Banche italiane con 80 mld di npl: le vie per la liquidità

Teresa Scarale
Teresa Scarale
15.11.2020
Tempo di lettura: 5'
Nei prossimi mesi le banche italiane saranno sommerse da una mole di npl. L'ossatura istituzionale e finanziaria europea sta però affilando le armi. Le riflessioni di Enrica Landolfi di Hsbc

«Le banche europee si stanno preparando all'onda d'urto dei crediti deteriorati previsti per i prossimi mesi». Un impatto che a prima vista potrebbe ricordare la crisi del 2008

Il valore degli npl in pancia alle banche italiane è destinato a diminuire. Aumenterà l'offerta, si allungheranno i tempi di recupero. E l'incertezza ha un costo, che il prezzo degli asset incorpora

Esiste un'equazione per risolvere il problema dei crediti deteriorati: Amco, garanzie, piattaforme. La gacs dello Stato italiano ha migliorato trasparenza e qualità del mercato

«Le banche europee si stanno preparando all'onda d'urto dei crediti deteriorati previsti per i prossimi mesi», avverte Enrica Landolfi, head of Abs origination for continental Europe and structured finance for Italy, Hbsc. Un impatto che a prima vista potrebbe ricordare la crisi del 2008: ma non è così. La caratteristica della crisi dei mutui fu la stretta creditizia (credit crunch). Nel 2020 invece è la liquidità in ingresso a mancare (lost provisioning). La prima fu una crisi finanziaria, la seconda è una crisi reale.

Unlikely to pay vs non performing loans


I crediti di cattiva qualità non sono tutti uguali. La più importante distinzione divide gli unlikely to pay (utp) dai non performing loan (npl). Per quanto entrambe le masse siano complesse da gestire, la differenza è sostanziale. Nei primi, crediti in sofferenza, l'insolvenza è ancora solo potenziale (si è in presenza di ritardi nei pagamenti, intorno ai tre mesi). Nei secondi, crediti deteriorati, il rapporto fra creditore e debitore si è ormai interrotto: sono in corso le vie legali.

Nel 2019 in Italia si contavano 61 miliardi di euro di crediti in sofferenza. Per quanto riguarda gli npl, si stima invece che a conclusione del 2020 solo nella Penisola ce ne saranno 80 miliardi. E il loro valore (prezzo) è destinato a diminuire. Perché? Aumenterà l'offerta, si allungheranno i tempi di recupero a causa del lockdown che ha ingolfato i tribunali. L'incertezza poi, ha un costo, che il prezzo degli asset incorpora spingendone il valore al ribasso.

«Quando le attuali moratorie termineranno, ci sarà un'ondata di npl», conferma Landolfi. Né l'Italia sarà la peggiore della partita: «Le prime stime parlano di 100 miliardi per la Francia». Al di là dei numeri a bilancio nei singoli paesi, ci si troverà davanti un problema di cui occuparsi. Lo smaltimento dei portafogli npl necessiterà di un sistema bancario adeguato, capace di mettere in campo nuovi strumenti di recupero.
Al momento, nell'Unione europea, esistono tre schemi di trattamento dei crediti deteriorati:

  • asset management company: acquisiscono e liquidano i portafogli di attività finanziarie e immobiliari illiquide che appesantiscono i bilanci delle banche.

  • Schemi di garanzia (in Italia la Gacs, che scade a marzo 2021).

  • Piattaforme di coordinamento. Hanno l'obiettivo di garantire una maggiore efficacia e rapidità nella ristrutturazione dei crediti, integrando fra loro le negoziazioni di più creditori con lo stesso debitore. Non prevedono interventi pubblici o garanzie e lasciano gli npl nei bilanci delle singole banche.


Ce n'è allo studio un quarto: la bad bank. Un veicolo societario in cui far confluire le sofferenze creditizie di una banca. L'obiettivo è quello di depurare gli istituti finanziari dalle perdite derivanti da esposizioni non solvibili.

Banche italiane e npl, un'equazione a tre (per ora) fattori: Amco, gacs, bad bank


Amco


Le amco si inseriscono in un contesto già attivo, «per smaltire una quantità di npl che il mercato da solo non è in grado di assorbire. Non basta però creare un acquirente: gli interventi vanno fatti n maniera completa», sottolinea Landolfi. In Italia, Amco continua ad acquisire crediti deteriorati (si pensi alla vicenda Mps), ma non ha ancora cominciato a liquidarli e a incassare. Come le controparti europee (solo Irlanda, Spagna e Slovenia si sono dotate di simili società di gestione), gode della possibilità di poter essere un attore di mercato abilitato a porre in essere le procedure più opportune per ricavare il massimo dalla gestione delle masse.

Gacs


L'Italia è stato il primo paese europeo ad approntare il fondo di garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze (gacs): lo Stato si fa garante (dietro il pagamento di una commissione annuale) per lo smobilizzo dei crediti bancari in sofferenza. Questo meccanismo ha migliorato la trasparenza e la qualità del mercato degli npl. Infatti, possono accedervi soltanto i titoli senior con rating investment grade (BBB- o superiore) di un'agenzia indipendente. Perciò l'estensione della garanzia potrebbe scongiurare un crollo dei prezzi dei crediti deteriorati: si osserva infatti che gli npl con gacs costano il 25% in più di quelli senza. «La banca ha un vantaggio regolamentare», specifica Landolfi.

L'opzione bad bank


Già dal 2017 Andrea Enria, presidente del Consiglio di vigilanza della Bce sollecitava l'opportunità della creazione di una bad bank europea, senza trovare riscontri positivi da Bruxelles. Ora però il sentiment dell'esecutivo Ue è cambiato, e l'opzione della bad bank europea è concretamente allo studio. Per evitare una frammentazione del mercato, bisogna assicurare un meccanismo comune di finanziamento e una armonizzazione dei prezzi, dice il presidente della Vigilanza. Lo stesso Enria però dichiara che una rete europea di bad bank «non ha nulla a che fare con l'aiutare banche che hanno assunto rischi eccessivi e non hanno saputo gestirli, ma si tratta di consentire alla banche di tutta Europa di continuare a sostenere famiglie, piccole imprese ed imprese solvibili». Si spera adesso che il network sia attivo nella prima metà del 2021, come vorrebbero alcune indiscrezioni istituzionali.
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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