Biotecnologie e investimenti: la sfida di stare al passo

Teresa Scarale
Teresa Scarale
3.5.2018
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Mentre il settore farmaceutico tradizionale continua a perdere, quello delle biotecnologie non accenna ad arrestare la sua corsa verso rendimenti sempre più elevati.

Le biotecnologie stanno beneficiando delle scoperte relative al DNA umano avvenute nel nuovo millennio.

C'è un particolare motivo per cui queste società sono molto meno vulnerabili delle tradizionali farmaceutiche rispetto alla scadenza dei brevetti.

Biotecnologie. In un mondo in cui (forse) l'artificiale e la robotica vinceranno sull'umano, saranno le tecnologie che si basano sulla materia vivente ad averla vinta. Il settore delle biotecnologie sta infatti erodendo il terreno di quello farmaceutico, e il processo è in continua crescita. Il primo produce cure e medicinali a partire da organismi viventi come batteri o enzimi, il secondo si avvale di sostanze chimiche. Le biotecnologie hanno inoltre beneficiato negli ultimi anni delle rivoluzionarie scoperte legate al DNA umano. Il che ha permesso agli scienziati di studiare le malattie con maggiore cognizione di causa rispetto alle metodologie dalle società farmaceutiche tradizionali.

Marie-Laure Schaufelberger, product specialist del fondo Pictet-Biotech (fondi "Healthy Living"), stima che il settore delle biotecnologie cresce ad un tasso del 15-20% annuo. A proposito dei successi delle biotecnologie, la specialista afferma che “Un buon esempio è la cura per l'epatite C, che è stata messa a punto da un'importante società biotecnologica americana”. Dozzine di società biotecnologiche hanno uno o più prodotti nella fase finale di sviluppo clinico che precede l'approvazione della Food & Drug Administration degli USA”.

Le società di biotecnologie oggi quotate sui mercati azionari sono oltre 700. I loro ricavi totali sono cresciuti di sette volte dal 2000 al 2016, passando da poco più di 20 a quasi 140 miliardi di dollari. La crescita di valore di queste società è dovuta anche all'impatto pressoché nullo su di esse della scadenza dei brevetti. Nell'ambito farmaceutico tradizionale infatti, quando il brevetto di un farmaco di successo scade, i timori sono elevati. L'assalto dei farmaci generici è dietro l'angolo. L'espansione della produzione può infatti spingere il prezzo di una compressa a pochi centesimi di dollaro, come nel caso dell'aspirina. EvaluatePharma stima che per tale ragione le perdite del settore farmaceutico tradizionale sono destinate a ad aumentare (80 miliardi di dollari tra il 2017 e il 2020).

Per le società di biotecnologie, questo rischio invece è notevolmente minore. La Schaufelberger spiega: “Chiunque voglia produrre una medicina simile a un farmaco biotecnologico il cui brevetto è scaduto – noto anche come farmaco biosimilare - deve innanzitutto dimostrare che il prodotto presenta esattamente le stesse caratteristiche biologiche del trattamento originale”. Inoltre si tratta di una “procedura molto più complessa rispetto a quella dei farmaci tradizionali, per i quali è sufficiente dimostrare che la composizione chimica è simile”.

Negli Stati Uniti poi, la faccenda diventa ancora più complicata. Le società che intendono commercializzare la versione generica di un farmaco biotecnologico il cui brevetto è scaduto devono superare un altro ostacolo. Continua la Schaufelberger: “Questi farmaci devono superare test clinici, simili a quelli del farmaco biotecnologico originale”. Senza considerare che “Oltre a un capitale e conoscenze importanti, occorreranno laboratori di alta qualità per produrre in modo sicuro ed efficiente farmaci generici ed essere competitivi”.

“Tra le società che possiedono tutti questi asset figurano molte grandi società biotecnologiche. Se giocano bene le loro carte, crediamo che abbiano il potenziale per attingere a una nuova fonte di reddito.  Riteniamo che le dinamiche del settore biotecnologico lo rendano un'area di investimento interessante”.
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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