L’adozione delle criptovalute sta aumentando e presenta il maggior potenziale di crescita nei Paesi in via di sviluppo, portando con sé una serie di possibili problematiche: dall’evasione fiscale alla trasmissione della politica monetaria
Anche le stablecoin, pur supportate da una promessa di cambio controllato potrebbero dimostrarsi meno stabili del previsto. La loro crescente diffusione impone risposte regolatorie, sostiene il Fmi
Fra le varie sfide sollevate dalla crescente adozione delle criptovalute vi sono anche la facilitazione dell’evasione fiscale, della fuga di capitali all’estero e la riduzione dei proventi derivati dal signoraggio (ossia dall’emissione di moneta fiduciaria tradizionale). Il tema è di particolare interesse proprio in quei Paesi non caratterizzati da un’elevata credibilità per il governo e la banca centrale. Infatti, come avevamo scritto in un precedente articolo, l’Africa è uno dei continenti che ha osservato uno dei maggiori incrementi nell’uso delle criptovalute, in particolare negli scambi al dettaglio.
“Le autorità dovrebbero dare la priorità al rafforzamento delle politiche macroeconomiche e considerare i benefici dell’emissione di valute digitali della banca centrale e del miglioramento dei sistemi di pagamento”, hanno scritto gli autori, sostenendo che le Cbdc potrebbero contrastare la criptoizzazione “se aiuteranno a soddisfare il bisogno di migliori tecnologie di pagamento”.
Il Fondo monetario, dunque, ha definito come un priorità a livello globale “la velocizzazione dei pagamenti transfrontalieri” proprio perché raggiungere tale obiettivo contribuirebbe a ridurre la convenienza funzionale delle criptovalute e dunque limiterebbe una loro adozione mainstream – potenzialmente dannosa.
I rischi si estendono non solo alle criptovalute, la cui volatilità è spesso un elemento ricercato dai possessori a fini speculativi, ma anche alle cosiddette stablecoin il cui valore è ancorato ad altre monete tradizionali. Questi token, che hanno l’ambizione di sostituirsi alla moneta fiat come mezzo di pagamento, potrebbero essere esposti ad instabilità dovute alle debolezze delle società emittenti – che, non dovendo sottostare a particolari vincoli, potrebbero non avere risorse sufficienti a mantenere costante il cambio fra la stablecoin e la moneta di riferimento. “Data la composizione delle loro riserve, alcune stablecoin potrebbero essere soggette a ‘corse agli sportelli’, con effetti a catena sul sistema finanziari; tali fenomeni potrebbero essere innescati da preoccupazioni circa la qualità delle riserve o la velocità con cui possono essere liquidate per soddisfare i potenziali riscatti”, hanno affermato gli autori. Nel 2021 l’offerta di stablecoin è quadruplicata per un controvalore di 120 miliardi di dollari.
Secondo il Fmi “la regolamentazione” delle stablecoin “dovrebbe essere proporzionata ai rischi che queste pongono e alle loro funzioni economiche che servono” e dunque “essere allineate a quelle applicate ad entità che forniscono prodotti simili come depositi bancari o fondi del mercato monetario”.