- L’emergenza ha indotto singole persone, organizzazioni e l’intero Paese ad adottare l’innovazione ad una velocità e con una pervasività che fino a poche settimane fa sarebbe sembrata inimmaginabile
- Il Sistema Italia nel complesso uscirà rafforzato, ma nel mondo del business l’emergenza potrebbe accentuare la distanza tra primi e ultimi della classe
- La tecnologia potrebbe dare un contributo anche per soffisfare la ricerca di liquidità: il caso delle fintech che sviluppano sistemi di valutazione del rischio attraverso big data e sistemi di intelligenza artificiale
D’altro canto, l’auspicio è che la marea dell’innovazione che ha inondato l’Italia in queste settimane non cali con la fine dell’emergenza, ma sopravviva e si radichi stabilmente incarnando una nuova normalità”. Molte delle resistenze al cambiamento, del resto, sono state abbattute, l’esempio del commercio elettronico è lampante: prima della crisi, ricorda il docente, solo il 23,9 % degli italiani aveva effettuato acquisti online (dato 2019). Una volta superato il lockdown, il blocco delle attività per contenere il contagio, la propensione agli acquisti sul web sarà molto superiore, argomenta Perego.
Un discorso analogo vale per la pubblica amministrazione, ad esempio in riferimento allo diffusione dello smart working (vedi tabella in alto). Secondo quando riportato dal Ministro della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, in una recente intervista a Open, le regioni del Nord hanno dato una risposta molto positiva, con Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna che si attestano intorno all’80% di smart working o telelavoro nella Pa. Nelle aree del Centro-sud questa percentuale si ferma al 50-60%, comunque molto superiore ai livelli pre-crisi. Un ragionamento simile vale per le ricette mediche in formato elettronico, dopo l’ordinanza della Protezione Civile che consente ai cittadini di ottenere dal proprio medico tramite sms, Whatsapp o email il “numero di ricetta elettronica”, senza più la necessità di ritirare fisicamente il promemoria cartaceo. “ll contributo essenziale che questa crisi darà al Paese è sul piano dell’educazione al digitale. Vale per cittadini, imprese e istituzioni”, chiosa Perego. “E se è vero che nel mondo del business, l’emergenza potrebbe accentuare la distanza tra primi e ultimi della classe, per il sistema paese nel suo complesso l’impatto sul fronte dell’innovazione sarà senza dubbio positivo.
La nostra economia, del resto, è quella più indietro nel processo di digitalizzazione, quindi è maggiore anche lo spazio di miglioramento. E d’altro canto il contesto emergenziale si accompagna con una maggiore flessibilità in Europa e un allentamento della rigidità sul piano dell’aggiustamento dei conti pubblici, che potrebbe favorire un maggiore afflusso di risorse a favore degli investimenti nell’innovazione”, auspica Perego.
Al tempo stesso è necessario che il settore bancario non faccia mancare il proprio supporto. Ci aspettano mesi molto difficili, il mondo delle imprese ha una disperata sete di liquidità. Anche qui la tecnologia potrebbe dare un contributo. “Pensiamo alle fintech che sviluppano sistemi di valutazione del rischio attraverso big data e sistemi di intelligenza artificiale. Potrebbe essere il momento propizio per intensificare le partnership tra il settore bancario tradizionale e la parte più avanzata delle startup che operano a cavallo tra finanza e tecnologia”, osserva il direttore degli Osservatori Digital del Politecnico. “Attenzione”, avverte. “Molte fintech sono in una fase ancora acerba dello sviluppo. Sono ancora vulnerabili e saranno messe a dura prova dal tracollo dell’economia. È essenziale che il settore bancario faccia la propria parte nel sostenerle, anche attraverso forme di collaborazione. Non possiamo permetterci che vada a morire una delle componenti a maggior tasso d’innovazione del settore finanziario”. L’opportunità di far emergere – e consolidare – i cambiamenti positivi innescati dall’emergenza covid-19, passa anche da qui.