In Italia il 60% degli intervistati è positivo rispetto all’open banking – in crescita del 3% rispetto al 2019
La spesa media in open banking in Europa è compresa tra i 50 e 100 milioni di euro, con il 45% degli istituti finanziari che dispone anche di budget superiori ai 100 milioni di euro
Ma in Italia, per raccogliere i benefici a breve e lungo termine legati all’open banking, gli istituti finanziari hanno iniziato a guardare oltre la compliance, preparandosi ad innovare rapidamente. Prosegue Johansson: “In questo modo c’è un’enorme opportunità per anticipare la concorrenza e soprattutto migliorare la customer experience. Questo è uno degli elementi di maggior rilievo in Italia, basti pensare che l’opportunità di migliorare la customer experience è stata la principale fonte degli investimenti in open banking, secondo il 53% degli istituti finanziari intervistati”. Ma come si può raggiungere questo obiettivo? “Sebbene i dati raccolti da Tink dimostrino che c’è ampia fiducia nell’open banking, è anche vero che molti istituti finanziari non ne comprendono pienamente i vantaggi. In definitiva, le istituzioni che sono in grado di tradurre in una chiara strategia le opportunità dell’open banking sono quelle che possono già realizzare rendimenti concreti”. La buona notizia è che in Europa il 58% delle istituzioni finanziarie indica di avere già una chiara strategia legata all’open banking, e questo “dimostra che mentre alcuni istituti finanziari considerano l’open banking come un gioco strategico a lungo termine, ci sono anche un numero crescente di dirigenti d’azienda che vedono l’opportunità di creare valore a breve termine e guadagnare rapidamente. La verità è che l’open banking offre notevoli opportunità sia nel breve che nel lungo periodo: si può partire con casi d’uso più basilari e passare poi a quelli più sofisticati nel tempo”.
In particolare, i casi d’uso a cui molte istituzioni stanno dando la priorità sono relativi alle prime fasi del percorso del cliente. In Europa, sono molti gli istituti finanziari che stanno cercando servizi di open banking per migliorare il processo know your customer, semplificare l’onboarding ed effettuare il credit scoring in tempo reale, accelerando così l’accesso dei clienti ai servizi finanziari.
“Oltre ad avere strategie chiare, gli istituti finanziari devono anche investire tempo e sforzi nella creazione di partnership con il mondo fintech. Queste sinergie possono fornire agli istituti finanziari la tecnologia, l’esperienza e la visione per guidare la creazione di valore dell’open banking. Per questo è particolarmente incoraggiante vedere che in Europa, il 69% degli istituti finanziari ha aumentato il numero di partenership fintech nel 2019. Non solo, la stragrande maggioranza dei dirigenti indica che sta lavorando con più di un partner – alcuni anche con più di cinque – per raggiungere gli obiettivi della propria azienda”, sottolinea ancora la country manager di Tink. “Prima di avviare una partnership fintech, tuttavia, è importante che gli istituti finanziari valutino attentamente l’offerta tecnologica in ballo, esaminando al contempo le capacità del possibile partner in termini di supporto, sicurezza e integrità. In conclusione, questo atteggiamento positivo nei confronti dell’open banking è la prova dell’incredibile lavoro che le aziende hanno svolto per rispettare le scadenze normative, tuttavia c’è ancora tanto da fare prima di poterne sfruttare pienamente i benefici. Il Covid-19 ha accelerato il passaggio ai canali digitali, ed una situazione straordinaria di necessità ha portato ad una nuova normalità, quella in cui gli istituti finanziari si concentrano sulla trasformazione digitale di prodotti e servizi. Ora che la digital transformation è così centrale nei business di tutta Europa, è il momento dell’open banking e questa rivoluzione non è che all’inizio”.