A rischio il conto corrente intestato alla moglie

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I movimenti in entrata sul conto corrente intestato alla moglie possono essere imputati al marito se ha la delega a operare. E l'Agenzia delle Entrate accerta così i redditi non dichiarati
Nell'ambito delle indagini finanziarie l'Agenzia delle Entrate può verificare anche la posizione bancaria del coniuge laddove su tali rapporti esista una delega a operare a favore del marito. I movimenti in entrata effettuati sul conto corrente, se non adeguatamente giustificati, possono essere considerati redditi non dichiarati in capo al soggetto titolare della delega. Con il conseguente assoggettamento a tassazione e applicazione di sanzioni e interessi.
Tale forma di accertamento è stata di recente avallata dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 8000 del 22 marzo 2021 nell'ambito di un procedimento che ha visto un contribuente accertato per redditi professionali non dichiarati determinati sulla base dei movimenti bancari effettuati con delega sul conto corrente intestato alla moglie. Si tratta di una applicazione del potere di indagini finanziarie di cui l'Amministrazione finanziaria è provvista in base alle norme di sistema (art. 32 del Dpr 600/1973) e che le consentono di accedere anche ai rapporti bancari di familiari o di qualunque persona con la quale il contribuente sottoposto a verifica abbia relazioni tali da consentirgli di operare sul conto corrente.

In tal caso può operare quindi una presunzione di ricavi non dichiarati. Affinché le movimentazioni siano riqualificate come redditi è necessario che ricorra un elemento di collegamento tra il contribuente accertato e il conto corrente del coniuge o di altri terzi, come ad esempio la delega ad operare, e l'assenza di giustificazioni oggettive sulle movimentazioni.
Nel caso esaminato dai giudici un geometra è stato sottoposto ad accertamento fiscale in quanto l'Agenzia delle Entrate ha rilevato sul conto corrente della moglie dei movimenti in entrata per 127mila euro. Essendo il geometra titolare di una delega a operare sul conto, il conto stesso e la somma stati ritenuti nella sua disponibilità e gestione.

Dopo aver perso i primi due gradi del giudizio, il procedimento è giunto in Cassazione che ha ancora visto soccombere il geometra relativamente al motivo dell'accertamento dei redditi derivanti dal conto corrente. La Corte ha stabilito che, in tema di accertamento dell'imposta sui redditi, le verifiche fiscali finalizzate a provare, per presunzioni, la condotta evasiva possono anche indirizzarsi sui conti bancari intestati al coniuge o al familiare del contribuente, potendo desumersi la riferibilità a quest'ultimo da elementi sintomatici. Nel caso in esame, il giudice di secondo grado, cui è spettato l'accertamento dei fatti, ha desunto la riferibilità al contribuente dei conti intestati al coniuge dal fatto che lo stesso operava su tali conti con regolarità, «in qualità di delegato».

Inoltre, la Corte ha precisato che per questo tipo di indagini finanziarie l'assenza di un contraddittorio preventivo con il contribuente non è causa di nullità dell'accertamento. Infatti, secondo i giudici, in tema di accertamento delle imposte, la legittimità della ricostruzione della base imponibile, mediante l'utilizzo delle movimentazioni bancarie acquisite non è subordinata al contraddittorio con il contribuente, anticipato alla fase amministrativa, in quanto l'invito a fornire dati, notizie e chiarimenti in ordine alle operazioni annotate nei conti bancari costituisce per l'Ufficio una mera facoltà, da esercitarsi in piena discrezionalità, e non un obbligo. Sicché dal mancato esercizio di tale facoltà non deriva alcuna illegittimità della rettifica operata in base ai relativi accertamenti.

Al contribuente resta quindi la possibilità di giustificare i risultati delle indagini finanziarie attivando uno degli istituti deflattivi del contenzioso oppure direttamente in fase processuale.
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Specializzato in diritto tributario presso la Business School de Il Sole 24 ore e poi in diritto e fiscalità dell’arte, dal 2004 è iscritto all’Albo degli Avvocati di Milano ed è abilitato alla difesa in Corte di Cassazione. La sua attività si incentra prevalentemente sulla consulenza giuridica e fiscale applicata all’impiego del capitale, agli investimenti e al business. E’ partner di Cavalluzzo Rizzi Caldart, studio boutique del centro di Milano. Dal 2019 collabora con We Wealth su temi legati ai beni da collezione e investimento.

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