I flussi netti verso gli Etf sono stati positivi nel 2022, a differenza di quelli verso i fondi attivi
Nonostante il calo dei mercati azionari, l’esposizione degli investitori globali ai fondi equity è scesa di pochi punti percentuali
L’interesse per i fondi tematici si è raffreddato
Con i mercati azionari e obbligazionari
in forte ribasso nel 2022, non c’è da stupirsi se gli investitori
in fondi un po’ in tutto il mondo hanno fatto piovere richieste
di riscatto. Ma non è stata una disfatta totale per l’industria
del risparmio gestito.
Secondo i dati Morningstar, a livello
globale i deflussi netti dai fondi a lungo termine (tutte le
tipologie esclusi i monetari) sono stati pari a 530 miliardi di
dollari (circa 487 miliardi di euro al cambio attuale), che
corrispondono all’1,1% del patrimonio complessivo del 2021.
Il 2023 è iniziato sotto una nuova
luce per gli investitori globali, con i mercati in rialzo, ma ci sono
ancora molte incognite sull’andamento dell’economia, le future
mosse delle banche centrali e le conseguenze della guerra in Ucraina.
Nell’industria dei fondi, quindi,
sarà interessante monitorare tre trend.
La migrazione verso gli Etf
Il primo trend è lo spostamento degli investitori verso le strategie passive. Recentemente, si
è riacceso il dibattito sul fatto che i gestori attivi possano fare
meglio degli indicizzati in questa fase di mercato, anche se le
analisi Morningstar sull’anno scorso mostrano che il tasso di
successo è rimasto basso. I sostenitori dell’approccio attivo
adducono ragioni quali la necessità di essere selettivi e flessibili
in un contesto di elevata inflazione, tassi di interesse in aumento e
rischi di recessione.
Tuttavia, gli investitori stanno
andando in un’altra direzione. Nel 2022, a livello globale i fondi
a lungo termine hanno registrato deflussi netti per 1.282 miliardi di
dollari (1.179 miliardi di euro), mentre gli Etf (Exchange
traded fund) hanno raccolto 754 miliardi di dollari (693
miliardi di euro).
Nonostante i fondi tradizionali
continuino a detenere la quota maggiore del patrimonio dell’industria
del risparmio gestito globale (62%), l’avanzata delle strategie
passive è inesorabile.
“La loro quota è cresciuta dell’1%
annuo tra il 2008 e il 2013 e del 2% dal 2015 al 2020 – afferma
Sylvester Flood, senior editorial director di Morningstar –
Nel 2021 e 2022, c’è stata un’accelerazione del 2,45% e del
2,31% rispettivamente”.
Investitori con i nervi (relativamente) saldi
Il secondo trend riguarda il comportamento degli investitori. È vero che i riscatti sono
stati ingenti, ma l’asset allocation è rimasta relativamente
stabile. I dati Morningstar mostrano che l’esposizione alle azioni
è scesa solo leggermente dal 58 al 55% e quella alle obbligazioni è
passata dal 27 al 26%.
Nonostante il forte calo del mercato
azionario, i riscatti netti dai fondi equity sono stati contenuti
in 10 miliardi di dollari (9,2 miliardi di euro), con un impatto
limitato sul patrimonio che ammontava a circa 29 mila miliardi
all’inizio del 2022. Il tasso di crescita organica, indicatore dei
flussi in percentuale degli asset iniziali, infatti è stato pari a
zero, non negativo.
È stato più pesante il bilancio
per i fondi obbligazionari, che hanno registrato un calo del 4%
del patrimonio, in termini di organic growth rate. Si è
trattato del secondo peggior risultato per il reddito fisso dal
2008.
Con pochi posti in cui rifugiarsi, nel
2022 gli investitori hanno riscoperto le strategie alternative
e sarà interessante vedere se il trend continuerà. Questi fondi,
che si pongono degli obiettivi di rendimento svincolati
dall’andamento dei mercati, hanno registrato un tasso di crescita
organica del 2% l’anno scorso, a fronte di flussi netti per 12
miliardi di dollari (11 miliardi di euro).
Popolarità dei fondi tematici in calo
Il terzo trend ha toccato i fondi tematici. L’euforia dell’era pandemica si è raffreddata nel 2022 e il nuovo anno sarà importante per capire quale posto in portafoglio riserveranno a queste strategie gli investitori.
Il cambio di rotta è stato piuttosto
netto. I flussi si sono ridotti drasticamente nel 2022 (+3,6
miliardi di dollari; 3,3 miliardi di euro), dopo aver registrato una
crescita organica del 54% nel 2020 e del 33% nel 2021. Il patrimonio
globale dei fondi tematici è sceso da 857 miliardi di dollari (788
miliardi di euro) a 588 miliardi di dollari (541 miliardi di euro)
tra il 2021 e il 2022. Attualmente rappresentano l’1,5% degli
asset dell’industria globale del risparmio gestito.
In effetti, tenere i nervi saldi non è
stato facile nel 2022, dal momento che la perdita media dei fondi
tematici è stata intorno al 30% in dollari, un dato che si
confronta con il -17,91% dell’indice azionario globale (Morningstar
global markets index in dollari).
Il tema tecnologico, che è
anche il più grande in termini di asset (43% del totale del
patrimonio dei fondi tematici), è stato il più colpito dai
riscatti, con 6,1 miliardi di dollari (5,6 miliardi di euro)
fuoriusciti nel 2022, dopo che l’anno precedente le sottoscrizioni
nette avevano sfiorato i 96 miliardi di dollari. È stato anche
quello che ha sofferto di più in termini di performance, in quanto
particolarmente sensibile al rialzo dei tassi di interesse e ai
timori di rallentamento dell’economia. Inoltre, il ritorno verso la
normalità, dopo la pandemia, ha fatto venire meno alcuni dei fattori
che ne avevano sancito la popolarità, come il lavoro da remoto o la
necessità di fare acquisti online a causa dei lockdown.
Gli investitori hanno continuato,
invece, a credere nelle opportunità legate al cosiddetto “mondo
fisico”, che include le energie alternative, l’acqua,
l’economia circolare e le nuove frontiere del
cibo. Morningstar ha stimato flussi netti per 15,3 miliardi di
dollari a fronte di rendimenti medi negativi per circa il 21% in
dollari. È possibile che tra gli investitori sia più diffusa la
consapevolezza che si tratta di trend di lungo periodo e la volontà
di contribuire alla transizione verso un’economia più pulita e
sostenibile.