La variabile di genere non intacca la decisione o meno di investire in una casa, ma la tipologia di immobile scelto. Senza dimenticare il binomio metropoli-cittadina
Il futuro del real estate sta nel comprendere (e anticipare) i bisogni di una popolazione, quella femminile, che assume sempre più le redini delle decisioni familiari
Il 21% dei lavoratori italiani prevede di trasferirsi al sud e l’8% in un altro comune o in un’altra regione. Ma c’è anche chi intende acquistare una casa più grande
A livello generale, si è riscontrata con la pandemia e l’introduzione dello smart working la necessità di spazi più ampi e funzionali: in una survey condotta dall’ufficio studi Gabetti, che ha coinvolto 300 lavoratori, si è evidenziato come il 26% prevede di acquistare, o ha già acquistato, una casa più grande e il 24% immagina di apportare delle modifiche a quella attuale. Un altro fenomeno è quello relativo allo spostamento in un’altra città: il 21% prevede di trasferirsi al sud (south working) e l’8% in un altro comune o in un’altra regione. Questo fenomeno vale sia per le donne, sia per gli uomini. C’è però da dire che, nei periodi di lockdown, per molte donne è stato più complesso gestire l’equilibrio tra il lavoro, la vita domestica e la cura dei figli, perché in “casa” si sono concentrate tutte queste sfere. Potremmo quindi dire che, per molte donne, quest’anno il rapporto con la città sia stato più complicato, e che siano soprattutto loro a manifestare in questo momento un bisogno di rinnovamento della propria situazione abitativa.
Come cambiano le loro esigenze abitative a seconda delle diverse fasi della vita?
Sicuramente l’abitazione e le esigenze dei single sono completamente diverse da quelle di una famiglia. Se analizziamo un percorso di vita tipo di una persona, in questo caso donna, si passa da una prima scelta abitativa legata per esempio alla città in cui si vuole studiare, dove le esigenze più importanti sono la vicinanza all’ateneo, ma anche alla vita serale, e i prezzi contenuti grazie alla possibilità di condividere l’abitazione. Poi, con il sopraggiungere del primo lavoro, sono ancora tante le giovani donne che scelgono la condivisione della casa, magari con un’amica, possibilmente vicino a servizi e centro. Siamo ancora nella fase in cui l’affitto è la scelta preferita. Successivamente, con una condizione economica più stabile, molte decidono di comprare casa, magari con un compagno, e qui la scelta si indirizza su spazi più ampi, anche già un trilocale per poi passare nel corso del tempo a una casa ancora più grande, magari più distante dal centro ma in zone che offrano servizi di cui prima non necessitavano: asili, scuole, spazi verdi.
Quali città italiane possono essere considerate oggi più “woman friendly”?
Come è emerso dalla ricerca W City: le donne, la loro città, la loro casa realizzata da Scenari immobiliari in collaborazione con Gabetti, Milano rimane in testa alla classifica: internazionale, policroma, sicura, comoda ed efficiente, costituisce un modello da seguire. Qui non mancano le possibilità di carriera, di incontro, di svago. Poche città in Italia vantano la sua attrattività. Le grandi metropoli che invece hanno più problemi nella gestione dei servizi e sul piano della sicurezza, come Roma, sono considerate meno woman friendly. Il tema della sicurezza è, ovviamente, tra quelli più sentiti per una donna. In generale, si possono considerare maggiormente woman friendly le cosiddette “cittadine”, piuttosto che le metropoli, ovvero i piccoli-medi centri urbani dove magari ci si sposta più facilmente e tutto è a portata di mano.
In che modo la variabile di genere interviene nelle decisioni d’investimento immobiliare?
Il futuro del real estate sta nel comprendere e, se possibile, nell’anticipare i desideri e le necessità di chi cerca casa. Le donne hanno un fortissimo potere decisionale su tutto il nucleo familiare e, di conseguenza, sulla scelta della casa stessa, del quartiere, della città. Ma non solo. Pensiamo anche a come è cambiata la socieà moderna. Oggi le famiglie di un unico componente, soprattutto nei grandi centri, rappresentano una quota significativa. E, in questo contesto, la casa di una donna che vive sola risponde a canoni totalmente diversi rispetto a quelli di un uomo single. La variabile di genere non impatta molto sulla decisione o meno di investire in una casa, ma più che altro sulla tipologia di immobile scelto.
Di quali tipologie di immobili si tratta?
Emergenza sanitaria a parte, adesso le donne vivono molto più tempo fuori casa in confronto al passato. Si sentono parte della polis e vi partecipano. Ritengono inoltre che la sicurezza e le infrastrutture a livello di trasporti e servizi siano necessari per conciliare al meglio lavoro, famiglia e aspirazioni personali. Nella scelta di una casa, tre aspetti fanno sempre più la differenza per una donna: la sicurezza a 360°, la sostenibilità e, infine, la connessione, ovvero un’abitazione dotata di dispositivi elettronici (la cosiddetta “smarthome”). Dopo la pandemia si aggiunge anche un maggiore interesse per case più grandi e dotate di giardino o terrazzo e per location più a contatto con la natura.
Come cambia, infine, la propensione al rischio quando si parla di donne?
La loro resilienza, unita alla loro propensione ad avere una visione più a lungo termine, rende le donne meno impulsive e più ponderate nel momento in cui scelgono come investire le proprie risorse. Sono moltissime le ricerche che lo testimoniano. Ad esempio, uno studio condotto da Credit Suisse nel 2020 conferma come le donne raramente si impegnino in attività di trading, mentre una percentuale maggiore della loro ricchezza è detenuta in beni immobili e altri asset reali.
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di settembre 2021)