Il 78% degli intervistati cita la difficoltà di reperire risorse qualificate nell’Ai come uno dei principali ostacoli alla sua adozione nella lotta al cambiamento climatico
Gromier: “L’Ai può aiutare a risolvere la crisi climatica, ma da sola non è sufficiente. Tutto dipende dalla volontà dei decisori di agire e apportare le modifiche necessarie”
Anche l’intelligenza artificiale può contribuire a placare la “febbre” del Pianeta. Secondo un nuovo rapporto di Ai for the planet condotto in collaborazione con Boston consulting group e Bcg Gamma e intitolato How Ai can be a powerful tool in the fight against climate change, l’87% dei leader del settore pubblico e privato ritiene l’Ai una risorsa preziosa nella lotta al cambiamento climatico. Anche se permane un ampio consenso circa la presenza di ostacoli significativi a una sua adozione su ampia scala.
L’analisi ha coinvolto oltre 1.000 dirigenti con un potere decisionale sull’intelligenza artificiale o sul cambiamento climatico. Il 78% degli intervistati cita la difficoltà di reperire risorse qualificate nell’intelligenza artificiale come uno dei principali ostacoli alla sua adozione nella lotta al cambiamento climatico, il 77% cita la limitata disponibilità di soluzioni di questo tipo e il 67% la mancanza di fiducia nei dati e nelle analisi relative all’Ai.
Eppure, secondo Roberto Ventura (amministratore delegato e partner di Bcg), la capacità “unica dell’Ai di raccogliere, completare e interpretare ampi e complessi set di dati può aiutare gli stakeholder ad adottare un approccio più informato ed efficace nel combattere le emissioni di carbonio e affrontare i rischi climatici”. Il problema, aggiunge Hamid Maher (amministratore delegato e partner di Bcg e Bcg Gamma oltre che co-autore del rapporto), è che la “maggior parte delle soluzioni esistenti sono sparse, tendono a essere di difficile accesso e mancano le risorse per scalare”. Carenze, aggiunge, che necessitano di un cambiamento.
Meno emissioni con l’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale, infatti, potrebbe aiutare i leader globali a giocare la propria parte nella lotta al climate change in diversi modi. Innanzitutto, intervenendo nella misurazione, riduzione e rimozione delle emissioni di Co2. Secondo Bcg, l’Ai può innescare infatti una contrazione delle emissioni di gas serra compresa tra il 5 e il 10% se applicata a livello globale.
Inoltre, può aiutare a prevedere i rischi climatici, migliorando le proiezioni a lungo termine di eventi localizzati come l’innalzamento del livello del mare o potenziando i sistemi di allerta precoce in caso di fenomeni estremi come uragani e siccità. Infine, può essere utilizzata per supportare la ricerca sui cambiamenti climatici, aiutando le parti interessate a comprendere rischi e implicazioni e incoraggiandole a condividere quanto raccolto. Il che potrebbe avere un effetto positivo in termini di mitigazione, adattamento e resilienza.
Il punto, concludono tuttavia i ricercatori, è che qualsiasi soluzione di intelligenza artificiale di successo dovrebbe essere di facile utilizzo e prontamente accessibile. Inoltre, dovrebbe garantire vantaggi tangibili all’utente e raccomandazioni chiare rispetto alle quali poter intervenire. “L’Ai può aiutare a risolvere la crisi climatica, ma da sola non è sufficiente”, conclude Damien Gromier, fondatore di Ai for the planet e a sua volta co-autore del rapporto. “Tutto dipende dalla volontà dei decisori di agire e apportare le modifiche necessarie, supportate in parte proprio dall’Ai e da altre tecnologie emergenti”.