Il real estate crowdfunding può rappresentare una fonte di reddito alternativa ai comuni strumenti finanziari
I pro e i contro dell’equity crowdfunding illustrati da Maurizio Fraschini (Puri Bracco Lenzi e Associati)
“Nell’attuale contesto di emergenza epidemica è sicuramente difficile fare previsioni e il fattore realmente dirimente sarà il tempo. Come condiviso da tutti gli esperti, se la situazione non evolverà presto positivamente – pur con limiti e cautele – gli effetti e le ricadute nocive sul nostro sistema economico saranno sempre più severi e di lungo corso. Ma, volendo essere ottimisti, si potrebbe argomentare che il crowfunding sia una formula da considerare anche per i piccoli risparmiatori, che potrebbero avere uno strumento di diversificazione del loro patrimonio e investimenti, in grado di porli al riparo da eventuali effetti inflattivi che potessero intervenire e che – in un mercato che verosimilmente presenterà maggiori opportunità di acquisto anche speculative – possa consentire un piccolo investitore di partecipare a “occasioni” di investimento che singolarmente non sarebbe in grado di intercettare, affrontare e gestire. Una sorta di club deal declinato in scala ridotta e forse più attagliata ai nuovi contesti finanziari”, ha dichiarato Maurizio Fraschini, che interpellato su opportunità e rischi di questo strumento ha risposto: “I principali pro del real estate crowdfunding possono essere individuati nella platea ampissima alla quale si rivolge la proposta di investimento; nella riduzione delle barriere di ingresso, considerato che l’investimento può essere fatto anche per somme contenute (anche di 500 euro); nella facilità di execution, che può essere perfezionata utilizzando anche un semplice smartphone e anche nella circostanza che generalmente le opportunità di investimento proposte son state preventivamente sottoposte a due diligence (cosa che un investitore retail non farebbe) e approvate a seguito di un processo di valutazione da parte di esperti in materia”.
I contro
Ovviamente ci sono anche degli aspetti che vanno analizzati con profonda attenzione. Occorre evidenziare un intrinseco e altrettanto elevato livello di rischiosità derivante dall’intuibile mancanza di conoscenza specifica del mercato da parte dell’investitore. “Forse maggiore nelle iniziative di puro equity crowdfunding – ha aggiunto Fraschini – visto che nel lending il rischio è concentrato sulla solvibilità del debitore, più verificabile e circoscrivibile, anche considerato il fatto che l’asset sottostante è costituito da un immobile che potrebbe riscontare difficoltà di rivendita, ove la scelta dell’asset fosse stata errata”.
Inoltre, il ritorno potrebbe essere non immediato, poiché è verosimile che una società di nuova costituzione – come una piattaforma di crowdfunding – non riesca a produrre utili nel breve periodo. “Al riguardo, il Dl n.179 del 2012 (noto come il Decreto crescita bis, ndr), ha posto il divieto di distribuzione di utili – che saranno eventualmente reinvestiti nella società – per tutto il periodo in cui la società emittente possiede i requisiti di startup innovativa (cioè per un massimo di 4 anni dall’iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese)”, ha proseguito Fraschini, che ha concluso ricordando che, infine, un rischio implicito per questo tipo di investimento è legato anche alla possibilità di essere coinvolti in iniziative illecite o truffe che, nonostante la normativa puntuale e la vigilanza di Consob in Italia, potrebbero essere realizzate attraverso internet.