammanco totale di entrate per l’erario pari a 12 miliardi di euro.

In Italia, osserva la Corte dei Conti, si ha a che fare con un grave fenomeno evasivo. Fenomeno che sembra non risentire delle politiche di contrasto all’abuso del diritto: non solo permangono, infatti, nell’apparato di controllo del fisco gravi insufficienze numeriche e professionali, ma non hanno trovato compiuta attuazione le strategie finalizzate alla naturale emersione delle basi imponibili e all’acquisizione delle relative imposte.

La condotta “scorretta” dei contribuenti non involge esclusivamente l’evasione fiscale ma si estende anche all’improprio meccanismo di finanziamento dei soggetti interessati e a diversificate forme di arricchimento illecito.

Sono oltre 6,9 milioni le comunicazioni di irregolarità predisposte a seguito delle procedure di liquidazione automatizzata delle imposte emergenti dalle dichiarazioni dei redditi e dell'Iva, circa 2,5 milioni in più rispetto all'anno precedente che aveva chiuso a 4,4 milioni. Solo poco più di 878 mila sono state incassate nell'anno, circa 1.1 milioni sono già iscritte a ruolo, circa 120 mila sono state annullate in autotutela e la restante parte è in attesa della riscossione.

Proprio per questo la Corte rinnova l’auspicio che, in coerenza con le indicazioni formulate nella Riforma 1.12 del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) e confermate nel Def 2022, possano trovare attuazione almeno alcune misure di tax compliance, quali la precompilazione della dichiarazione Iva, che opererà dalla dichiarazione da presentare nel 2023, nonché l’utilizzabilità, anche ai fini delle analisi di rischio, dei dati analitici delle fatture elettroniche e dei dati contenuti nell’anagrafe dei rapporti finanziari. Si tratta, infatti, di misure che, sebbene non risolutive dei problemi, osserva la Corte dei Conti, consentirebbero significativi nel contrasto all’evasione.

Redattore e coordinatore dell'area Fiscal & Legal di We Wealth. In precedenza ha lavorato nell'ambito del diritto tributario e della fiscalità internazionale presso primari studi legali

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