Tassare gli Hnwi o le multinazionali? Questo è il dilemma

15.2.2022
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Hnwi e multinazionali sono gli attori economici più potenti a livello globale e lo sono diventati ancora di più nel mondo post-Covid
La ricchezza a partire dal 1995 continua ad aumentare omogeneamente nella maggior parte dei paesi del mondo concentrandosi in poche mani
Attraverso una più equa tassazione delle imprese si può garantire una più efficace redistribuzione della ricchezza
La tassazione delle multinazionali, insieme all'imposta sul patrimonio, è uno degli argomenti su cui maggiormente si discute quando si intavolano discorsi che concernono la concentrazione della ricchezza e la necessità di garantirne una maggiore distribuzione.
E in effetti, mentre nel mondo la ricchezza tende a concentrarsi in poche mani, sono sempre di più le fasce di popolazione che, nei diversi Stati, si trovano esposte al rischio di non sostenere economicamente le necessità della vita.
Quanto all'Italia, come si apprende dal World Inequality Report 2022, a firma, tra gli altri, del professore ed economista francese Thomas Piketty e dell'economista, anche lui francese, Gabriel Zucman, il reddito medio di un adulto lavoratore si attesta, in un anno, appena sopra i 27 mila euro.
Una siffatta stima mette in evidenza come l'aspettativa di guadagno per la popolazione italiana è ben al di sotto di quella cui invece possono ambire i cittadini francesi o tedeschi, con una media di reddito annuo pari, rispettivamente, a 36 mila e 39 mila euro.
L'Italia, come messo in evidenza nel report in commento, vanta un elevato tasso di ricchezza ma una bassa capacità di distribuzione. La maggior parte della ricchezza, infatti, è concentrata nei patrimoni degli Hnwi che, da soli, pur rappresentando solo il 10% della popolazione, detengono il 28% della ricchezza totale.
Ebbene, è evidente che il tema della distribuzione inefficiente della ricchezza non riguarda solo l'Italia. Questo, infatti, è un fenomeno assai diffuso, che investe la maggior parte delle giurisdizioni del mondo.
Secondo le stime del World Inequality Report 2022, infatti, al mondo un adulto medio guadagna poco meno di 17 mila euro e possiede beni per 72 mila euro. Il 10% più ricco della popolazione mondiale, invece, ad oggi detiene il 52% del reddito globale.
Una siffatta stima mette in evidenza come l'aspettativa di guadagno per la popolazione italiana è ben al di sotto di quella cui invece possono ambire i cittadini francesi o tedeschi, con una media di reddito annuo pari, rispettivamente, a 36 mila e 39 mila euro.
L'Italia, come messo in evidenza nel report in commento, vanta un elevato tasso di ricchezza ma una bassa capacità di distribuzione. La maggior parte della ricchezza, infatti, è concentrata nei patrimoni degli Hnwi che, da soli, pur rappresentando solo il 10% della popolazione, detengono il 28% della ricchezza totale.
Ebbene, è evidente che il tema della distribuzione inefficiente della ricchezza non riguarda solo l'Italia. Questo, infatti, è un fenomeno assai diffuso, che investe la maggior parte delle giurisdizioni del mondo.
Secondo le stime del World Inequality Report 2022, infatti, al mondo un adulto medio guadagna poco meno di 17 mila euro e possiede beni per 72 mila euro. Il 10% più ricco della popolazione mondiale, invece, ad oggi detiene il 52% del reddito globale.
La regione del mondo in cui risulta più pronunciata la disuguaglianza è l'area cd. Mena (Medio Oriente e Nord Africa): se in Europa, ad esempio, la ricchezza vantata dal 10% più ricco della popolazione è pari al 36% della ricchezza totale, nell'area Mena, invece, raggiunge il 58%. Invece, in Asia orientale, il 10% più ricco rappresenta il 43% del reddito totale, e in America Latina il 55%.
E invero, mentre la ricchezza aumenta omogeneamente nella maggior parte dei paesi del mondo concentrandosi però in poche mani, altrettanto fa la disuguaglianza che, omogeneamente, investe quasi tutte gli Stati. In buona sostanza, la fascia più ricca e quella più povera tendono a raggiungere le stesse (e opposte) soglie di reddito tra i diversi paesi.
Altrimenti detto, il modo in cui i multimilionari accrescono la loro ricchezza è simile, o lo sta diventando, a prescindere dall'area del mondo in cui questi risiedono; e lo stesso deve dirsi per le fasce più fragili: i meccanismi che portano gli individui a perdere potere d'acquisto e ricchezza sono simili tra i diversi paesi.
Non stupisce, pertanto, notare che la ricchezza degli individui più ricchi del pianeta è cresciuta omogeneamente dal 6 al 9% a partire dal 1995.
Occorre però, come sottolineano gli autori del World Inequality Report 2022, correggere queste tendenze per far si che le singole comunità siano in grado, a livello di sistema, di affrontare le sfide del futuro. Ma come farlo? Innanzitutto investendo su politiche fiscali più eque. Attraverso una tassazione più equa delle imprese e dei patrimoni si può garantire una maggiore redistribuzione della ricchezza: maggiori imposte sul patrimonio e sugli utili determinerebbero maggiori entrate e, conseguentemente, maggiori servizi per la popolazione in affanno economico.
I recenti sviluppi della tassazione internazionale mostrano, da un lato, che il progresso verso politiche economiche più eque è effettivamente possibile a livello globale (si veda l'aliquota minima globale dell'imposta sulle società), ma anche che la disuguaglianza non è irrimediabile; è, piuttosto, il prodotto di politiche fiscali da correggere.
E invero, mentre la ricchezza aumenta omogeneamente nella maggior parte dei paesi del mondo concentrandosi però in poche mani, altrettanto fa la disuguaglianza che, omogeneamente, investe quasi tutte gli Stati. In buona sostanza, la fascia più ricca e quella più povera tendono a raggiungere le stesse (e opposte) soglie di reddito tra i diversi paesi.
Altrimenti detto, il modo in cui i multimilionari accrescono la loro ricchezza è simile, o lo sta diventando, a prescindere dall'area del mondo in cui questi risiedono; e lo stesso deve dirsi per le fasce più fragili: i meccanismi che portano gli individui a perdere potere d'acquisto e ricchezza sono simili tra i diversi paesi.
Non stupisce, pertanto, notare che la ricchezza degli individui più ricchi del pianeta è cresciuta omogeneamente dal 6 al 9% a partire dal 1995.
Occorre però, come sottolineano gli autori del World Inequality Report 2022, correggere queste tendenze per far si che le singole comunità siano in grado, a livello di sistema, di affrontare le sfide del futuro. Ma come farlo? Innanzitutto investendo su politiche fiscali più eque. Attraverso una tassazione più equa delle imprese e dei patrimoni si può garantire una maggiore redistribuzione della ricchezza: maggiori imposte sul patrimonio e sugli utili determinerebbero maggiori entrate e, conseguentemente, maggiori servizi per la popolazione in affanno economico.
I recenti sviluppi della tassazione internazionale mostrano, da un lato, che il progresso verso politiche economiche più eque è effettivamente possibile a livello globale (si veda l'aliquota minima globale dell'imposta sulle società), ma anche che la disuguaglianza non è irrimediabile; è, piuttosto, il prodotto di politiche fiscali da correggere.