Il 71% dei dirigenti finanziari europei dichiara di utilizzare l’open banking per ragioni legate alla compliance normativa come prima area di investimento
I servizi su cui maggiormente si concentrano gli investimenti italiani però, sono legati nella maggioranza dei casi al miglioramento della customer experience e ai servizi di gestione finanziaria (53,3%)
Le dimensioni e la maturità di un’azienda sono fattori determinanti per l’area di investimento, con istituzioni più grandi come le banche tradizionali (57%) e le società di wealth management (53%) che indicano come principale settore in cui investire quello dei servizi di identità digitale
“Gli istituti finanziari italiani sembrano aver capito che il settore principale su cui investire è quello della customer experience. Questi stanno dando la priorità a casi d’uso che portano valore immediato alla propria attività, migliorando l’acquisizione e l’engagement dei clienti, ma anche la produttività dei dipendenti. Il 71% dei dirigenti finanziari intervistati in tutta Europa pone i casi d’uso relativi alla compliance normativa in cima alla lista dei propri investimenti. Di questi, il 41% dà la priorità ai servizi di identità digitale, sempre il 41% all’automazione dei processi know your customer (Kyc) ed il 37% al monitoraggio delle transazioni. Nello specifico, in Italia, la situazione sembra in parte differente. I servizi su cui maggiormente si concentrano gli investimenti italiani, infatti, sono legati al miglioramento della customer experience ed in dettaglio ai servizi di gestione finanziaria (53,3%), seguiti a ruota da quelli di payment initiation (50%). Sicuramente i casi d’uso di maggiore interesse sono quelli grazie ai quali è possibile creare un ecosistema in cui l’utente finale possa accedere ad un ambiente totalmente interconnesso, con le utilities e le finanze; accompagnandolo su entrambi i fronti”.
Ci aiuta a fare il punto sullo stato dei lavori dell’open banking in Italia?
“Si tratta sicuramente di un mercato molto positivo e lo dimostra il fatto che negli ultimi anni la consapevolezza sulla tematica “open banking” sia cresciuta notevolmente. Come si evince da un altro dei nostri report, in Italia, quasi due terzi degli intervistati (63,3%) indica l’open banking come un’opportunità per la propria azienda; a fronte di una media europea del 58,6%. Questo atteggiamento positivo nei confronti dell’open banking è la prova dell’incredibile lavoro che le aziende hanno svolto per rispettare le scadenze normative. Tuttavia c’è ancora tanto da fare prima di poterne sfruttare pienamente i benefici e tanto da fare per quanto riguarda la compliance della Psd2 per le banche italiane.Oggi le istituzioni finanziarie sono positive come mai prima d’ora verso l’open banking, e lo dimostrano anche con i budget investiti nel settore. Come abbiamo avuto modo di dimostrare nel corso dell’ultimo report, il 45% degli istituti finanziari dispone anche di budget superiori ai 100 milioni di euro. Detto questo, il rischio è che alcuni istituti finanziari perdano un’occasione, affrontando l’open banking esclusivamente come una questione di conformità alla Psd2, più che come un’opportunità strategica che riguarda l’azienda in modo più ampio e che può creare valore sia per le imprese che per i clienti. Guardando oltre, c’è un’enorme opportunità per anticipare la concorrenza e soprattutto migliorare la customer experience”.