Il mondo delle insurtech in Italia sta iniziando a svilupparsi sempre di più e in modo costante
Start-up che cercano collaborazioni con società del mondo finanziario e non per offrire soluzioni sempre più ad hoc per i clienti
Un settore che gli italiani stanno iniziando a conoscere e ad apprezzare
Un mercato con ampie potenzialità e possibilità. Negli ultimi anni anche in Italia il mondo dell’insurtech sta sbocciando. Al momento le start up che si occupano di questo sono ancora poche, rispetto al resto del mondo, ma la crescita è costante negli anni. Essendo ai primi passi anche i finanziamenti sono ridotti, circa 174 milioni di euro (un terzo di quelli tedeschi). Le start-up che si occupano di insurtech cercano continue collaborazioni.
Queste, secondo quanto emerso dall’Italian insurtech summit, cercano infatti di lavorare con partners del mondo finanziario (38%), con altre start-up (18%) e con soggetti che non appartengono al mondo della finanza (41%). In questo ultimo caso l’obiettivo è quello di cercare di dar vita e offrire servizi assicurativi sempre migliori. Se poi ci spostiamo ad analizzare il lato della domanda si nota come l’uso di prodotti fintech e insurtech sia cresciuto negli ultimi anni. Il mobile payments lo usa il 14% degli intervistati e il 30% sa cosa sia, il mobile P2P è usato dal 9% e il 19% conosce lo strumento. E ancora, i chatbot per comunicare con la banca sono usati dal 10% con una conoscenza del prodotto del 17%. Se poi ci focalizziamo solo sul lato insurtech i dati mostrano come stiamo ancora muovendo i primi passi. L’instan on demand insurance è usato solo dal 2% della popolazione e solo il 6% lo conosce. Il quick access to small loan è invece usato da un 3% e il behaviour-based insurance solo dall’1%. Nonostante però siano poco conosciute quando si passa al livello di soddisfazione questo risulta essere molto alto. E questo mostra quante potenzialità ci siano e devono essere esplorate all’interno del mondo dell’insurtech.
Un altro tema che si è toccato riguarda il Covid-19 e le conseguenza di questo sul settore. Secondo i vari relatori la pandemia globale non ha portato ad una spinta nel mondo della digitalizzazione per quanto riguarda il settore assicurativo. Anche perché, almeno in Italia, il cliente richiede ancora molto l’appoggio umano. E dunque anche in un contesto di piena digitalizzazione il contatto umano è necessario e preferito da parte degli utenti.
Questo porta dunque al centro di tutto gli agenti e il fatto che loro possono rappresentare gli intermediare della digitalizzazione. Far dunque capire le potenziale e accompagnare il cliente verso una scelta più consapevole. Da ricordare come il mondo assicurativo fa molta fatica ad innovarsi e questo è legato anche alla struttura “organizzativa” italiana dove tutta la parte innovativa è relegata e concentrata nel mondo accademico. Non si verifica perché ancora abbastanza spesso il salto dall’università al mondo del lavoro. E questo relega l’Italia sempre in basso nelle varie classifiche innovative stilate ogni anno a livello europeo e mondiale.
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