Secondo Eugenio Sartorelli, membro del comitato scientifico di Siat, il Bitcoin potrebbe raggiungere gli 80.000-85.000 dollari entro la fine dell’anno. Per l’Ethereum si parla di 6.000-6.500 dollari
Ad alimentare le attese positive sul proseguimento del trend rialzista, è anche l’atteso via libera della Sec alla quotazione di un Etn sul Bitcoin. Che potrebbe arrivare entro settembre
Bitcoin verso gli 85.000 dollari
Partendo dal parametro stock to flow rielaborato attraverso un proprio modello quantitativo (che tiene conto dell’effetto “scarsità” legato alle crescite precedenti e all’andamento dell’oro e dell’argento), l’esperto ha calcolato che il Bitcoin potrebbe infatti raggiungere gli 80.000-85.000 dollari entro la fine dell’anno. Ma in casi estremi anche i 100.000. “Se lo si proporziona con l’Ethereum, vista l’empatia tra i due, rispetto ai livelli attuali significherebbe un rialzo di almeno il 60% circa, che vuol dire superare i 6.000-6.5000 dollari”, spiega Sartorelli. Almeno nel caso in cui venisse rispettato “l’ordine naturale delle cose”, avverte. Escludendo, per esempio, un tweet di Elon Musk o Bill Gates che ne possa determinare una battuta d’arresto.
Le ragioni dietro la corsa-cripto
A rafforzare le attese positive sul proseguimento dello slancio, racconta Sartorelli, è anche il tanto atteso via libera della Sec. Che da due anni rimbalza tutti i gestori che vorrebbero quotare a Wall Street un Etn sul Bitcoin. “L’ultima volta doveva prendere una decisione ad aprile, poi a giugno. Il nuovo presidente Gary Gensler, conoscitore delle criptovalute e della blockchain, ha preso ancora tempo. Ma entro la fine del mese potrebbe dare l’ok alla quotazione. Una voce di corridoio che ha sicuramente alimentato il rialzo”, aggiunge l’analista. Senza dimenticare che l’Ethereum, dal canto proprio, aveva già iniziato la propria corsa quando a inizio agosto ha annunciato il passaggio dal precedente sistema di autenticazione delle transazioni “proof of work” al nuovo (e meno energivoro) “proof of stake”. Un aspetto che, spiega Sartorelli, aveva aperto le porte alla sua spinta rialzista a fine luglio, poco prima del rilascio del protocollo.
El Salvador: via al bitcoin come valuta legale
Intanto, come anticipato in apertura, dal 7 settembre El Salvador è diventato ufficialmente il primo paese al mondo ad adottare il bitcoin come valuta legale. Una notizia giunta lo scorso giugno in occasione della videoconferenza “Bitcoin 2021” di Miami, quando il presidente Nayib Bukele aveva annunciato l’arrivo di un disegno di legge che avrebbe consentito “l’inclusione finanziaria di migliaia di cittadini”. E che tuttavia, secondo gli ultimi sondaggi, non ha accolto i favori proprio della maggioranza dei salvadoregni. Oltre che dei critici che temono possa alimentare il rischio-riciclaggio. “Il primo aspetto da segnalare è che si tratta di un esperimento che poggia sul benestare degli Stati Uniti, che hanno ben pensato di mandare questa piccola truppa in avanscoperta per scoprire se le criptovalute possano essere di ausilio a quegli Stati che non hanno la forza di avere una moneta solida”, commenta Sartorelli.
L’esperto esclude il rischio-riciclaggio, spiegando come con il Bitcoin “si riesca a risalire rapidamente al wallet originario, in che Stato si trova, in che zona e, più o meno, in che area”. Quanto ai salvadoregni, secondo Sartorelli la maggioranza al momento non conosce o conosce poco le criptovalute. Motivo per cui, sarà “necessario ripetere i sondaggi tra 3-6 mesi”. Ad ogni modo, conclude, non è concepibile al momento che El Salvador possa avere come valuta di riferimento solo il Bitcoin. Ma è probabile che altri Paesi ne seguiranno le orme. “Il più papabile è l’Ecuador, ma si vocifera anche di Cuba”.