Il sunto delle novità fiscali attinenti alla legge di Bilancio è stato fatto in occasione del convegno “Facciamo più belle le nostre città”, organizzato da Intesa Sanpaolo e Anaci
In Italia, il 30% circa degli impieghi finali di energia è collegato ai consumi delle famiglie, al settore residenziale
In Italia sono presenti attualmente circa 13,7 milioni di edifici di cui 12,2 milioni a uso residenziale. Tra questi, oltre 1 milione sono condomini. Circa il 70% di essi è stato costruito prima che entrassero in vigore le norme sull’efficienza energetica (1976)
Se si mettesse in atto una strategia importante dal punto di vista dell’efficientamento energetico, i vantaggi sarebbero enormi: sia dal punto di vista dei rimborsi fiscali negli anni a seguire, sia nell’immediato nella bolletta energetica, sia sul valore degli immobili
Al momento, le detrazioni che riguardano l’eco bonus (quindi riqualificazione energetica) e il sisma bonus (prevenzione e riduzione del rischio sismico) non sono in discussione, sono entrambe in scadenza al 2021 e non dovrebbero subire modifiche.
Dovrebbe arrivare, invece, un altro anno di proroga per la detrazione sulle ristrutturazioni edilizie (fino al 2020), sia per le singole unità immobiliari sia per le parti comuni, e così anche per l’eco bonus sulle singole unità immobiliari.
Non è al momento prevista la proroga della detrazione per la riqualificazione dei giardini, mentre dovrebbe arrivare, per altri 12 mesi, la proroga del bonus mobili e grandi elettrodomestici abbinata ai lavori di ristrutturazione, agevolata al 50%.
Infine, dovrebbe debuttare per il solo 2020 il bonus facciate, con regole ancora tutte da definire. Per il momento si sa solo che sarà una detrazione Irpef, che si applicherà sia ai condomini sia alle singole unità abitative, e che avrà una percentuale di detrazione molto alta, pari al 90% (che è un record nel sistema delle detrazioni fiscali attuali perché il massimo era l’85% del sisma bonus), con un recupero in 10 anni.
Si tratta, infatti, di una sfida che interessa sicuramente i proprietari, ma anche il sistema bancario che spesso li finanzia dal punto di vista dell’acquisto degli immobili e utilizza i beni come garanzia del rimborso. È chiaro che il mantenimento del valore dal punto di vista economico interessa tutti i soggetti coinvolti.
A partire dal 2015, quando c’è stata la Conferenza di Parigi, a cui gli Usa proprio oggi, 5 novembre, si sono staccati, c’è stato un impegno di ridurre l’aumento delle temperature a livello globale a soli due gradi centigradi, rispetto alla situazione degli anni ’90. Per fare questo, le emissioni di gas serra dovrebbero diminuire del 14%. Lo scenario attuale ci vede però andare verso aumenti del 10-17% a seconda delle situazioni. Le politiche attuali non sono sufficienti; nemmeno tendendo conto delle promesse fatte e degli impegni presi arriveremo mai a raggiungere quell’obiettivo. Molto recentemente l’ultimo panel di esperti di cambiamento climatico ci ha detto che tutto sommato sarebbe meglio ridurre l’aumento della temperatura a solo 1,5 gradi per evitare una serie di conseguenze catastrofiche derivanti dall’innalzamento del mare. Per fare questo, rispetto ai livelli del 2015, le emissioni dovrebbero ridursi addirittura del 45%.
E cosa possono fare gli italiani con le abitazioni?
“Le abitazioni possono dare un contributo fondamentale. In Italia, circa il 30% degli impieghi finali di energia è collegato ai consumi delle famiglie, al settore residenziale. All’interno di questo 30%, il 70% dei consumi è legato alla climatizzazione, sicuramente invernale, ma anche sempre di più derivante da operazioni di rinfrescamento”, ha spiegato Stefania Trenti, responsabile industry research di Intesa Sanpaolo, direzione studi e ricerche.
Nel 2017, infatti, gli impieghi finali di energia sono stati pari a 121,1 Mtep. Il settore civile ha avuto un consumo di energia pari a 51,1 Mtep. Il consumo energetico del settore residenziale è stato di 32,6 Mtep. Da rilevare che qualcosa è stato fatto (nel 2017 il consumo energetico per la climatizzazione si è ridotto del 3,8% rispetto al 2016), ma non è abbastanza. “Occorre accelerare – ha aggiunto Trenti – Il patrimonio immobiliare italiano offre opportunità enormi, anche da un punto di vista energetico”
La situazione immobiliare italiana
In Italia sono presenti attualmente circa 13,7 milioni di edifici di cui 12,2 milioni a uso residenziale. Tra questi, oltre 1 milione sono condomini. Circa il 70% di essi è stato costruito prima che entrassero in vigore le norme sull’efficienza energetica (1976) e prima che questo tema diventasse anche un elemento importante dal punto di vista delle costruzioni.
Circa un terzo degli immobili del nostro Paese è stato costruito tra anni ‘60 e tutti gli anni ‘80, che sono stati gli anni del boom economico ma anche rappresentativi di una costruzione avvenuta molto in fretta, dove il tema dell’efficienza energetica era l’ultimo dei temi che ci si poneva progettando e costruendo.
Ma quand’è la prima volta che si è parlato di sostenibilità?
“Nel 1987”, ha risposto Francesco Burrelli, presidente nazionale Anaci, che ha detto – senza mezzi termini – che da allora è stato fatto poco rispetto a quello che si sarebbe potuto fare. Burrelli ha indicato in 8 miliardi l’anno la spesa sostenuta dall’Italia per tutto ciò che riguarda l’emergenza edilizia e in circa 100 miliardi l’ammontare per ricostruire il patrimonio immobiliare dalla Sicilia in su. E non è tutto: “Noi spendiamo circa 40 miliardi di euro in manutenzione ordinaria nei condomini e 80 miliardi in manutenzione straordinaria. Per fare cosa? – ha detto – La prima lex che ha parlato di ricostruzione vera (prima legge antisismica) è del 1974, mentre quella sul risparmio energetico era la n. 373 del 1976. E nessuno ha fatto niente. Si è aspettato fino ai contributi europei e gli sgravi fiscali”.
“La strada per rendere più efficiente questo patrimonio immobiliare è ancora è molto lunga. In Lombardia, il 37% degli edifici è ancora in classe G, (cioè quella a minore efficienza energetica), ai quali poi si deve aggiungere un 23% di immobili n classe F, per cui si capisce quanti edifici abbiano ancora bisogno di essere efficientati da un punto di vista energetico”, ha spiegato Trenti, dicendo che sono due i temi rilevanti per accelerare su questa strada: uno culturale e uno finanziario.
“Secondo una indagine della Fiaip del 2017, tra gli elementi che possono scoraggiare l’acquisto di un immobile in classe energetica elevata c’è un elemento portante di livello culturale e di consapevolezza ambientale ma anche un tema di disponibilità di spesa”, ha dichiarato Trenti, ricordando che, in questo scenario, gli incentivi hanno funzionato bene. C’è stata infatti una crescita costante, che ha sostenuto il mercato delle costruzioni, settore che ha subito negli anni passati una grande crisi. “L’unico comparto che ha sostenuto il mondo costruzioni negli ultimi 10-15 anni è il mondo della ristrutturazione edilizia. E lo sarà anche per i prossimi”, ha aggiunto Trenti.
Dello stesso avviso anche Cinzia Bruzzone, responsabile Retail di Intesa Sanpaolo, che ritiene che “questo è il momento ideale per una svolta, grazie alla agevolazioni fiscali e alle condizioni di tasso particolarmente favorevoli”.
In conclusione, se si mettesse in atto una strategia importante dal punto di vista dell’efficientamento energetico, i vantaggi sarebbero enormi: sia dal punto di vista dei rimborsi fiscali negli anni a seguire, sia nell’immediato nella bolletta energetica, sia sul valore degli immobili.
Secondo l’ufficio studi di Immobiliare.it, infatti, il prezzo medio degli immobili in Italia è di 1.940 euro al metro quadrato, mentre il costo medio per una casa in classe A è di 2.618 euro, una differenza quindi del 34%, ma che può toccare punte del 60% per progetti di particolare pregio, magari in classe A++, oppure vicini al centro.