L’impatto della pandemia Covid-19 sulla spesa in welfare
Secondo le stime del centro studi”, la crisi ha indotto un incremento generalizzato di tutta la spesa in welfare, includendo i 3 pilastri “tradizionali” (Sanità, Politiche Sociali, Previdenza) e l’Istruzione: nel 2021 raggiungerà un totale stimato in circa 632 miliardi di euro, con una crescita di circa 6 miliardi di euro rispetto al 2020, anno in cui l’incremento era stato pari a 50 miliardi di euro rispetto al 2019. La crisi inoltre non ha alterato significativamente la suddivisione della spesa, confermando lo sbilanciamento della componente previdenziale (49%) che tuttavia evidenzia una diminuzione di 2,3 punti percentuali rispetto ai valori del 2019 attestandosi su valori più bassi anche del 2009 (49,7%). Inoltre si stima che il Pnrr destinerà al welfare non meno di 41,5 miliardi di euro, pari al 22% del budget del Piano.
Le 5 priorità di azione per il sistema di welfare italiano
Nel 2020 la forbice del bilancio demografico, già fragile in era pre-covid, si è ulteriormente allargata, portando a – 342.000 unità il saldo naturale tra nascite e decessi. Considerando anche il flusso migratorio, negativo per 41 mila unità, in pratica si tratta di una perdita netta di 1046 persone al giorno e della scomparsa equivalente alla popolazione di una città come Firenze. Alla luce di questi dati le priorità d’azione secondo “Welfare, Italia” sono cinque:
- Raggiungere un’effettiva digitalizzazione dei servizi di welfare: l’Italia alloca con il PNRR alla transizione digitale 59 miliardi di euro (di fatto pari alla somma di Francia, Germania e Spagna). La proposta è di creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare che consenta ai cittadini di consultare attivamente tutte le proprie opzioni, in ambito sanitario, previdenziale, formativo e di politiche sociali.
- Gestire in modo più attivo l’evoluzione demografica del Paese: a fronte dei fenomeni di invecchiamento demografico e denatalità, l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil raggiungerà il 17,3% nel 2040 e ulteriori criticità riguarderanno la capacità di garantire un’adeguata assistenza agli anziani. A questo riguardo tre sono le vie da perseguire: promuovere il risparmio, attraverso l’introduzione di forme di risparmio previdenziale integrativo fin dai primi anni di vita; cultura del welfare attraverso campagne di sensibilizzazione; valorizzazione della telemedicina e della teleassistenza.
- Dispiegare efficaci politiche attive a supporto del mercato del lavoro: ad oggi l’Italia alloca alle politiche passive ben l’85% della spesa in politiche del lavoro, più degli altri paesi europei. Inoltre, il nostro sistema è caratterizzato da carenze del sistema formativo e da un limitato impatto dei percorsi di formazione interni alle aziende. Tutto ciò porta ad un mismatch delle competenze, ovvero un’elevata incidenza di lavoratori (il 38,2%, quasi 5 punti percentuali in più della media UE) sovra-qualificati o sotto-qualificati rispetto alla loro effettiva mansione. “Welfare, Italia” propone il potenziamento della formazione duale e la collaborazione tra formazione e imprese attraverso meccanismi premiali, oltre al potenziamento sostanziale dei Centri per l’Impiego, a partire dalla creazione di Banche dati nazionali.
- Riformare le politiche passive e i meccanismi degli ammortizzatori sociali: il covidha determinato un aumento nel numero di famiglie in povertà assoluta che hanno superato i 2 milioni (con un’incidenza pari al 7,7%), per un totale di oltre 5,6 milioni di individui. Parallelamente è aumentato il ricorso a strumenti di inclusione sociale come il Reddito e Pensione di Cittadinanza. Gli indirizzi suggeriti dal Think Tank pertanto raccomandano di intervenire sull’ottimizzazione del Reddito di Cittadinanza (riduzione del requisito dei 10 anni di residenza in Italia, revisione della scala di equivalenza, differenziazione dell’importo del sussidio in base al costo della vita) e la revisione del sistema degli ammortizzatori sociali attraverso l’attuazione di un meccanismo che vincoli la fruizione degli strumenti di politiche passive del lavoro alla partecipazione a percorsi di formazione, aggiornamento e re-skilling.
- Promuovere misure finalizzate ad accrescere l’occupazione femminile: per raggiungere una parità nel mondo del lavoro occorre agire in due direzioni: migliorare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e promuovere la loro indipendenza economica. Con riferimento alla prima direzione, il nostro paese mostra un quadro particolarmente critico. L’Italia è ultimo tra i Paesi UE-27+UK per tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, con un valore pari a 54,7% nel 2020: 11,9 punti percentuali in meno rispetto alla media europea (67,6%). Per quanto riguarda il secondo ambito di intervento – promuovere l’indipendenza economica delle donne – l’Italia si dimostra in realtà già più virtuoso della media europea, con un gender pay gap orario in media più contenuto rispetto alla media Ue (5,7% vs 11,2%). Nell’approccio del Think Tank “Welfare, Italia”, una maggiore inclusione femminile al lavoro rappresenta un’opportunità di crescita economica per il Paese: l’eliminazione del gender pay gap e il pareggio del tasso di occupazione femminile con quello maschile potrebbero infatti generare un valore economico pari a 110 miliardi di euro per l’Italia, pari al 6,7% del Pil.