Andrea Faini, ceo di World Capital Group: “Gli immobili commerciali offrono una potenzialità di reddito non solo più sicura, ma anche mediamente più redditizia rispetto ai rendimenti finanziari”
Facendo un confronto tra i negozi urbani e i centri commerciali, luoghi al chiuso dove è difficile mantenere il distanziamento sociale, si può ipotizzare che i primi saranno più performanti
Dal report realizzato da World Capital in collaborazione con Nomisma emerge inoltre come l’attrattività di Milano per i principali brand nazionali e internazionali e la saturazione delle high street stia progressivamente dando maggior evidenza anche alle secondary street. “I fattori principali di attrattività di queste zone per i retailer sono diversi: i brand presenti lungo la via, l’elevato flusso pedonale, l’ottima visibilità e accessibilità e, ovviamente, i canoni di locazione mediamente più contenuti rispetto a quelli registrati nelle high street”, prosegue Faini.
I rendimenti degli immobili commerciali situati nelle high street della città meneghina, infatti, sono inferiori rispetto a quelli che si trovano nelle zone del semicentro. Questo perchè nelle grandi vie della moda milanesi gli spazi ad uso commerciale sono molto richiesti, e costituiscono un investimento più sicuro, ma meno redditizio.
Facendo un confronto tra i negozi urbani e i centri commerciali, luoghi al chiuso dove è difficile mantenere il distanziamento sociale, “possiamo ipotizzare – continua il ceo di World Capital Group – che i primi saranno più performanti. Inoltre, ci aspettiamo un incremento dei negozi di vicinato, prossimi al centro cittadino e con attivo un servizio a domicilio, che ha registrato una grande propulsione nei mesi di lockdown, generando nuove abitudini di acquisto nella popolazione”.
Panoramica del mercato retail in Italia
Se si analizza il mercato immobiliare retail italiano, Milano (insieme a Roma) rientra nella top 10 delle high street con un canone massimo rispettivamente di 11.300 €/mq/anno e 9.000 €/mq/anno. – Stando, infatti, al report Fashion high street, 2° semestre 2019, realizzato in collaborazione con Federazione Moda Italia, la città meneghina e la città eterna continuano a mostrare, negli ultimi cinque anni, canoni in crescita grazie all’offerta esclusiva di spazi di pregio in contesti di appeal sia per i brand internazionali che quelli Made in Italy di lusso.
Lo stock delle unità immobiliari censite nel catasto nelle categorie C/1 e C/3, che comprende gli immobili a destinazione negozi e laboratori, riguarda circa 2,55 milioni di unità sul territorio nazionale, con una concentrazione maggiore nell’area del Nord (40,1%). Seguono il Sud (26,9%) e il Centro (21,9%), mentre risulta inferiore la quota nelle Isole (11,1%). Tra le regioni, tuttavia, la maggior presenza relativa di negozi sul territorio si osserva in Lombardia (con una quota di stock di negozi del 14,3%), unico valore a doppia cifra insieme a quello della Campania (11%). Nelle altre macro aree da segnalare il Lazio (9,7% al Centro), la Sicilia (8,3% tra le Isole) e il Veneto (7,9% nel Nord Est).