Bond made in China. Il debito onshore cinese da valutare

Teresa Scarale
Teresa Scarale
19.7.2018
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Il mercato obbligazionario cinese è il terzo al mondo per dimensioni, eppure resta un territorio relativamente inesplorato dagli investitori internazionali. Secondo molti, questo mercato offre infatti numerose opportunità di investimento, ma anche molti rischi. L'analisi è tratta dallo studio di Edmund Goh, investment manager - Asia fixed income di Aberdeen Standard Investments

Le dimensioni del mercato onshore dei bond cinesi non possono essere ignorate

Risulta fondamentale l'analisi del rischio di credito dell'emittente obbligazionario. Il fatto è che la Cina deve ancora fare molta strada sul fronte della corporate governance, della trasparenza finanziaria e della protezione degli investitori

Apparentemente i tempi non sono facili per il mercato dei bond cinesi. L'attuale inasprimento delle norme e i limiti imposti al sistema bancario ombra sono provvedimenti certo auspicabili, i quali però gravano sulle capacità di finanziamento delle società private.

Non solo questione di dimensioni


Ma le dimensioni del mercato onshore dei bond cinesi non possono essere ignorate. E l'indice Bloomberg-Barclays Global Aggregate infatti includerà i titoli di Stato e delle banche statali denominati in renminbi a partire dall'aprile 2019. Il mercato obbligazionario cinese è prevalentemente rivolto all'interno e storicamente si è rivelato scarsamente correlato con gli altri mercati obbligazionari mondiali. Ha sempre offerto quindi una buona opportunità di diversificazione.

Un'altra caratteristica interessante è che la Cina ha una bassa dipendenza dai finanziamenti esterni. Il debito estero del paese ammontava a poco più del 13% del Pil a fine 2017. Si tratta di una delle percentuali più basse in Asia e nei mercati emergenti. In totale, il debito pubblico rappresenta solamente il 37% del Pil cinese, molto più basso di molti mercati sviluppati.

Fonti di liquidità


Come in altri mercati, il mercato dei bond in Cina ricopre un ruolo importante per il finanziamento dello sviluppo di lungo termine. Esso fornisce capitali sia al governo che ai numerosi enti statali. Ora che il mercato sta iniziando ad aprirsi, gli investitori esteri possono cominciare a immettersi in questo flusso di capitali. Gli enti statali che applicano le politiche nazionali o le banche statali che finanziano i grandi progetti di sviluppo sono opportunità interessanti per chi investe in obbligazioni in renminbi. Anche le imprese parastatali sono un'alternativa appetibile, comprese quelle che gestiscono la rete elettrica nazionale, i grandi impianti di gas e petrolio o le centrali idroelettriche.

Punti di attenzione sui bond cinesi


Risulta fondamentale l'analisi del rischio di credito dell'emittente obbligazionario. Il fatto è che la Cina deve ancora fare molta strada sul fronte della corporate governance, della trasparenza finanziaria e della protezione degli investitori. Le insolvenze risultano essere in aumento. Il prezzo del rischio di credito va quindi differenziato. D'altra parte questo fenomeno sottolinea la necessità di adottare un approccio rigoroso sul rischio di credito. Al 4 giugno 2018, 12 emittenti onshore sono risultati insolventi su 21 obbligazioni, per un capitale complessivo di 20,2 miliardi di renminbi.

Priorità simili, conseguenze diverse


Inoltre, è interessante notare che i rendimenti obbligazionari in Cina, che sono stati superiori a quelli Usa per quasi dieci anni, hanno iniziato a convergere.

L'aumento dei tassi Usa ha fatto salire i rendimenti rispetto ai minimi in diversi decenni. La Cina dal canto suo aveva già registrato un brusco aumento dei rendimenti dal 2016. Ed è dovuta intervenire politicamente per affrontare la crescita rapida del credito, le pressioni ambientali e la corruzione. Questi interventi dimostrano la volontà di sacrificare la crescita nel breve periodo per ottenere una crescita più equilibrata, sostenibile e di maggiore qualità. In questo frangente il mercato obbligazionario è quindi favorito.
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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