La finanza alternativa diventa complementare
“La digitalizzazione riavvicina le pmi al credito – dice Giovanni da Pozzo, presidente di Innexta – è un’opportunità che richiede però un cambio culturale, un approccio diverso”. E la finanza alternativa è più finanza complementare, per dirla con il direttore di Innexta, Danilo Maiocchi. “I dati confermano che la finanza alternativa ormai esce dall’incubatore e gioca alla pari con gli strumenti finanziari tradizionali. Dal private debt al crowdfunding, al pe, alle quotazioni in Borsa”. Tutte attività che vanno incentivate da parte del pubblico che “deve facilitare la nascita e la crescita di queste iniziative perché si possa aspirare a una situazione che ci avvicini al mondo anglosassone”, dove le imprese non dipendono già più dalle banche.
La spinta che arriva dal pubblico
Come lo fa l’Italia? Lo hanno spiegato nel corso del dibattito gli onorevoli Giulio Centemero e Massimo Ungaro, componenti della VI Commissione finanze della Camera dei deputati. “Il primo elemento degno di nota è che da pochi giorni si è aperta la prima finestra del sandbox per fintech e insurtech, inserite nel decreto Crescita – dice Centemero – significa che le società più grandi per crescere non dovranno andare più fuori dall’Italia per sperimentare, ma potranno agire in deroga all’interno della sandbox”. Una seconda norma è quella sul “rientro dei cervelli” introdotta nel 2015 e potenziata nel 2019, “che riguarda gli italiani che rientrano dopo due anni all’estero e prevede un abbattimento dell’imponibile Irpef del 70% per cinque anni, ed estendibile per cinque anni nel caso di acquisto di un immobile o della creazione di una famiglia”, precisa Ungaro. “E che è stata estesa anche a stranieri che fanno impresa in Italia: in cambio di cui godono di agevolazioni fiscali. L’effetto è stato che con la Brexit attività che erano state ricollocate a Parigi o nei Paesi Bassi sono emigrate a Milano”, dice ancora Centemero.
Certamente c’è molto da fare: si sta lavorando per esempio al rinnovo del credito di imposta sulle Ipo, scadute dopo il primo triennio di applicazione. E in generale, rimarca Centemero “è necessario rimuovere i problemi atavici del Paese: burocrazia e regole che cambiano troppo spesso”. Che tengono gli investitori lontani dall’Italia.
Fintech: opportunità di innovazione anche per le banche
“Il fintech è fondamentale – secondo Centemero – e opera non solo a favore dei piccoli. Tutti gli sportelli bancari e postali che stanno chiudendo e al fatto che il 70% della superficie italiana è composta da aree remote e interne o insulari: la finanza deve essere disponibile anche ai cittadini che risiedono in queste aree altrimenti sono cittadini di serie B. In Italia siamo al 60%-40% banche vs fintech, una proporzione che è invertita rispetto a quella dell’Europa continentale. E questo va cambiato”.
“Le masse gestire nella finanza alternativa – aggiunge Ungaro – sono arrivate a 10mila miliardi di dollari e si stima arrivino a 17mila miliardi nel 2025. Il valore di quello italiano è dunque una goccia nel mare, anche in considerazione del fatto che i risparmi degli italiani sono superiori al valore del Pil”. Non aiuta la scarsa cultura finanziaria e l’attitudine italiana a investire nel mattone e in bond che non rendono più nulla. “Pir ed Eltif sono strumenti creati proprio allo scopo – dice Ungaro – Dobbiamo resistere alla tentazione di fare leggi, perché poi abbiamo una capacità di esecuzione scarsa. Fare troppe leggi può limitare lo sviluppo del fintech che è invece un’opportunità per innovare in un settore come quello bancario che è molto indietro”.
I numeri della finanza alternativa in Italia
Tornando alla ricerca, all’interno del report sono riportati diversi casi aziendali di imprese che, grazie al ricorso agli strumenti di finanza alternativa, hanno incrementato la propria competitività e ottenuto vantaggi non solo in termini di maggiore inclusione e diversificazione delle fonti, ma anche di accresciute competenze manageriali, visibilità sul mercato e maggiori opportunità di investimento.
Ed è anche per questi casi che si moltiplicano che i numeri crescono. “Ci sono delle novità da rilevare – dice il professor Giudici – Il mercato è raddoppiato: credono i vari segmenti ma con dinamiche non omogenee. Alcuni settori partiti più di recente che crescono esponenzialmente e altri come i minibond che crescono ciclicamente di più nei secondi semestri. O ancora settori che hanno rallentato, come l’invoice trading”.
Minibond e crowdfundig: tra rivoluzione e consolidamento
Ma andiamo con ordine: i minibond sono cresciuti del 67% anni su anno e del 17% semestre su semestre, il valore medio delle emissioni è di 2,4 milioni. “Ovvero un importo tra i più bassi tra quelli semestrali, mentre non è calato il numero delle emissioni – dice Giudici – altro elemento di novità è che ben i ¾ delle emissioni avevano una garanzia. E abbiamo avuto 37 nuove pmi emittenti. Una delle novità che aveva interessato il mercato, ovvero l’opportunità anche per le piattaforme di crowdfunding di collocare minibond le piattaforme che lo fanno sono tre come due anni fa”. Grande boom per i basket bond, sponsorizzati da Cdp, e operatori diversi sul mercato.
Quanto al crowdfunding, il rapporto monitora tre categorie di soggetti: il reward crowdfunding che pur essendo molto piccolo è quadruplicato a 3,2 milioni di euro giugno 2021 rispetto a un anno prima. Ben più consistente l’equity crowdfunding che è arrivato a 54 portali autorizzati: “sono anche troppi – dice Giudici – la racconta è aumentata del 67% anno su anno e poco di più semestre su semestre. È un mercato ancora dominato dalle startup innovative e che attrae soprattutto campagne nel comparto immobiliare”. Infine, il lending: i portali non immobiliari hanno raccolto 260 milioni di euro di cui oltre 200 milioni negli ultimi sei mesi. “Questi portali fanno raccolta da istituzionali, al contrario degli altri due segmenti – dice Giudici – la tendenza che osserveremo nei prossimi mesi è in aumento”.
L’invoice trading e il direct lending
Ancora, l’invoice trading ha registrato un lieve arretramento nel primo semestre 2021, legato ai ritardi nei depositi dei bilanci 2020 e dall’uscita dal mercato di alcune piattaforme (come Credimi che è passata al direct lending, precisa il professore). Il volume del primo semestre è di 530 milioni contro i 712 di fine 2020 e i 555 del primo semestre 2020, registra un incremento del 7,5% rispetto al 2020.
Nel mercato stanno entrando anche operatori diversi di Erp, come Zucchetti.
Nel direct lending quest’anno il report include anche piattaforme internet come Credimi e Azimut Direct oltre ai fondi di private debt che fanno direct lending. “Abbiamo mappato dieci fondi e due piattaforme – dice Giudici – le proiezioni di una crescita semestre su semestre del 122% a 307 milioni di euro”.
Private equity e venture capital da record (ma non basta)
Ancora, private equity e venture capital: “notiamo una crescita molto buona dell’early stage e solo nel primo semestre ci sono state 120 deal per una raccolta di 150 milioni di euro con una crescita di 8 volte sul semestre e di 1,6 volte anno su anno. Le prospettive sono buone per la fine dell’anno”, commenta Giudici. “Molto inferiore il contributo del settore expansion, nel quale dovremmo vedere pmi consolidate che vogliono scalare. Questo è uno dei limiti più noti del mercato italiano e i numeri non sono molto positivi, anzi rileviamo una riduzione anno su anno dell’8% sui volumi”.
Infine, ai minimi il flusso di ICOs (Initial Coin Offerings), dove non sono state condotte operazioni significative da team italiani, mentre si affermano i collocamenti di NFT (Non Fungible Tokens). In ultimo si evidenzia che la raccolta che le PMI hanno effettuato sul mercato borsistico, in particolare su Euronext Growth Milan, erede di AIM Italia, è aumentata del 66% rispetto al periodo precedente.