“Le nostre aspettative sui prezzi petroliferi sono moderatamente ribassiste rispetto ai valori attuali”, ha affermato a We Wealth il senior market strategist di IG, Filippo Diodovich, “in un’ottica di portafoglio crediamo che sia ragionevole diminuire l’esposizione sul comparto oil&gas e aumentare quella sul comparto finanziario”
Il futuro del mercato petrolifero è diviso fra due spinte opposte: il rallentamento economico, che potrebbe condurre a una recessione negli Stati Uniti e in Europa e la riduzione dell’offerta di greggio dovuta al calo della produzione proveniente dalla Russia. Al momento è difficile stabire quale delle due spinte si rivelerà prevalente sui prezzi del barile – con analisti e osservatori abbastanza divisi negli outlook.
La crisi ucraina e la ripresa dei consumi globali in seguito alle riaperture ha contribuito a un massiccio rincaro energetico che ha spinto sui mercati azionari il comparto oil & gas, uno dei pochi vincitori in Borsa nel primo semestre 2022. Tuttavia, nell’ultimo mese all’11 luglio il barile di petrolio Brent ha ceduto quasi il 14% riflettendo i maggiori timori di recessione – un fenomeno che solitamente si accompagna a una minore domanda di greggio e sollievo sui prezzi dell’oro nero.
La riduzione dei prezzi petroliferi ha contribuito a ridimensionare un po’ il ritorno del comparto energetico a Wall Street: l’indice S&P 500 Energy, che rimane su del 27,95% da inizio anno, ha perso nel solo mese compreso fra l’8 giugno l’8 luglio il 22,56%. Dalla complessa analisi di domanda e offerta di greggio nei prossimi mesi deriveranno le strategie di portafoglio su questo settore.
“L’aumento dei rischi di recessione per le economie occidentali e l’incremento dei casi di Covid-19 in Cina fanno salire le prospettive che nella seconda parte dell’anno i prezzi petroliferi potrebbero mostrare ulteriori ribassi”, ha dichiarato a We Wealth il senior market strategist di IG, Filippo Diodovich, “le azioni delle banche centrali, soprattutto della Federal Reserve, con rialzi significativi dei tassi di interesse per raffreddare l’economia e abbassare le pressioni inflazionistiche dovrebbero colpire anche il settore petrolifero”.
“Al momento, le probabilità che molti paesi occidentali possano registrare nella seconda metà dell’anno una contrazione delle attività economiche e un calo della domanda di greggio sono molto elevate”, ha aggiunto lo strategist di IG, “inoltre, ci sono ancora tanti dubbi sulla diffusione della nuova variante Omicron 5 in Cina, che potrebbe convincere le autorità politiche a reintrodurre misure restrittive come i lockdown”. Al 10 luglio, l’8,1% della popolazione cinese, ossia 114,8 i milioni di persone, vive in città soggette a lockdown completo o parziale, secondo i dati pubblicati dalla banca Nomura.
“Le nostre aspettative sui prezzi petroliferi sono moderatamente ribassiste rispetto ai valori attuali”, ha affermato Diodovich, “in un’ottica di portafoglio crediamo che sia ragionevole diminuire l’esposizione sul comparto oil&gas e aumentare quella sul comparto finanziario”. Quest’ultimo, infatti, dovrebbe raccogliere i frutti dell’aumento dei tassi di interesse che aumenta i margini sulle attività di credito bancario.
Che il prossimo anno l’equilibrio di domanda e offerta determinerà, ancora, prezzi petroliferi elevati è invece la tesi espressa, lo scorso 15 giugno, dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). “L’offerta globale di petrolio potrebbe faticare a tenere il passo con la domanda l’anno prossimo”, che dovrebbe aumentare a 2,2 milioni di barili al giorno, “sanzioni più severe costringeranno la Russia a chiudere più pozzi e diversi produttori si scontreranno con i limiti di capacità”. Secondo la Iea la produzione di greggio dalla Russia andrà a ridursi di 3 milioni di barili al giorno entro l’inizio del 2023 a 8,7 milioni. Per ragioni diverse Russia e Cina, e le relative variazioni di offerta e domanda di petrolio, rappresentano un asse fondamentale per comprendere l’andamento dell’economia globale.