Portafoglio, bitcoin al posto dell'oro. Una nuova teoria di selezione

23.8.2018
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Un "criptoportafoglio" offre rendimenti più elevati, se aggiustato per il rischio. Ma è davvero così? Davvero aggiungere una manciata di bitcoin al posto dell'oro in portafoglio può rappresentare una protezione?
Cosa comporterebbe sostituire l'oro con bitcoin in un portafoglio di investimento? Non se lo era mai chiesto nessuno
Ora qualcuno per la prima volta ha simulato questa eventualità, sia su posizioni short che long
E i risultati mostrano che gli investitori più avversi al rischio...
A quanto pare il bitcoin può essere ribattezzato come "oro digitale". È l'opinione, ponderata è il caso di dire, dei ricercatori universitari canadesi Irene Henriques e Perry Sadorsky, della Schulich School of Business, York University, Toronto. I due infatti, nel recentissimo articolo "Can Bitcoin Replace Gold in an Investment Portfolio?" simulano eventuali sostituzioni di aurum con la celebre criptovaluta in portafoglio.
Lo status storico di bene rifugio dell'oro sostanzialmente non è mai stato messo in discussione, soprattutto sulle posizioni long. L'avvento delle criptovalute pone però forse per la prima volta un serio ripensamento del ruolo di diversificazione del metallo giallo nella selezione del portafoglio. Una criptovaluta non è per ora soggetta alle politiche monetarie delle banche centrali, né ai capricci sovranisti degli stati. Rappresenta una copertura per tutti coloro i quali si trovano a combattere con l'iperinflazione. Non è un caso infatti che il tasso di diffusione della crypto sia molto più elevato in America Latina che in Nord America. Essa realizza poi più di ogni altro conio la possibilità di scambi senza barriere. Perché non valutarne allora il ruolo nella portfolio selection?
Per un curioso caso del progresso, entrambi gli asset hanno a che fare con l'estrazione mineraria, che si tratti di miniera fisica o digitale, nel caso del bitcoin.
A causa dei suoi parametri di progettazione, il tasso di crescita della crypto è prevedibile e si arresterà intorno al 2140, per un un totale di 21 milioni di bitcoin* (Zohar 2015, Hendrickson 2016).
La letteratura economica dimostrante come l'eliminazione dell'oro dai portafogli comporti una riduzione dei rendimenti e un aumento del rischio è vasta. Trasformare invece il disinvestimento in oro in una sostituzione con bitcoin offre risultati diversi.
Lasciato alle spalle il fascino “piratesco” dei primissimi anni di vita della criptovaluta, oggi le aziende stanno valutando sempre più bitcoin e sorelle per abbattere i costi delle commissioni di transazione legati alle carte di credito (alcuni esempi: Overstock.com, KFC Canada, Microsoft, CheapAir.com, Newegg.com, Zynga, Save the Children, Universidad de las Americas Puebla).
Benché universalmente riconosciuta come mezzo di pagamento, il bitcoin è oggi trattato più che altro come asset speculativo piuttosto che come moneta, a causa della sua volatilità. Secondo alcuni economisti, la crypto può essere collocata a metà strada fra una moneta e una commodity, assumendo il vantaggio di entrambe (del resto, è questo che sperano i contribuenti americani nelle ultime vicende di accertamento fiscale Usa).
Stando ai calcoli effetuati dai due ricercatori, i portafogli con bitcoin producono rendimenti aggiustati per il rischio più elevati rispetto a quelli con oro. Inoltre, le performance fee, ossia l'ammontare di denaro che gli investitori sarebbero disposti a pagare per passare da un portafoglio “tradizonale” ad uno con crypto, sono positive e consistenti. Per di più, i costi di transazione risultano più bassi delle commissioni di performance. Il che indica una propensione elevata dell'investitore avverso al rischio a scegliere un portafoglio con bitcoin.
Viene rilevato inoltre che il bitcoin, a differenza dell'oro, ha una correlazione bassissima con gli altri asset.
Certo, come ammettono gli autori stessi la serie storica dei dati disponibili per la bitcoin è ancora limitata e il suo potenziale speculativo è ancora troppo elevato, ma la ricerca giunge sicuramente in un momento opportuno e apre nuovi scenari di indagine per la costruzione del portafoglio ottimo.
*In realtà tale limite non esiste nel codice di funzionamento bitcoin. È solo la diretta conseguenza di tre parametri progettuali della crypto. Eccoli:
Oro e per sempre?
Lo status storico di bene rifugio dell'oro sostanzialmente non è mai stato messo in discussione, soprattutto sulle posizioni long. L'avvento delle criptovalute pone però forse per la prima volta un serio ripensamento del ruolo di diversificazione del metallo giallo nella selezione del portafoglio. Una criptovaluta non è per ora soggetta alle politiche monetarie delle banche centrali, né ai capricci sovranisti degli stati. Rappresenta una copertura per tutti coloro i quali si trovano a combattere con l'iperinflazione. Non è un caso infatti che il tasso di diffusione della crypto sia molto più elevato in America Latina che in Nord America. Essa realizza poi più di ogni altro conio la possibilità di scambi senza barriere. Perché non valutarne allora il ruolo nella portfolio selection?
Entrambi hanno a che fare col mining
Per un curioso caso del progresso, entrambi gli asset hanno a che fare con l'estrazione mineraria, che si tratti di miniera fisica o digitale, nel caso del bitcoin.
A causa dei suoi parametri di progettazione, il tasso di crescita della crypto è prevedibile e si arresterà intorno al 2140, per un un totale di 21 milioni di bitcoin* (Zohar 2015, Hendrickson 2016).
La simulazione di portafoglio di Henriques e Sadorsky
La letteratura economica dimostrante come l'eliminazione dell'oro dai portafogli comporti una riduzione dei rendimenti e un aumento del rischio è vasta. Trasformare invece il disinvestimento in oro in una sostituzione con bitcoin offre risultati diversi.
Lasciato alle spalle il fascino “piratesco” dei primissimi anni di vita della criptovaluta, oggi le aziende stanno valutando sempre più bitcoin e sorelle per abbattere i costi delle commissioni di transazione legati alle carte di credito (alcuni esempi: Overstock.com, KFC Canada, Microsoft, CheapAir.com, Newegg.com, Zynga, Save the Children, Universidad de las Americas Puebla).
Benché universalmente riconosciuta come mezzo di pagamento, il bitcoin è oggi trattato più che altro come asset speculativo piuttosto che come moneta, a causa della sua volatilità. Secondo alcuni economisti, la crypto può essere collocata a metà strada fra una moneta e una commodity, assumendo il vantaggio di entrambe (del resto, è questo che sperano i contribuenti americani nelle ultime vicende di accertamento fiscale Usa).
Stando ai calcoli effetuati dai due ricercatori, i portafogli con bitcoin producono rendimenti aggiustati per il rischio più elevati rispetto a quelli con oro. Inoltre, le performance fee, ossia l'ammontare di denaro che gli investitori sarebbero disposti a pagare per passare da un portafoglio “tradizonale” ad uno con crypto, sono positive e consistenti. Per di più, i costi di transazione risultano più bassi delle commissioni di performance. Il che indica una propensione elevata dell'investitore avverso al rischio a scegliere un portafoglio con bitcoin.
Viene rilevato inoltre che il bitcoin, a differenza dell'oro, ha una correlazione bassissima con gli altri asset.
In conclusione
Certo, come ammettono gli autori stessi la serie storica dei dati disponibili per la bitcoin è ancora limitata e il suo potenziale speculativo è ancora troppo elevato, ma la ricerca giunge sicuramente in un momento opportuno e apre nuovi scenari di indagine per la costruzione del portafoglio ottimo.
Nota
*In realtà tale limite non esiste nel codice di funzionamento bitcoin. È solo la diretta conseguenza di tre parametri progettuali della crypto. Eccoli:
- Satoshi Nakamoto assegnò un premio di 50 bitcoin per ogni blocco minato.
- Il premio viene dimezzato ogni 210.000 blocchi.
- L'unità minima indivisibile di bitcoin è 0.00000001 Bitcoin (equivalente ad 1 Satoshi). [Fonte Crypto Italia]