Pasinelli, Fondazione Telethon: “Il donatore sostenibile e responsabile ha ben presente che un ente che chiede denaro deve possedere una macchina amministrativa capace di gestirlo, che sappia monitorare i progetti e dimostrare di avere un impatto”
Secondo l’ultimo World giving index della Charities aid foundation condotto su 114 paesi, oltre 3 miliardi di persone hanno aiutato qualcuno senza conoscerlo nel 2020. Il 33% degli italiani ha fatto lo stesso
Il ruolo delle società benefit
“L’evoluzione e l’involuzione economica e sociale cui stiamo assistendo richiede una nuova consapevolezza e coerenza nell’ambito dei comportamenti, dove ognuno è chiamato a dare il proprio contributo”, interviene Franco Moscetti, presidente dell’advisory board di Axelcomm. La Treccani, aggiunge, definisce la filantropia come l’amore verso il prossimo, come disposizione d’animo e sforzo operoso, di un individuo o anche di gruppi sociali, a promuovere la felicità e il benessere degli altri. “In passato si trattava di scelte individuali di persone spesso benestanti o di imprenditori illuminati come Adriano Olivetti, uno dei primi che pensò alla responsabilità sociale d’impresa”, ricorda Moscetti. La società benefit, in questo contesto, rappresenta un’evoluzione del concetto stesso di azienda.
“Mentre le società tradizionali esistono con l’obiettivo di distribuire dividendi agli azionisti, le società benefit sono espressione di un paradigma più evoluto e integrano nel proprio progetto (oltre ai naturali obiettivi di profitto) lo scopo di avere un impatto positivo sulla società nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni future”. In questo contesto, secondo Moscetti, le realtà (individuali o aziendali) dai comportamenti virtuosi non possono più essere solo il frutto di scelte volontarie di alcuni ma dovrebbero essere integrate strutturalmente in una “nuova cultura del fare” che abbia a cuore i meno fortunati, l’ambiente e la comunità. E la comunicazione, diretta e trasparente, dovrebbe supportarne lo sviluppo in un contesto in cui post-pandemia e conflitto russo-ucraino “tracciano un momento storico che produce nuove categorie di povertà”, spiega Moscetti.
La filantropia in numeri
Guardando ai dati, come anticipato in apertura, l’ultimo World giving index della Charities aid foundation condotto su 114 paesi rivela come nel 2020 oltre 3 miliardi di persone abbiano aiutato qualcuno senza conoscerlo. “Il 33% degli italiani ha fatto la stessa cosa, un quinto ha puntato su attività di volontariato e il 23% ha donato per charity o simili scopi”, osserva Federico Ghizzoni, presidente di Rothschild & Co. Italia ed ex amministratore delegato di UniCredit. “L’ammontare che gira intorno a tutta questa attività benefica restituisce numeri impressionanti. Secondo una ricerca di Ubs ogni anno vengono investiti in attività filantropiche 1.500 miliardi di dollari. Una cifra destinata a raggiungere i 5mila miliardi entro il 2030”. Ma ancora molto resta da fare. Secondo Moscetti, occorre infatti “una presa di coscienza, un atteggiamento comportamentale coerente e la consapevolezza che nessuno possa risolvere tutto da solo. Dobbiamo assolutamente occuparci di chi è stato meno fortunato di noi. E le istituzioni dovrebbero adoperarsi per creare condizioni di contesto in cui anche il privato possa dare il suo contributo”.