BItcoin & co, entrano in portafoglio grazie a nuove alleanze

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
24.1.2023
Tempo di lettura: 3'
Da una parte l'accordo di Conio con Banca Generali e Hype (Gruppo Sella). Dall'altro, l'incontro di Tinaba (Banca Profilo) con CheckSig: nascono partnership inedite tra le aree più innovative del panorama bancario e le fintech del mondo crypto. Non si fermeranno, dicono gli esperti, nonostante il crollo delle valute digitali e i maxi scandali come Ftx

Sempre più banche stanno stringendo partnership con piattaforme di scambio criptovalute, nonostante il 2022 sia stato un anno niente affatto facile per le valute digitali.

Nel 2012 per comprare un iphone 5 erano necessari 13 bitcoin. Oggi per acquistare un iphone 14 occorrono 0,05 bitcoin.

Le criptovalute negli ultimi dieci anni si sono dimostrate essere delle ottime combattenti dell’inflazione. Rimangono tuttavia asset volatili, che nel un portafoglio di un investitore possono avere un ruolo, per il momento, solo marginale.

Nel panorama sempre più competitivo dei servizi finanziari, anche le criptovalute si stanno ritagliando uno spazio, benché ancora marginale. I clienti wealth, del resto, vogliono avere accesso a un'of- ferta di prodotti alternativi sempre più ampia e le divise digitali sono uno dei temi capaci di attirare maggiore interesse. Non è un caso se negli ultimi anni hanno preso forma alleanze inedite tra banche e operatori fintech specializzati nel mondo crypto.

“Abbiamo all’attivo già due partnership bancarie. La prima - in ordine di tempo – con la challenger bank Hype (Gruppo Sella ndr), attiva da marzo 2020, che è stata la prima realizzata in Europa. La econda è quella con Banca Generali. Entrambi le partnership permettono ai clienti delle due banche di gestire i loro Bitcoin senza uscire dall’home banking della banca stessa. L’interesse per questo tipo di soluzione è in costante crescita: siamo in contatto con numerose banche che stanno appro- fondendo la nostra soluzione” conclude Christian Miccoli, co-founder & ceo di Conio. A sua volta, lo scorso marzo, la fintech Tinaba (Banca Profilo) e CheckSig, società specializzata in custodia di criptovalute, fondata da Ferdinando Ametrano, hanno siglato una nuova una partnership. Negli ultimi mesi, la caduta delle criptovalute - in linea con quella dei mercati finanziari - ha un po' raffreddato il flusso delle alleanze, in questo perimetro. Il crollo di Ftx, uno dei più grandi exchange di criptovalute al mondo – è stato un colpo durissimo. Ma molti osservatori sono convinti che l'interesse per questi asset digitali presto tornerà ad accendersi. Del resto, alcune grandi banche d’affari hanno già aperto le porte alle criptovulate come asset investibile. Da ultima è stata Jp Morgan a mettere le mani su Bitcoin&Co, registrando un marchio per wallet. 


Pregi e difetti delle criptovalute


Le criptovalute sono dunque pronte per entrare nel perimetro della consulenza finanziaria? “Per rispondere a questa domanda credo sia necessario distinguere fra Bitcoin e le altre criptovalute. Anche se spesso se ne parla come se fossero la stessa cosa, Bitcoin è in realtà unico nel suo genere: sia per l’adozione che ha avuto nell’ultimo periodo sia per la tecnologia sottostante, sia per la longevità del progetto”, spiega Christian Miccoli, co-founder & ceo di Conio. “Bitcoin si avvicina a tutti gli effetti ad un asset di investimento, basti vedere l’interesse che genera nel retail e anche negli investitori istituzionali di tutto il mondo”. Interesse che pare giustificato dai ritorni generati degli ultimi anni. “Nel 2012 per comprare un iphone 5 erano necessari 13 bitcoin. Oggi per acquistare un iphone 14 ne occorrono 0,05. In altre parole il Bitcoin è un fenomenale combattente dell’inflazione. Mentre il telefonino si è inflazionato di circa il 30% in dieci anni, la criptovaluta si è apprezzata di una percentuale a quattro zeri”, commenta Adriano Marconetto, co-founder e managing partner di Anubi Digital. 


Al netto di questo apprezzamento verticale ci sono stati dei forti sali e scendi nel prezzo del Bitcoin, che ne hanno evidenziato tutta la sua natura, al momento, volatile. Ecco perché in un portafoglio finanziario deve essere pesato correttamente. “La volatilità aumenta il rischio dell’investimento. Però, non dobbiamo lasciarci spaventare ma semplicemente informarci adeguatamente prima di entrare nel mercato: nessuno deve sentirsi escluso ma nessun investimento andrebbe mai affrontato alla ‘cieca’. Inoltre, consigliamo di investire in Bitcoin una parte ridotta del proprio portafoglio, tra il 3 e il 5%”, suggerisce Miccoli. Se da un lato le aziende che operano nel settore devono evitare di spingere clienti inconsapevoli a investire su prodotti che non comprendono, dall’altro, spiega, è importante che i clienti continuino ad avere la piena di libertà di scegliere. Tenendo presente che l’universo crittografico è ampio – lo popolano un’infinità di criptovalute – ma solo alcune di queste hanno un reale potenziale. “Il valore c'è certamente nel Bitcoin per la sua unicità, certamente in Ethereum in quanto moneta della più importante blockchain, certamente in Matic. È come se fossero azioni di startup che hanno già dimostrato, al di là del loro valore momentaneo, di avere un ruolo sul mercato”, commenta Marconetto. 


Non tutte le piattaforme sono sicure 


Un altro tema importante, agli altari della cronaca in queste settimane dopo il crollo di Ftx, è quello della custodia. Non tutte le piattaforme che consentono la compravendita delle criptovalute sono sicure. “Nei soggetti che sono falliti le criptovalute facevano parte del bilancio di queste aziende. È essenziale la segregazione netta degli asset tra cliente a cliente e tra cliente e piattaforma affinché quest’ultima possa essere considerata un posto sicuro dove tenere le proprie criptovalute” commenta Marconetto. Dello stesso avviso è Miccoli: “Per quanto riguarda gli exchange, tralasciando le questioni di cybersecurity e della tecnologia alla base, quello che li rende ‘sicuri’ da un punto di vista finanziario è l’effettivo possesso, da parte della piattaforma, delle criptovalute dei clienti. Nel caso di Ftx, ad esempio, quando i clienti hanno iniziato a riscuotere i loro fondi ci si è resi conto che la piattaforma non era in grado di far fronte a questo crediti, risultando insolvente. I fondi dei clienti, infatti, erano stati utilizzati dalla stessa a fini speculativi”. Un quadro regolamentare più chiaro potrebbe rappresentare una svolta per le alleanze tra il sistema bancario tradizionale e il mondo crypto.

Articolo tratto dal magazine We Wealth di gennaio

Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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