Entro sette anni gli investitori istituzionali deterranno il 60% degli asset digitali, invertendo quindi la situazione attuale che vede li vede detenere solo il 3% degli asset digitali: il restante 97% è in mano al retail. Lo dichiarano sette investitori su dieci in una recente ricerca.
L’indagine, condotta da Grayscale Investments (gestore di asset digitali), ha coinvolto fund manager, wealth manager, istituzionali come casse di previdenza e fondi pensione basati in tutta Europa, rappresentativi di un totale di 182,5 miliardi di dollari di asset under management.
Solo il 4% dei rispondenti si dice convinto che un simile scenario non si verificherà. Da cosa dipende l’interesse degli investitori istituzionali? Da una serie di fattori, fra cui sicuramente i fornitori di hardware. Quasi i tre quarti degli investitori intervistati ritengono infatti che i fornitori di hardware si accaparreranno la maggior quota della spesa prevista di 55 miliardi di dollari nel settore dell’estrazione di asset digitali (mining, per esempio).
Si attende anche una crescita nel settore delle piattaforme di pagamento digitali. Lo scorso anno (2021) i volumi dei pagamenti su blockchain (stablecoin, bitcoin, ethereum) hanno raggiunto i 25.000 miliardi di dollari. E il 70% dei partecipanti all’indagine ha affermato che entro il 2030 questi volumi raggiungeranno i 30.000 miliardi di dollari, se non di più. Per molti infatti il valore del transato sulle piattaforme digitali di pagamento on-chain sarà superiore ai 40.000 miliardi di dollari, superando dunque il settore delle carte di credito.