Lo shock energetico che stiamo vivendo è senza precedenti. Per contrastarlo, sostiene il capo economista della Bce, occorre finanziare la spesa pubblica attraverso nuove tasse a carico delle fasce più ricche della popolazione
Sostenere le fasce più deboli attraverso un aumento delle tasse, potrebbe avere effetti positivi sull’inflazione e potrebbe contenere l’aumento del deficit
Lo scenario attuale: tra rincari e incertezze
Il momento storico che tutti noi stiamo vivendo è sicuramente uno dei più complessi dal dopoguerra. Dopo quasi 3 anni di contrazioni economiche dovute all’evento pandemico, le congiunture eccezionali e non favorevoli in atto a Est dell’Europa hanno messo a repentaglio gli equilibri economici di tutte le grandi economie del mondo.
Le ricadute del conflitto in atto si sono estese rapidamente in ogni regione dell’Europa, manifestandosi, almeno per quanto concerne l’ambito economico, soprattutto nel settore energetico. La maggior parte dei cittadini europei (e non) ha dovuto confrontarsi, a partire da marzo, con un aumento dei costi dell’energia mai visto prima.
Tuttavia, per riuscire a disciplinare il fenomeno dell’aumento sconsiderato del prezzo del gas e dell’energia, la Banca centrale europea ha recentemente presentato una proposta: tassare maggiormente gli High Net Worth Individuals e le imprese più ricche per incamerare maggiore gettito da destinare a favore dei soggetti più indeboliti dallo shock energetico.
Tassare i ricchi contro il caro energia: è la soluzione migliore?
Benché la maggior parte degli Stati europei e il Regno Unito, per fronteggiare il caro energia, ha introdotto delle misure agevolative a sostegno delle famiglie, lo sforzo sinora fatto – sostiene Philip Lane, capo economista della Bce, non è sufficiente.
In considerazione del fatto che il 5% del reddito dell’area dell’euro sarà impiegato per le importazioni di energia (in precedenza la spesa era dell’1%), è necessario, nel breve periodo, riuscire a incamerare più gettito e, per farlo, potrebbe essere utile aumentare le tasse per le fasce più ricche della popolazione.
Tassare i percettori di redditi più alti, sostiene Lane in un intervento pubblicato su Der Standard, consentirebbe di:
- controllare la spirale inflattiva
- arginare il rischio di un aumento senza precedenti della divaricazione salariale
- contenere il fenomeno della speculazione sui prezzi.
Certamente, la proposta di sostenere i redditi di chi soffre di più tassando chi sta meglio è destinata inevitabilmente a far discutere, soprattutto perché, onerare maggiormente le imprese che – nonostante la crisi in corso – sono rimaste competitive, potrebbe rendere vani gli sforzi dalle stesse finora fatti per resistere a questi reiterati shock.
Tuttavia, sostiene Lane, il tenore di vita diminuirà a causa dell’aumento dei prezzi delle bollette e questo renderà le persone povere ancora più povere. Per tale ragione, per evitare che il rincaro energetico aumenti il divario tra ricchi e poveri e divida la società in vincitori e vinti occorre agire d’anticipo e riequilibrare il peso sul portafogli di questi aumenti sconsiderati.
Partire da maggiori tasse sui ricchi, quindi. Nella speranza, avverte Lane, che a partire dal 2023 l’inflazione cominci a diminuire in modo significativo per poi calare considerevole nel 2024.