“Sarà un provvedimento che opererà a 360 gradi e che interverrà su tutti i tributi, Irpef, Ires, Iva, Irap, doganali e accise”. Il Ministro dell’Economia Maurizio Leo lo ha ribadito all’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario: la riforma fiscale avrà ad oggetto anche le accise.
Il disegno di legge delega per la riforma dell’ordinamento fiscale, del resto, prevede importanti interventi per tale settore.
Gli obiettivi dichiarati sono diversi: innanzitutto, favorire la fiscalità dei prodotti energetici green, rimodulando la tassazione e le aliquote in ragione dell’effettivo impatto ambientale di ciascun prodotto, contribuendo così a una progressiva decarbonizzazione in linea con i programmi unionali; revisionare il sistema di tassazione in materia di accise sul gas naturale e sull’energia elettrica, prevedendo un’imposizione collegata ai quantitativi effettivamente ceduti e fatturati; semplificare gli adempimenti per gli operatori professionali, prevedendo anche un sistema di qualificazione degli stessi sulla base della loro affidabilità e solvibilità che porti a escludere o ridurre in modo significativo gli adempimenti come la prestazione delle cauzioni e garanzie delle accise; riscrivere la disciplina dei termini di decadenza del diritto al rimborso e la prescrizione del diritto a riscuotere l’accisa; infine, rivedere l’imposizione in tema di oli lubrificanti, bitumi di petrolio e altri prodotti.
Si tratta di una riforma che è più che mai necessaria per un’imposta armonizzata a livello unionale come l’accisa.
Non si può non ricordare come l’integrazione delle economie e degli ordinamenti dei diversi Stati membri impongano una convergenza dei sistemi giuridici nazionali al fine di evitare delle distorsioni di origine fiscale che possano ostacolare il corretto funzionamento del mercato unico; ciò, soprattutto in un settore impositivo come quello indiretto che è in grado di incidere sui consumi dei diversi prodotti.
È quindi necessario che vi sia una applicazione ed interpretazione uniforme delle norme e degli istituti in tutto il territorio eurounitario.
La riforma, dunque, oltre agli obiettivi conclamati, dovrà correggere le applicazioni “distorte” delle accise a livello interno, che si pongono in contrasto con il diritto unionale e con le norme armonizzate: troppo spesso la disciplina generale delle accise è stata influenzata da orientamenti giurisprudenziali nazionali, tra loro contrastanti, che hanno determinato una incertezza cronica per gli operatori professionali del settore.
Si prenda ad esempio la nota vicenda giurisprudenziale in tema di contraddittorio sulle imposte armonizzate o la fattispecie dei crediti c.d. revolving nell’ambito delle accise sul gas naturale e sull’energia elettrica e la relativa decadenza del diritto al rimborso, per non dimenticare la questione del rimborso delle imposte ulteriori all’accisa quali le addizionali provinciali all’accisa sull’energia elettrica e l’imposta regionale sulla benzina per autotrazione.
Il quadro che ne emerge è quello di un settore impositivo “da riordinare”, disciplinando in modo puntuale e preciso gli istituti e le fattispecie impositive.
Il tutto, tenendo conto dei chiari obiettivi unionali di decarbonizzazione da raggiungere entro il 2030 ed il 2050. Da questi consegue un necessario aggiornamento della disciplina nazionale volto ad individuare i nuovi prodotti energetici tassabili e adeguando l’imposizione al livello di inquinamento dei singoli prodotti: dovranno essere così riviste le varie agevolazioni ed esenzioni dei prodotti energetici al fine di tassare maggiormente l’impiego di combustibili fossili e, al contempo, agevolare l’impiego di fonti rinnovabili.
In conclusione, la riforma delle accise è complessa, in quanto dovrà essere complessiva e riguardare non solo le fattispecie impositive, ma anche le procedure, al fine di assicurare la certezza per gli operatori professionali del settore.
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