Mutuo a tasso fisso o variabile: quale conviene oggi

Con tasso fisso si indica un tasso d’interesse che non oscilla in base all’andamento dei mercati finanziari; in altre parole, la rata del mutuo rimane immutata per l’intera durata del rimborso del debito
In una simulazione fornita da Bper, ipotizziamo che l’importo del mutuo sia di 140mila euro e che il valore dell’immobile sia di 200mila euro. Optando per il tasso fisso, la rata mensile si attesterebbe sui 644 euro
Mutuo a tasso fisso o a tasso variabile? Come raccontato da David Scala, responsabile mutui - direzione sales & marketing digital retail di Intesa Sanpaolo, negli ultimi anni le scelte delle famiglie italiane si sono orientate in gran parte verso la prima opzione, complici mercati monetari con valori ai minimi storici. Ma a partire dal mese di maggio, con le banche centrali in movimento, gli istituti di credito hanno assistito a un cambio di marcia. We Wealth, con il supporto di Bper e Intesa Sanpaolo, ha analizzato quali variabili considerare per scegliere la migliore alternativa. Tenendo conto che, con ogni probabilità, nella prossima riunione della Bce del 15 dicembre i tassi aumenteranno; incidendo di fatto sui mutui a tasso variabile.
Mutuo a tasso fisso o variabile: le differenze
Chiariamo innanzitutto quale sia la differenza tra le due tipologie di tasso. Con tasso fisso si indica un tasso d’interesse che non oscilla in base all’andamento dei mercati finanziari; in altre parole, la rata del mutuo rimane immutata per l’intera durata del rimborso del debito. Il parametro di riferimento degli istituti bancari è l’Eurirs che, come ricorda MutuiOnline, dipende dall’andamento di particolari derivati sui tassi (definiti “swap”) utilizzati dalle banche per proteggersi da potenziali perdite. Nel caso del tasso variabile, invece, la rata del mutuo subisce variazioni in base alle oscillazioni dell’Euribor, che indica il tasso medio delle transazioni finanziarie tra le principali banche europee.
Meglio il tasso fisso o il tasso variabile?
In una simulazione fornita a We Wealth da Bper su dati reali di mercato, ipotizziamo che l’importo del mutuo sia di 140mila euro e che il valore dell’immobile sia di 200mila euro. Supponiamo inoltre una durata del mutuo di 30 anni e un loan to value (indicatore che misura l’importo finanziato in rapporto al valore dell’immobile da acquistare) del 70%. Optando per il tasso fisso, la rata mensile si attesterebbe sui 644 euro per tutta la vita del finanziamento. Nel caso di un mutuo a tasso variabile la rata iniziale per un mutuo sottoscritto oggi sarebbe di 615 euro. Evidentemente il mutuatario sarebbe sottoposto alle oscillazioni dei tassi, che in questo momento sono in rialzo. Del resto, tale effetto è già ben visibile nelle rate dei mutui in essere: per esempio, chi avesse sottoscritto un finanziamento a tasso variabile al 1° giugno 2022 oggi si troverebbe a pagare una rata più cara di 150 euro. E non è finita qui. La tendenza è comunque a rialzo. In effetti, come anticipato in apertura, il 15 dicembre la Banca centrale europea si riunirà e con ogni probabilità seguiranno altri interventi sul costo del denaro. Quindi, meglio fisso o variabile? Dipende dalla propensione al rischio. La rata iniziale del variabile è oggi più competitiva, ma chi sceglie questa formula deve essere disposto ad accettare un aumento dell’esborso mensile anche rilevante.
Una terza strada è il variabile con Cap, vale a dire un tetto massimo al tasso d’interesse che consente al mutuatario di conoscere anticipatamente la rata massima che potrebbe dover essere disposto a pagare. In questo caso, ipotizzando sempre un importo del mutuo di 140mila euro, la rata mensile sarebbe di 658 euro mentre la rata massima sarebbe di 709 euro. Certo, anche il variabile con Cap è esposto alla dinamica dei tassi, ma ha un ombrello. Ipotizzando un aumento dei tassi d’interesse di 100 punti base, la rata da pagare in caso di un mutuo a tasso variabile salirebbe a 695 euro (contro i 709 euro del tetto del mutuo con Cap). Ipotizzando invece che l’importo del mutuo sia di 250mila euro e che il valore dell’immobile sia di 500mila euro, la rata mensile di un mutuo a tasso fisso sarebbe di 1.150 euro, in caso di un mutuo a tasso variabile sarebbe di 1.054 euro (che raggiungerebbe i 1.241 euro ipotizzando un aumento dei tassi d’interesse di 100 punti base) e in caso di un mutuo a tasso variabile con cap sarebbe di 1.176 euro.
“La consulenza fornita dalla banca sul mutuo rappresenta uno dei momenti di contatto commerciale più importante della vita dei nostri clienti, dipende dal reddito disponibile, dal valore dell’immobile, dalla durata attesa, dal fatto che nell’ambito familiare ci sia una situazione con figli molto piccoli o con esigenze d’investimento importanti legate allo studio, per esempio”, osserva Paolo Cerruti, responsabile direzione family & Poe di Bper. “Le famiglie italiane tendono a prediligere il tasso fisso. Ma dico sempre che una consulenza fatta bene sul tasso variabile può a sua volta offrire dei benefici”. Diverse analisi dimostrano infatti come, a parità d’importo, l’esborso complessivo per un mutuo a tasso variabile sia statisticamente inferiore a quello per un mutuo a tasso fisso. A partire dal mese di maggio, aggiunge Scala, è stato registrato un forte ritorno d’interesse proprio nei confronti del variabile e in particolar modo del variabile con Cap, che si è imposto come la prima scelta nelle domande di mutuo.
“Non esiste una soluzione di tipo di tasso in termini assoluti”, spiega Scala. “La scelta più conveniente, infatti, è semplicemente quella più coerente con le esigenze del cliente (ad esempio in base a propensione al rischio, attività lavorativa ed età) e con le caratteristiche del finanziamento stesso per durata, importo e rata”. Il mutuo variabile con Cap, continua, può assumere particolare rilievo in contesti contrassegnati da instabilità sui tassi monetari perché consente al cliente che prediliga una struttura di tasso variabile di non esporsi a variazioni dell’Euribor che possano spingere troppo in alto la rata. “Ovviamente nell’esame delle diverse proposte si deve prestare grande attenzione al valore del Cap come tasso massimo raggiungibile”, precisa Scala. “Anche nel contesto attuale, caratterizzato da aspettative di rialzi da parte delle banche centrali, il variabile con Cap può essere un’alternativa da valutare e confrontare con le altre soluzioni alternative”.