Il Daf è un fondo destinato ad attività filantropiche che viene seguito da un philanthroy advisor
Uno dei motivi per cui sono aumentati questi strumenti è per sfruttare le agevolazioni fiscali ad essi connessi
Secondo gli ultimi dati, questo genere di attività, ha continuato a proliferare sia durante il periodo di magra dei mercati sia quando questi si sono ripresi. L’American Endowment Foundation (Aef), ha riferito che i loro donatori hanno aumentato significativamente le sovvenzioni agli enti di beneficenza del 33% o più durante l’anno.
Molti donatori Daf hanno anche contribuito con importi aggiuntivi ai propri conti in modo da disporre di risorse sostanziali da cui poter erogare rapidamente sovvenzioni in futuro. Altri che non avevano precedentemente fatto dei Daf li hanno aperti con l’aiuto dei loro consulenti.
La spinta
La domanda che ci si pone, dove aver letto di un aumento del 33%, è come mai? A cosa sono legati questi atti?
Secondo l’approfondimento, il tema comune ai donatori Daf è che si sentivano fortunati ad essere finanziariamente sicuri e volevano condivide questo con altri. Ecco una lista delle principali motivazioni raccolte nell’indagine pubblicata da wealthmanagemnt.com:
1) L’azienda del donatore è andata così bene che i proprietari volevano restituire qualcosa alla comunità
2) Gli investimenti sono cresciuti mentre la situazione intorno a loro era drammatica
3) Volevano coinvolgere i loro figli nelle sfide future della società
4) Hanno deciso di chiudere la loro fondazione e concentrarsi sui Daf per poter dare di più a diversi enti di beneficienza
5) Alcuni membri della famiglia non erano d’accordo con la missione della propria azienda famigliare e quindi hanno creato dei Daf per concentrarsi su altre attività
6) Hanno puntato ai Daf, mentre erano vicini all’età della pensione, così potevano godere delle detrazioni fiscali previste dalla legge
Il ruolo del consulente
I consulenti sono determinanti nell’aiutare i clienti a pianificare le loro donazioni di beneficenza. Gli eventi dello scorso anno hanno influenzato molti, in misura diversa. Alcuni che non si erano mai concentrati sulla beneficienza hanno iniziato ad interessarsi, altri invece erano già operativi su questo settore e hanno voluto continuare. E poi c’è anche una fetta che nonostante la pandemia non ha pensato alle donazioni.