Brexit e gli immobili degli italiani in Uk: profili critici

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L’uscita del Regno Unito dall’Ue ha cambiato la base imponibile su cui calcolare l’Ivie. Considerando i prezzi esorbitanti degli immobili londinesi, la pressione fiscale sui contribuenti italiani non sarà indifferente e non potrà che aumentare

L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea si trasformerà in un maggior prelievo fiscale per gli italiani proprietari di immobili in Inghilterra. Un investimento considerato da sempre come sicuro e redditizio, forse inizia a manifestare qualche cedimento. Cos’è cambiato quindi dal 1° gennaio 2021, termine del periodo transitorio, per i contribuenti italiani proprietari di immobili a Londra?
Innanzitutto, giova ricordare che i redditi dei contribuenti fiscalmente residenti in Italia, ovunque essi siano prodotti, sono tassati secondo le norme italiane in base all’art. 3 del Tuir (cosiddetto Worldwide taxation principle). Tra questi redditi rientra anche il possesso di immobili all’estero che è soggetto ad un’imposta patrimoniale (Ivie), pari allo 0,76% del valore dell’immobile.
Per i proprietari di immobili situati in Paesi dell’Unione europea (Ue) o nei Paesi aderenti allo Spazio economico europeo (See: Norvegia, Islanda e Liechtenstein) la base imponibile per il calcolo dell’Ivie è costituita dal valore catastale come determinato ai fini dell’assolvimento di imposte di natura patrimoniale o reddituale nel Paese in cui l’immobile è situato. Nel caso di non appartenenza alla Ue o See, si applicherà il costo di acquisto o, in mancanza, il valore di mercato.

L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ha cambiato quindi la base imponibile su cui calcolare l’Ivie, non più identificata dal valore catastale, bensì dal prezzo di acquisto, che deve necessariamente essere documentato, o dal valore di mercato, che deve risultare da idonea stima peritale. In breve, un considerevole aumento dell’imposta dovuta dai residenti italiani con proprietà immobiliari inglesi.

Ante Brexit, il valore catastale assunto come riferimento per il calcolo l’Ivie era il valore utilizzato per l’assolvimento della Council tax, imposta municipale sulle abitazioni inglesi, che non prevede l’identificazione precisa del valore dell’immobile, ma il collocamento all’interno di prefissate fasce di valore, ognuna delle quali va da un minimo a un massimo. Fasce che, per loro natura, non riflettono certo il prezzo di mercato delle case londinesi, considerando che la band più alta è pari a 320mila sterline. Pertanto, non potendosi definire un valore puntuale dell’immobile per il calcolo dell’Ivie l’Agenzia delle Entrate aveva riconosciuto la possibilità di adottare il valore medio, tra il minimo e il massimo, della fascia attribuita ai fini del calcolo della Council tax.

Per effetto della Brexit, come anticipato, dal 1° gennaio 2021 il valore catastale della Council tax non sarà più utilizzabile per determinare la base imponibile, ma sarà necessario rifarsi al costo acquisto o al valore di mercato, decisamente meno convenienti. Tale orientamento è stato confermato anche dall’Agenzia delle Entrate in occasione di Telefisco 2021. Considerando peraltro i prezzi esorbitanti degli immobili londinesi, la pressione fiscale sul contribuente italiano non sarà indifferente e non potrà che aumentare.

Ad aggravare il peso dell’Ivie poi si aggiunge l’impossibilità di scomputare l’imposta pagata nel Regno Unito; elemento questo che non costituisce comunque una novità per effetto della Brexit ma un aggravio già presente fin dall’introduzione dell’imposta sugli immobili esteri. La Council tax, infatti, non può essere portata in detrazione dell’Ivie, non presentando natura patrimoniale come la nostra Ivie ma essendo piuttosto un tributo dovuto per il godimento di servizi locali forniti dal consiglio comunale “Borough council”.

In conclusione, il fisco italiano beneficerà di maggiori entrate, ma il contribuente italiano dovrà ripensare alla redditività dell’investimento effettuato in passato. Forse a causa dell’effetto combinato del maggiore aggravio dell’imposizione patrimoniale e della crisi degli affitti a seguito della pandemia, il mercato immobiliare anglosassone, soprattutto londinese, rischia di dimostrarsi molto meno attrattivo.

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