Secondo Alberto Dell’Acqua, professore associato della Bocconi nel 2021 si potrebbe registrare una flessione della previdenza complementare
Gli effetti della pandemia ci saranno anche quest’anno
“Rispetto alla fine del 2019, nei fondi negoziali si registrano circa 101.000 posizioni in più (3,2 per cento), portandone il totale a fine anno a 3,261 milioni. I maggiori incrementi si riscontrano nel fondo destinato ai lavoratori del settore edile, (20.600 unità in più) e nel fondo rivolto ai dipendenti pubblici (14.000 unità in più).
Ma non solo la Covip sottolinea anche come a dicembre 2020, le risorse destinate alle prestazioni sono pari a circa 196 miliardi di euro, 11 miliardi in più rispetto alla fine del 2019. Il patrimonio dei fondi negoziali risulta pari a 60,4 miliardi di euro, il 7,5% in più. Per i fondi aperti si attesta a 25,4 miliardi e a 39,2 miliardi per i Pip nuovi aumentando, rispettivamente, dell’11,1 e del 10,4 %.
I flussi contributivi nel 2020 hanno totalizzato 12,4 miliardi di euro, (+3% rispetto al 2019) attenuando la propria crescita rispetto al trend degli anni precedenti (poco sopra il 5% annuo) ma mantenendosi comunque in territorio positivo nonostante la crisi determinata dalla pandemia. Il calo dei contributi osservato nel secondo trimestre, in corrispondenza della fase più acuta della crisi, è stato quindi recuperato. La differenza tra il flusso complessivo incassato nel 2020 e quello del 2019 è positiva per circa 350 milioni di euro a livello di sistema; nelle diverse tipologie di forma pensionistica è positiva sia per i fondi negoziali e per i fondi aperti sia, seppure in misura marginale, per i Pip.
Trend positivi anche sul lato dei rendimenti. Dopo, infatti una prima parte dell’anno nella quale si sono registrate tensioni, i mercati finanziari hanno progressivamente recuperato nel corso della restante parte del 2020. Rispetto alla fine del 2019, i rendimenti dei titoli di stato a lungo termine sono scesi per i principali paesi, in particolare nell’ultimo trimestre dell’anno per quanto riguarda l’area dell’euro. I differenziali di rendimento dei titoli governativi italiani rispetto ai titoli tedeschi si sono portati al di sotto dei livelli di fine 2019. I listini azionari, che nella prima parte dell’anno avevano subito perdite rilevanti, sono saliti sensibilmente, riportandosi a valori superiori di quelli di inizio anno negli Stati Uniti e in Giappone e recuperando comunque gran parte delle perdite anche nell’area dell’euro; la volatilità è progressivamente scesa dopo i massimi raggiunti nel mese di marzo. Insomma notizie buone sembrerebbe.
Ma attenzione perché non tutto quello che luccica è oro. Alberto Dell’Acqua, professore associato della Bocconi ha infatti spiegato come questi dati positivi potrebbero essere l’ultimo colpo di coda del 2019. “Sono sicuramente segnali positivi” ma attenzione a non trarre conclusioni troppo affrettate. Il vero riscontro, secondo Dell’Acqua lo si potrà avere a fine anno, quando si tireranno le somme del 2021. Non è infatti un mistero che quest’anno con lo stop alle diverse agevolazione concessi al mondo lavoro (stop ai licenziamenti) ci saranno delle serie ripercussioni. E questo potrà avere anche degli effetti su altri rami dell’economia. È dunque possibile “che si registri una flessione della previdenza complementare nel 2021”, conclude Dell’Acqua.