Nei primi tre mesi del 2021 sono stati registrati oltre 637 milioni di finanziamenti fintech alle imprese (a loro volta triplicate da 676 nel 2020 a 1.795)
Crescono anche il factoring e i prestiti consumer, rispettivamente del +6,3% e del +49,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno
Cionini-Visani: “Sono volumi ancora molto ridotti rispetto a quelli del sistema bancario. Ma non si tratta di una competizione, quanto di una complementarietà”
Un trend che, secondo gli esperti, è destinato a perdurare anche nel post-covid. “Credo si tratti di un cambiamento strutturale che era già in atto prima della crisi ma che sicuramente la crisi stessa ha accelerato, perché è lievitato il bisogno di velocità. Quello che stiamo osservando in un Paese come l’Italia, fortemente bancocentrico per quanto riguarda i finanziamenti alle imprese, è l’evoluzione verso un sistema bancario che affianca all’attività tradizionale l’erogazione di un’ampia gamma di servizi. E, parallelamente, lo sviluppo di un settore come quello del fintech che eroga finanziamenti utilizzando tecnologie, piattaforme, modelli di rating e scoring innovativi”, spiega a We Wealth Camilla Cionini-Visani, direttore generale di ItaliaFintech.
“In termini assoluti si tratta ancora di volumi molto ridotti rispetto a quelli del sistema bancario (anche se le percentuali di crescita cui stiamo assistendo sono importanti), ma ci teniamo a precisare che non è una competizione quanto piuttosto una complementarietà”, aggiunge. Contando la Penisola su un tessuto imprenditoriale composto al 99% da piccole e medie imprese, precisa, l’accesso al credito tradizionale risulta infatti più difficoltoso, anche considerando “l’evoluzione della regolamentazione bancaria”. Ma gli strumenti fintech sembrerebbero essere in grado di compensare questa mancanza. “L’aspetto interessante, più che la crescita dei volumi, è l’impennata del numero di imprese che utilizzano questi strumenti. Imprese che non si aspettavano una velocità di risposta e una customer experience così diversa rispetto a un finanziamento tradizionale”, continua Cionini-Visani.
Ma in che modo, dunque, gli operatori del settore potranno cavalcare questo trend, in complementarietà con gli incumbent? “In questo momento c’è un grandissimo fermento dal punto di vista delle attività di fusione e acquisizione nel fintech. Abbiamo assistito sia a tante operazioni di ingresso di nuovi investitori sia ad accordi di collaborazione e partnership tra fintech, banche, assicurazioni e tutto ciò che riguarda il mondo del risparmio gestito. Credo che le opportunità ci siano, specialmente in Italia, tra i mercati europei a più alta potenzialità di sviluppo”, interviene Cionini-Visani. Poi conclude: “Sta agli operatori riuscire a crescere velocemente e a fare da consolidatori, attirando investitori e spingendo sulle partnership con il mondo bancario tradizionale. Con il supporto anche dei regolatori. Affinché questo settore, ad alto valore aggiunto, che attrae giovani qualificati e offre posti di lavoro, possa diventare sempre più significativo anche nell’economia complessiva del Paese”.