Challenger bank, il futuro è nei prodotti per le Pmi

6.11.2019
Tempo di lettura: 3'
Per ottenere vantaggio competitivo rispetto agli istituti tradizionali, garantire servizi a costi contenuti non è più sufficiente: le challenger bank devono ampliare non solo la gamma di prodotti offerti ma anche le nicchie di mercato. Secondo financeAds International, il futuro è nelle Pmi
I liberi professionisti e le Pmi rappresentano un indotto di circa sei milioni di partite Iva nel 2020
In futuro cresceranno le fintech che offrono la possibilità di investire in prodotti complessi con un accesso semplificato e automatizzato
Le challenger bank si fanno spazio nell'universo delle banche tradizionali, coinvolgendo in misura esponenziale utenti più o meno giovani. Eppure, per riuscire a guadagnare un reale vantaggio competitivo, hanno ormai bisogno di ampliare le proprie vedute e, soprattutto, la gamma di prodotti finanziari offerti, puntando il faro verso le Pmi.
A fornire un quadro sui possibili scenari che attendono il panorama Fintech in Europa nel prossimo triennio, è financeAds International, media e performance agency di affiliazione internazionale che supporta banche, assicurazione e fintech company a ottenere clienti per i propri prodotti online. Quello che emerge è che i prodotti business to consumer non sarebbero più sufficienti nel confronto con gli istituti tradizionali, ma è necessario aprirsi a nuove nicchie di mercato: le piccole e medie imprese e i freelance.
“Le challenger bank hanno iniziato a lavorare per creare prodotti finanziari che sposino perfettamente le necessità dei liberi professionisti e dei piccoli e medi imprenditori – spiega Alvise Perissinotto, managing director di financeAds International – Solo in Italia, stiamo parlando di un indotto di almeno sei milioni di partite Iva nel 2020”. Secondo Perisinotto, si tratta di una tipologia di clientela che necessita di prodotti “facili, utili e snelli”, poiché non possiede il tempo e le strutture adeguate a rispondere alle esigenze relative alla fatturazione, ai pagamenti e alla gestione generale della parte contabile e finanziaria della propria attività.
Le neo banche forniscono servizi solo su app e smartphone, per lo più gratuiti o a costi contenuti. Eppure, secondo financeAds International, la chiave di volta sta nel fornire agli utenti dei servizi a valore aggiunto, attraverso la costituzione di partnership strategiche. Inoltre, il conto presso la challenger bank non dovrà essere più considerato “un'estensione del proprio conto principale”, ma un vero e proprio conto unico. Come fare? Secondo l'agenzia, bisogna puntare su tecnologie che facilitino questo switch e su operazioni di marketing mirate.
“Già oggi, ma sempre di più in futuro, vedremo una crescita esponenziale di fintech che offrono a persone meno esperte la possibilità di investire i loro risparmi in prodotti più complessi come gli Etf, ma con un accesso semplificato e automatizzato”, aggiunge Perisinotto. In un contesto di tassi d'interesse bassi, l'obiettivo delle challenger bank sarebbe dunque quello di incitare i correntisti a investire. E a farlo saranno sempre di più i robot advisor.
“Le challenger bank hanno iniziato a lavorare per creare prodotti finanziari che sposino perfettamente le necessità dei liberi professionisti e dei piccoli e medi imprenditori – spiega Alvise Perissinotto, managing director di financeAds International – Solo in Italia, stiamo parlando di un indotto di almeno sei milioni di partite Iva nel 2020”. Secondo Perisinotto, si tratta di una tipologia di clientela che necessita di prodotti “facili, utili e snelli”, poiché non possiede il tempo e le strutture adeguate a rispondere alle esigenze relative alla fatturazione, ai pagamenti e alla gestione generale della parte contabile e finanziaria della propria attività.
Non più il “secondo” conto
Le neo banche forniscono servizi solo su app e smartphone, per lo più gratuiti o a costi contenuti. Eppure, secondo financeAds International, la chiave di volta sta nel fornire agli utenti dei servizi a valore aggiunto, attraverso la costituzione di partnership strategiche. Inoltre, il conto presso la challenger bank non dovrà essere più considerato “un'estensione del proprio conto principale”, ma un vero e proprio conto unico. Come fare? Secondo l'agenzia, bisogna puntare su tecnologie che facilitino questo switch e su operazioni di marketing mirate.
Crescono i robot advisor
“Già oggi, ma sempre di più in futuro, vedremo una crescita esponenziale di fintech che offrono a persone meno esperte la possibilità di investire i loro risparmi in prodotti più complessi come gli Etf, ma con un accesso semplificato e automatizzato”, aggiunge Perisinotto. In un contesto di tassi d'interesse bassi, l'obiettivo delle challenger bank sarebbe dunque quello di incitare i correntisti a investire. E a farlo saranno sempre di più i robot advisor.