Prima di assegnare all’estero una propria risorsa è opportuno verificare nel dettaglio i requisiti e le norme che vengono in rilievo nello Stato di destinazione
Occorre non sottovalutare le implicazioni fiscali correlate al tema degli expatriates, sia a livello corporate che individuale per il lavoratore
In questi termini, prima di assegnare ad un lavoratore un incarico internazionale che lo porterà a prestare la propria attività all’estero è opportuno vagliare, quanto più nel dettaglio, tutti gli aspetti legali correlati alla giurisdizione di arrivo.
Il presente articolo, anche grazie alle schede predisposte dal Global Mobility Services Team di Grant Thornton, intende fare una rapida disamina degli aspetti principali a cui un espatriato deve prestare attenzione se la meta dell’incarico è il Giappone.
In Giappone, la presenza italiana è, da tempo, più che consolidata. Come emerge dal report sull’interscambio Giappone-Italia, reso dall’Osservatorio Economico del Ministero degli Affari esteri, in territorio nipponico l’Italia è solida in particolare nell’ambito automobilistico, motociclistico, alimentare e della moda. Sono numerose le imprese riferibili ai maggiori brand dei suddetti comparti, nonché le filiali e le piccole aziende italiane che, anche indirettamente, operano nell’indotto.
I dipendenti con un incarico internazionale in Giappone saranno soggetti a norme fiscali complesse, che prevedono adempimenti di previdenza sociale e appositi visti e permessi per lavorare.
Per poter lavorare è necessaria la cd. employment visa, che potrà essere ottenuta più rapidamente se il datore di lavoro, interpellando l’Immigration Bureau, riuscirà a ottenere un permesso di idoneità per entrare in Giappone.
Un residente è qualsiasi individuo che ha un domicilio in Giappone, ha mantenuto una residenza continuativa in Giappone per un anno o più, o intende risiedere nel territorio dello Stato per un anno o più, in funzione della lettera di incarico internazionale o della durata prevista per la missione lavorativa da svolgere in Giappone.
Un contribuente residente permanente è un residente che è cittadino giapponese o cittadino straniero che ha vissuto in Giappone per più di cinque dei dieci anni precedenti.
Un cittadino straniero residente non permanente è colui che non ha vissuto in Giappone per più di cinque anni negli ultimi dieci.
Ciò considerato, un non residente, generalmente, è tassato sul reddito di fonte giapponese nonché su qualsiasi reddito effettivamente connesso a una stabile organizzazione in Giappone.
Lo stipendio pagato da un datore di lavoro in forza dei servizi prestati in Giappone è considerato reddito di fonte giapponese; ciò anche quando lo stipendio è pagato all’estero.
In questo senso, anche i non residenti sono soggetti all’imposta sul reddito giapponese e generalmente avranno l’obbligo di presentare una dichiarazione dei redditi: in Giappone, le dichiarazioni dei redditi e i versamenti devono essere effettuati entro il 15 marzo dell’anno successivo.
Laddove lo stesso reddito sia stato soggetto a tassazione sia in Giappone che in una giurisdizione straniera – ma occorre controllare caso per caso – potrebbe essere disponibile l’esenzione dalla doppia imposizione.
Ebbene, questi sono solo brevi accenni alle più ampie e complesse questioni legali e fiscali che vengono in rilievo quando si tratta di confrontarsi con l’assegnazione di una risorsa in Giappone. Pertanto, è opportuno ricorrere al supporto di un consulente esperto in materia.