In una società dove i confini della vecchiaia vanno dai 65 ai 90 anni, l’elemento differenziante più che l’età è il mix di stato di salute, stato coniugale, eventuale proprietà della casa o ancora affitto, situazione previdenziale
Per la maggior parte dei nuovi longevi, la voce patrimoniale più diffusa è spesso la casa di proprietà, che può diventare fonte di liquidità, con formule di “reverse mortgage” (accendo un mutuo sulla mia casa e lo restituisco solo quando la vendo o alla mia morte) o la vendita di nuda proprietà
La gamification aiuta a definire possibili scenari futuri, ognuno dei quali potrebbe suggerire strategie e interventi diversi, perché espone a rischi od opportunità differenti
Ma a condizionare il benessere anche finanziario delle persone anziane non c’è solo la necessità di liquidità. È molto rilevante, per esempio, lo stato coniugale. Le persone che arrivano in coppia alla tarda età sono più forti, finanziariamente, fisicamente, mentalmente”. È piuttosto evidente che, in questo quadro, il lavoro del consulente si complica: tracciare un panorama così variegato e composito, cliente per cliente, ostacolato dal reperimento dati e spesso da limiti della regolamentazione sulla privacy, fa immaginare la necessità di qualche aiuto. Secondo Ira Sobel gli strumenti utili per questa evoluzione della consulenza sono tre. “Primo, un approccio olistico. Se la forza o la fragilità di una persona passa dal suo stato di vita, più che strettamente finanziario, è evidente che il consulente meglio agirà se avrà a disposizione un inquadramento globale, onnicomprensivo del suo cliente, che comprenda la sua liquidità bancaria, gli investimenti, polizze vita e sanitarie, profilo pensionistico pubblico e contratti di previden- za integrativa, proprietà immobiliari e partecipazioni societarie”. Secondo, una consulenza ibrida uomo/macchina. Il consulente finanziario deve sfruttare il più possibile il supporto delle nuove tecnologie nel lavoro di raccolta e analisi dei dati su ampia scala. “Qui possono essere di grande aiuto le piattaforme di open banking in grado di raccogliere in un unico luogo tutte le informazioni utili ad inquadrare il cliente, anche proveniente da fonti diverse.
Quando il consulente abbia l’autorizzazione del cliente ad accedere ai suoi dati presso un’unica fonte, sarà più facile pianificare in modo più efficace – dice Sobel -. L’open banking aiuterebbe i consulenti finanziari a fungere da family office digitale, oltre a rappresentare una risorsa che, in caso di degenerazione dello stato di salute o cognitivo del cliente, può essere di grande aiuto anche ai familiari care giver”. E infine, la ricercatrice richiama il concetto di gamification. “Se è vero, come abbiamo detto finora, che a definire la resilienza o la fragilità di un senior non è tanto l’età quanto il suo status situazionale – afferma Sobel – la consulenza deve, una volta raccolti tutti gli elementi relativi alla situazione di vita del cliente, immaginare scenari diversi per pianificare, in modo da sostenerne la resilienza a rischi non esclusivamente finanziari, tanto più in un arco di sopravvivenza così ampio. Questo è il regno dei robo advisor, in grado di ingerire, digerire e metabolizzare una quantità monumentale di dati e produrre scenari finemente circostanziati”. Spesso il robo advisor si rivela anche un modo utile per coinvolgere il cliente in modo interattivo, creando consapevolezza delle possibili evoluzioni future del suo status. E se l’idea della relazione con un robot fa impressione, pensiamo che nel giro dei prossimi 10 anni gli stessi millennial avranno 50 anni. “In sintesi – conclude Sobel – il consulente deve diventare un consigliere che usa la tecnologia come un ortopedico usa una radiografia. Così concepita, la consulenza finanziaria potrebbe diventare ancora più importante nell’era della longevità”.
Articolo tratto dal magazine We Wealth di gennaio 2021
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